Corriere della Sera, 31 agosto 2024
Il compagno di Sharon Verzeni: «Finite le insinuazioni»
Bottanuco (Bergamo) - La voce sembra incrinarsi. Bruno Verzeni la schiarisce mentre la moglie Maria Teresa fa un passo verso di lui. Gli posa la guancia sulla spalla, gli fa sentire la sua presenza, con a pochi passi Melody, la primogenita, e Christopher, il figlio più giovane. Li scorta anche l’inseparabile pastore scozzese. Davanti alle telecamere puntate senza troppo badare ai sentimenti, i Verzeni tengono gli occhi fissi sul messaggio per la stampa che il capofamiglia impugna sotto il sole, giusto un paio d’ore dopo le notizie uscite in Procura sul fermo di Moussa Sangare.Dunque, eccola la verità come è stata ricostruita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo e dal pm Emanuele Marchisio. Non è stato il compagno Sergio Ruocco, che i Verzeni hanno sempre sostenuto strenuamente, con gli inquirenti e con i giornalisti. Non c’entrano fantomatici incontri al bar né Scientology. Davvero non esistevano ombre nella vita di Sharon Verzeni, che a 33 anni appena compiuti progettava di sposarsi. Uno sconosciuto l’ha uccisa a caso, senza movente, per un tragico scherzo del destino che l’ha portata proprio quella notte a incrociare la sua strada.
«Io l’ho sempre pensato, semplicemente perché nessuno poteva avercela con mia figlia – aggiunge, lontano dai riflettori, il padre —. Sergio? È un po’ più tranquillo, ha superato una prova dura. I sospetti erano su di lui e lo aveva capito».
Ai genitori e alla figlia maggiore è stato l’avvocato Luigi Scudieri a comunicare l’inaspettata svolta: «Il pm ha avuto l’accortezza di anticiparmelo e ho poi voluto incontrarli», spiega il legale. Ne hanno parlato a Bergamo e subito dopo i Verzeni hanno raggiunto Ruocco per rientrare insieme a Bottanuco alle 12, mamma e papà sulla loro vecchia Punto e il compagno sull’auto della sorella.
Il primo a fare loro visita è stato lo zio paterno di Sharon: «È un altro giorno di disgrazia», dice. E poi: «Se è stato lui dovrà pagare, ma pagare», scandisce. Alle 14.30, il messaggio letto davanti ai microfoni infilati tra i buchi della recinzione, perché in strada la famiglia non se la sente di affrontare l’assalto: «A un mese dalla morte di nostra figlia – dice il padre con pacatezza – la notizia di oggi ci solleva, anche perché spazza via le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e di Sergio». I Verzeni ringraziano Procura e carabinieri «per la competenza e la tenacia che hanno dimostrato», i loro avvocati e «coloro che hanno testimoniato.
Vogliamo – aggiungono – che l’assurda e violenta morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità in tutti verso il tema della sicurezza del nostro vivere». Infine, «ci affidiamo a Dio per aiutare noi e Sergio a convivere con il nostro dolore e il pensiero di quello che nostra figlia ha subito in quei momenti».
Dopo la messa delle 17 al cimitero del paese, anche in memoria di Sharon, ha parlato brevemente Ruocco, con i suoceri vicini: «Dopo un mese di incertezza, la notizia del fermo mi ha dato un po’ di sollievo perché cancella tutte le insinuazioni dette su di noi. La mia vita è cambiata per sempre, nulla mi potrà ridare Sharon e i bei momenti passati insieme. Manterrò vivo il suo ricordo sempre e so che mi aiuterà ad andare avanti».