il Giornale, 31 agosto 2024
In certe zone di Cuneo è vietato bere alcol
Difficile fare danni peggiori di quando si vuole limitare qualcosa in nome della libertà. Ma ormai ci siamo assuefatti, in questi mala tempora in cui nel furore di includere pochi non ci facciamo scrupoli a togliere tanto.
E così a Cuneo, terra austera e sincera di Barolo, Barbaresco, Roero e Dogliani, il sindaco che è una sindaca, donna di grandi idee, una peggio dell’altra, e solo incidentalmente del Pd: bei tempi quando il Partito era solo inutile, prima di diventare dannoso ha vietato con un’ordinanza il consumo di alcolici, di qualsiasi gradazione e in qualsiasi contenitore, in tutte le 24 ore della giornata, in molte zone della città. Lo scopo? Prevenire casi di violenza in aree in cui convivono diverse culture (ma la cosa non era un arricchimento?) e garantire così «un equilibrio di convivenza civile».
Prevenire per non reprimere. Vietare per non rischiare. Proibire per non far vivere.
E sì che il padre della politica come difesa della libertà, Luigi Einaudi, era di Carrù. Provincia di Cuneo.
Alla fine, per la sinistra, passare dal «Vietato vietare» all’«obbligo di obbligare» è stato più facile che bere un bicchiere di...
Ma noi, che siamo uomini di mondo, e non abbiamo fatto il militare a Cuneo, ma a Fossano, ci chiediamo: e adesso chi lo dice ai cuneesi, intesi come abitanti, che così da oggi sono vietati anche i cuneesi (intesi come dolcetti)? Quelli caratteristici della città, quelli buoni, quelli al rum?