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 2024  agosto 31 Sabato calendario

Il ritratto di Moussa Sangaré, assassino di Sharon Verzeni

La sorella e la mamma di Moussa Sangare tengono lo sguardo basso e si infilano nel cortile in cui vivono, a Suisio, nemmeno 4.000 residenti a cinque chilometri da Terno d’Isola. Lui occupava l’appartamento al piano terra di un ragazzo africano sfrattato, loro abitano sopra. I sigilli alla porta e alle persiane di alluminio testimoniano il recente blitz dei carabinieri. Fuori, una bicicletta e uno stendibiancheria sono appoggiati al muro tra altre cose alla rinfusa.
È qui che, probabilmente ancora oggi, a 31 anni, l’uomo in carcere per l’omicidio di Sharon Verzeni sognava di vivere di musica. Ci aveva provato, è documentato dalle foto con rapper in erba pubblicate sul suo profilo social. «Sì, è lui, ma adesso è molto cambiato, è dimagrito e ha tagliato i capelli». Leonardo, un vicino, lo riconosce in un video del 2016 di Izi, il rapper Diego Germini. Si intitola «Scusa» e su Youtube ha oltre 16 milioni di visualizzazioni. Giacca, camicia e cravatta nera, con i capelli a spazzola, lì Moussa è Moses Sangare e canta il ritornello.
Nato in provincia di Milano da genitori del Mali, Sangare voleva sfondare partendo da questo paesino dell’Isola Bergamasca. Ha tentato ai provini di X Factor, fu eliminato all’ultimo turno dei Bootcamp. «Qui in casa lo sentivo ancora fare musica – testimonia sempre il vicino —, quella strana, il rap». Ayman Shokr, titolare egiziano della pizzeria Le Piramidi, in piazza Papa Giovanni XXIII, conosce bene lui e la famiglia: «Moussa incideva i cd, so che anni fa desiderava andare a X Factor, ma non so come sia finita. L’ho visto quindici giorni fa, era qui al bar in piazza, in bicicletta. Stamattina (ieri ndr) un mio amico mi ha chiamato per darmi la notizia, ho detto: “Non ci credo, non è possibile”. Per me non era un ragazzo violento. Prima del Covid era andato in Inghilterra a lavorare come lavapiatti, poi era tornato». Ma negli anni, con il padre, perso quando era piccolo, una mamma che non è stata bene e, forse, la delusione di non avercela fatta con la musica, Moussa era cambiato. La violenza è entrata nella sua vita. È di luglio la chiusura di un fascicolo a suo carico, ancora pendente, per maltrattamenti. Liti, ingiurie e spintoni soprattutto alla sorella, con la madre ex cuoca all’asilo che finiva in mezzo tentando di separarli. Sono episodi da giugno 2023 a marzo 2024, finché le due donne non l’hanno denunciato. «Li sentivo litigare – prosegue il vicino —. Quattro o cinque giorni fa l’ho visto qui alle 5.30, stavo andando al lavoro. Aveva gli occhiali da sole». «Qualche mese fa erano arrivati i carabinieri – si ricorda una mamma di fronte —, aveva menato la sorella». Una volta minacciò la sorella con un coltello. In quel fascicolo si accenna anche all’uso di droghe, ma senza dettagli. Non c’è traccia invece di disturbi psichiatrici certificati, ma è probabile che il suo avvocato d’ufficio Giacomo Maj chiederà un approfondimento. Anche perché stavolta Sangare era armato fino ai denti: «Uno che esce di casa con quattro coltelli ha un obiettivo evidente – ha messo in evidenza il procuratore aggiunto reggente Maria Cristina Rota, in conferenza stampa —, contestiamo la premeditazione». Lui stesso ha detto, confessando, che prima di colpire Sharon aveva minacciato due ragazzini in strada. In casa gli è stata sequestrata una sagoma umana cartonata utilizzata per il lancio dei coltelli.
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Renato Franco:

Per Moussa Sangare la musica era un chiodo fisso, scriveva canzoni, un mix tra hip pop e rap, aveva sognato anche di andare a X Factor, ma niente da fare: il provino per il talent di Sky era andato a vuoto. Nella sua traiettoria aveva incontrato anche quelli che invece ce l’hanno fatta, lo mostra la foto insieme a un gruppo di ragazzi che risale a diversi anni fa. In quello scatto di gruppo si riconoscono in posa con lui anche Ghali, Shade, Charlie Charles, Tedua e Izi. Nomi di spicco della scena underground che alla fine hanno saputo entrare nel mainstream. Ora rapper di successo, mentre lui era rimasto indietro, nella schiera di quei 999 su mille che non sono Gianni Morandi.

Il 2016 era l’anno in cui aveva accarezzato il sogno. Con il nome d’arte di Moses Sangare, il futuro assassino di Sharon Verzeni aveva fatto un featuring con Diego Germini, il rapper che ha scelto Izi come firma sulle sue canzoni. L’occasione era stata il singolo «Scusa», in cui Moses cantava il ritornello del brano: «Scusa se non riesco mai a cambiare / E non ho soldi per portarti al mare / Scusa se non sono quello che volevi te / Ma non so lasciarti andare / Scusa se la mia vita è scritta male / E sbaglio sempre sul finale / Forse è troppo tardi, ma ti chiedo scusa».

Il video ufficiale della canzone su Youtube nel corso di questi anni ha raggiunto oltre 14 milioni di visualizzazioni e inevitabilmente ora si sta popolando di nuovi commenti. La cronaca che si mescola con la musica, il delitto che mette sotto un’altra luce anche le parole, un’associazione irrazionale ma che viene naturale fare: «Mi vengono i brividi a scoprire che l’assassino di Terno d’Isola ha collaborato a questa canzone. Il destino è strano. Terribile. Sembra quasi che il ritornello sia stato scritto anni prima proprio per lui». Qualcuno si indigna («levate la canzone e la visibilità a ‘sto malato») dimenticando che Izi in questa storia non c’entra nulla. Qualcun altro riflette sugli strani giri del destino («chi avrebbe immaginato che questa canzone sarebbe diventata la colonna sonora di un crimine?»), mentre c’è chi ragiona con il senno di poi («ci pensate che per tanti anni molti abbiamo urlato un ritornello di quello che oggi si è rivelato un assassino? Non so se riuscirò ad ascoltarla come prima») e viene difficile dargli torto vedendo il reo confesso vestito con un abito nero, giacca e cravatta, faccia da bravo ragazzo, ma le apparenze alla fine sono tali: non dicono niente della nostra anima.

«Scusa» non è l’unico brano in cui Moussa Sangare ha lasciato le sue tracce. Il suo nome d’arte compare anche nel video — sempre nel 2016 — di una canzone («Fenomeno») di Matteo Professione (che si firma come Ernia) cantata proprio con Izi. Piccoli assaggi di popolarità che l’avevano convinto a presentarsi a X Factor. Una sliding door che gli ha aperto, forse, un altro destino.