Corriere della Sera, 31 agosto 2024
Biografia di Raffaele Fitto, commissario europeo
Chissà come sarebbe orgoglioso Salvatore. Raffaele, sì, proprio quello scapestrato di Raffaele, è commissario europeo. Ventinove agosto 1988. Totò ha 47 anni ed è presidente della Puglia. Ha un po’ di febbre, ma lui a quella commemorazione non vuole mancare. Via del ritorno, si fa buio. C’è un autotreno che viaggia a fari spenti. Lorenzo Capodiferro, 53 anni, è alla guida della Lancia Thema e non può vederlo. Muoiono. Salvatore cade tra spini. A casa lo aspettano per cena la moglie Rita Leda Dragonetti e tre figli, Felice, Carmela e Raffaele, che ha compiuto 19 anni proprio il giorno prima. Un dramma che toglie il fiato e spezza le gambe. Raffaele fino ad allora gioca a pallone, scorrazza in moto, fa pure le penne, tira tardi in discoteca, per svegliarlo e mandarlo a scuola ci vogliono le trombe, è fin troppo bravo a non farsi bullizzare, studia appena quel che basta per prendere per il rotto della cuffia la maturità scientifica a Maglie, con 38 punti su 60. La sua carriera di Vitellone finisce qui, di colpo. E in un amen sceglie quella che sarà croce e delizia di una vita di successi e mazzate: la politica.
La sceltaÈ nato a Maglie, in quel di Lecce, sì, la stessa città di Aldo Moro, il 28 agosto del 1969. E quindi ha appena 55 anni, che uno dice non è possibile, è almeno un secolo che ne sento parlare. Una laurea in Giurisprudenza con 108 su 110. È sposato con Adriana Panzera, e ha tre figli: Gabriele, Anna e il primogenito Salvatore, che eredita il nome del nonno. Fitto sceglie agli esordi la Dc, lo stesso partito del padre. Ci entra con un cognome importante, ma la Dc è la nave scuola della politica, ed è un po’ come Harvard, magari ti prendono, ma al primo votaccio sei fuori. Ci resta fino alla fine, quando si scioglie, sbaragliata dai magistrati di Mani pulite. Sceglie il Ppi di Mino Martinazzoli e dopo un anno segue Rocco Buttiglione nei Cristiani democratici uniti, che si prefiggono di far quello che Mino si era rifiutato di fare: dar credito a quell’eterno fanciullone che ha sconvolto la politica e che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Ma poi Buttiglione congiura con Umberto Bossi e Massimo D’Alema intorno a un piatto di sardine in scatola, e Fitto, che non vuole abbandonare il Cavaliere, fonda i Cristiani democratici per la libertà. Nel 1999 diventa europarlamentare con i voti di Forza Italia, e l’anno dopo, a 31 anni, batte l’ulivista Giannicola Sinisi e diventa presidente della Puglia. Un treno. Che uno poi dice: fermatelo, se potete. E infatti. Prima Nichi Vendola gli toglie lo scettro per una manciata di voti, poi finisce al tappeto anche contro Michele Emiliano, due sventole mica da poco. Nel mezzo sale sul ring anche contro Silvio Berlusconi. Fitto, che lo aveva difeso anche nei giorni difficili e ambigui della vicenda Mangano, non ne vuole sapere di seguirlo sulla via del Nazareno, quel patto stretto con Matteo Renzi che poi naufragherà sull’elezione di Sergio Mattarella, al primo mandato da presidente. Ma Raffaele non ne può più nemmeno del cerchio magico, quel pacchetto di mischia che circonda il Cavaliere, e che fino alla fine sarà tribunale inappellabile di promozioni e decapitazioni. Fitto, comunque, resiste anche quando il Cavaliere gli dice che ha scocciato, e gli intima di rientrare nei ranghi.
L’incontroMa galeotto fu comunque il canotto del gran capo, che segnerà il futuro di Raffaele. Un passo indietro. Siamo nel 2008 e nasce il quarto governo Berlusconi. Fitto ha 39 anni e diventa ministro per i Rapporti con le Regioni. E lì conosce una ragazzina che dimostra pure meno dei suoi 31 anni, e che fa la ministra della Gioventù. È Giorgia Meloni, un’altra che pure lei, dopo un po’, mollerà il Cavaliere, che ormai la considera fastidiosamente irritante, per mettersi in proprio. I due si trovano politicamente simpatici, e per il momento finisce lì. Bisognerà aspettare il 2018. Raffaele porta la sua ultima creatura, Direzione Italia, a federarsi con quello che pare un partitino di velleitari: Fratelli d’Italia. FdI è un guscio di noce sballottato nel mare della politica e se la scappotta appena per un’incollatura alle Europee del 2019.
Le inchiesteMa ben prima della cronaca degli ultimi anni, che parte dalle elezioni politiche del 2022, per Raffaele Fitto c’è un lungo intrecciar di lame con la magistratura. Nel 2006 Fitto è indagato dalla Procura di Bari per un finanziamento di mezzo milione di euro, da parte di Tosinvest di Antonio Angelucci, alla lista «La Puglia prima di tutto». L’accusa: una tangente per ottenere la gestione di undici Rsa. La Procura chiede gli arresti domiciliari. La Camera, lui è deputato, a valanga dice di no. Nel 2009 ancora Bari chiede il rinvio a giudizio per corruzione, concussione, falso, abuso d’ufficio e finanziamento illecito. Nel 2013 Fitto è condannato in primo grado a 4 anni, più 5 di interdizione. In appello, siamo al 2015, è assolto perché il fatto non sussiste; nel 2017 la Cassazione conferma, riconoscendo però alla Regione il diritto al risarcimento del danno.
Segue un’altalena di richieste risarcitorie con vicende alterne, fino a che, nel 2022 la Corte d’appello respinge le pretese. Sempre invece nel 2009 è rinviato a giudizio per il fallimento Cedis, una società commerciale. Prima del processo Fitto accusa i magistrati di essere un manipolo di legionari e li denuncia al Csm, che archivia e apre un fascicolo per ingerenze politiche. Nel luglio 2012 il pm chiede il proscioglimento di Fitto per prescrizione, lui rinuncia al beneficio, è assolto a ottobre per non aver commesso il fatto. Raffaele pubblica il suo casellario giudiziale, che alla voce su cosa risulti su di lui recita: NULLA, scritto in maiuscolo. E poi affida a Facebook una finta accusa a sua sorella: «Sono arrabbiato con lei! Non ha amici tra i giudici di Bari come la sorella di Vendola!».
Ed eccoci al quasi oggi. Giorgia Meloni vince le elezioni a mani basse, diventa premier e gli affida l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Amici invidiosi a destra e opposizioni si mettono seduti comodi con un cocktail analcolico con l’ombrellino per vederlo inciampare. Non succede. Lui zitto e pedala, e tutto sommato se la cava. Ma mica è finita. Ora, da commissario europeo in pectore, deve superare il fuoco di fila delle domande degli europarlamentari, quello che fu fatale al suo ex compagno di strada Rocco Buttiglione. Lui ha studiato e le risposte le sa. Ma, accidenti a loro, l’esame si fa in inglese. Pare che Fitto non se la cavi poi malaccio. Ma quelli l’inglese lo vogliono perfetto. E lui è un bel po’ che fa full immersion.