La Stampa, 31 agosto 2024
Lady D, la regina sarda
Sardegna, 3 agosto 1997. Il fotografo Mario Brenna, dopo un paziente appostamento, sta per fare il suo scoop. Lady Diana e Dodi Al Fayed, in vacanza tra le isole della Maddalena e Cavallo, si baciano. «The Kiss», titola in prima pagina il Sunday Mirror dopo aver gioiosamente sborsato un miliardo e mezzo di vecchie lire. La principessa indossa un costume a fiori, già molto paparazzato, e sembra davvero innamorata. In quell’ultima estate, una manciata di giorni prima del tragico incidente che avrebbe messo fine alla sua vita, a soli 36 anni, l’immagine scolpita nella memoria collettiva è legata ai suoi costumi da bagno interi, piuttosto casti. Quello celeste, visto a Portofino, con Diana da sola, sospesa sul trampolino dello «Jonikal», lo yacht di Dodi, in una posa meditabonda e struggente che finirà nella locandina di The Crown, ultima stagione. Quello animalier, immortalato dal reporter Nigel Dempster del Daily Mail a Saint Tropez, che ruba la scena al compleanno di Camilla Parker-Bowles (17 luglio) ormai compagna ufficiale del suo ex marito, il principe Carlo. Anche perché, con un sapiente ritocco, le forme sono state arrotondate facendo nascere il gossip sulla gravidanza. Diana incinta è, a tutti gli effetti, una bomba. Il mondo intero smette di occuparsi di Camilla per inseguire lei. Il costume leopardato è di Gottex, lussuoso brand israeliano amato da Brooke Shields e Sofia di Spagna. Dicono che nel 1997 Diana sia volata personalmente a Tel Aviv per scegliere tessuti, colori e ordinare i suoi costumi su misura. Importanti, perché legati a situazioni e stati d’animo, quasi una forma di comunicazione non verbale. Viola e colori fluo per divertirsi con i figli, bianco e nero per flirtare con Dodi, fiori per il famoso bacio. Maculati per farsi notare. Come scrive Vanessa Friedman sul New York Times, «Diana indossava le sue emozioni».Anche per questo continua ad alimentare un business fatto di aste e biografie, a ispirare gli stilisti, a essere imitata da altre regnanti, da Kate e persino da Camilla. Virgil Abloh, scomparso troppo presto, nel 2017 ha riempito Off-White di nostalgiche maniche a sbuffo, total denim, pois e mum jeans. Tory Burch, Simone Porte Jacquemus e Massimo Giorgetti, stilista neoromantico di MSGM, più di una volta le hanno reso omaggio in passerella. Lo straordinario successo di The Crown, il dibattito nato intorno ai look ricreati per Emma Corrin e per l’altissima (1,90) Elisabeth Debicki (i suoi costumi da bagno sono stati filologicamente commissionati proprio a Gottex), l’hype generato da Spencer (2021), biopic di Pablo Larraín con Kristen Stewart, il seguito sorprendente dell’account @ladydirevengelooks e i 184 milioni di visualizzazioni raggiunti in poche ore dal revenge dress, l’abito della vendetta, su Tik Tok, fanno di Diana un caso unico. A 27 anni dalla morte, la sua influenza resta fortissima. La prova? I cinquanta oggetti dell’asta «Princess Dianàs Elegance & A Royal Collection», battuti da Julien’s Auctions il 27 giugno scorso, hanno raggiunto la cifra record di cinque milioni di euro. L’abito con stella e diamante, in tulle blu notte senza spalline, disegnato da Murray Arbeid per la première del Fantasma dell’Opera nel 1986, è stato venduto per 675.000 euro. Quello, da sera, di Victor Edelstein, in seta magenta e pizzo stile flamenco, indossato due volte, è stato pagato 845.000 (valore iniziale: 185.000). Le scarpe di Kurt Geiger 360.000. Nessun pezzo animalier, peccato. Perchè lei, con la sua eleganza è riuscita a trasformare la stampa leopardata in un richiamo chic all’intraprendenza. E infatti, nei corsi e ricorsi della moda, il maculato c’è sempre («Si vende come il pane», era, ai tempi di lady Diana, la famosa battuta di Anna Molinari, fondatrice di Blumarine). È sexy, malizioso, a rischio kitsch, certo, ma irresistibile. Mai come quest’anno, e non solo negli ammiccanti bikini a triangolo di Kim Kardashian. Nei mocassini, nelle felpe oversize o nelle t-shirt, il leopardo è il guilty pleasure del 2024. Celine e Jacquemus propongono gonne maculate, Dior e Isabel Marant le rilanciano anche per l’inverno. Per quando c’è bisogno di tirar fuori gli artigli.Diana l’ha fatto con un’audacia inconsapevole e un tantino sovversiva. Perciò è stata una vera trendsetter. A partire da quei biker shorts così contemporanei, abbinati a maxi blazer, per arrivare al power dressing, spalle pronunciate e colori accesi. Un codice stilistico riconoscibilissimo. Ne fanno parte i ciclisti, comparsi anche sull’insospettabile passerella di Chanel. Diana li porta con chunky sneakers e felpe oversize che, così, entrano nel glamour. Tanto che la sua felpa della Virgin Atlantic, all’asta nel 2019, viene portata via a più di 53.000 dollari. A noi sono serviti i lockdown per rendere accettabili i pantaloni della tuta. Diana li infila tranquillamente dentro gli stivali texani con sopra un blazer XL, e voilà. Le Kardashian e le Hadid non hanno inventato niente. Anche la Letterman jacket, non certo da principessa, è diventata popolare nei guardaroba (all’uscita della scuola di Harry, nel ’91, ne porta una dei Philadelphia Eagles). Il dopamine dressing? Provato anche quello. Accosta Il rosso al viola. Lo stivale texano? Lo mixa così: jeans + blazer+ felpa + baseball cap. Gioca con il maschile, in tempi non ancora fluidi: giacca e cravatta, dettagli oro e Chelsea boots. Polka dots? Una passione: sugli abiti, sulle décolleté rosa e blu, sulle indimenticabili calze nere con fiocco a pois alla caviglia. Superata ogni perplessità, i pallini micro o macro dilagano ovunque. Quanto al total denim, l’ha sdoganato, e adesso piace a tutti, da Isabel Marant a Fendi. Chissà che cos’altro ci avrebbe suggerito… Ma il 30 agosto 1997, Dodi e Diana lasciano la Sardegna, destinazione Parigi. Sulla scaletta del Gulf Stream 4 degli Al Fayed, i paparazzi scattano le ultime foto. Lei, in un sobrio tailleur grigio, sorride. La notte del 31, il tunnel sotto Place de l’Alma la inghiottirà per sempre.