il Fatto Quotidiano, 30 agosto 2024
Marguerite Yourcenar a Capri
“Là dove finisce la roccia/In alto aprendosi il cielo, in basso allagandosi l’onda”. L’isola. Spazio “in bilico tra l’universo e il mondo umano”. Marguerite Yourcenar, all’anagrafe Marguerite de Crayencourt, fu, da grande viaggiatrice quale era, amante di isole. Diceva che “ogni viaggio, ogni avventura (nel senso vero del termine: ciò che arriva) si raddoppia di un’esplorazione interiore”. La sua, per una vita intera, fu la ricerca dei contorni dell’isola che ognuno di noi è: promontori, grotte e approdi, circondati – come un’insula – dalla profondità dell’esistenza.
Quando arrivò a Capri, nel 1937, aveva 34 anni. E molti tormenti amorosi. Dell’Italia, che aveva iniziato a visitare da adolescente e che definì anni dopo “la mia passione di gioventù”, a colpirla fu “una certa idea dell’amore e dell’avventura umana”. Sbarcò da Sorrento assieme a Grace Frick, l’insegnante di letteratura inglese e traduttrice delle sue opere che diventerà per quarant’anni “colei che mi accompagna nella vita”. Sull’isola, dopo qualche tempo, la coppia prese in affitto una casarella, una dimora modesta, due stanze e un terrazzo che ancora oggi guarda al mare, all’inizio di via Matermania, appena dopo il quadrivio della Croce, in uno dei punti più panoramici. Là si biforcano le strade che portano all’Arco Naturale e, dopo una bella salita, a Villa Jovis, la residenza imperiale di Tiberio. A quella scelta di solitudine dell’imperatore romano – di cui la scrittrice conosceva la vita grazie ai testi di Svetonio, che, assieme ad altri classici latini, leggeva fin da bambina – Marguerite aveva dedicato il poema giovanile Caprèe, scritto nove anni prima del soggiorno caprese.
Del suo passaggio sull’isola fa cenno la biografia uscita per Gallimard nel 1990 Marguerite Yourcenar, l’invenzione di una vita. Ma sarà una bolletta della luce a permettere di ricostruire il soggiorno caprese della scrittrice franco-belga. È il 1999 quando un bancario appassionato lettore, Gianandrea De Antonellis, fa attenzione a quel nome nell’intestazione. Dal ’38 al ’99 le fatture della Sippic-Società per imprese pubbliche e private in Ischia e Capri erano state emesse ininterrottamente e pagate senza troppe domande dai tanti succedutisi in quella casa: erano tutte intestate a “Yourcenar Margherita”. De Antonellis porta le bollette ad Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito, i librai-editori della Conchiglia – anche preziosa associazione culturale dell’isola – che alla storia di Capri dedicano la loro collana più importante. E così viene apposta una maiolica in tipico stile caprese proprio vicino al piccolo cancello d’entrata: “In questa ‘casarella’ visse nel 1938 Marguerite Yourcernar autrice delle Memorie di Adriano e qui scrisse il romanzo Coup de grâce”.
Dai ruderi imponenti delle ville di Tiberio alla Scala Fenicia, non è solo la lingua degli antichi a parlare alla scrittrice. C’è sull’isola una natura esuberante e sensuale, i fiori il cui profumo stordisce e il blu cobalto del mare. Così immaginiamo le lunghe passeggiate di Marguerite, avvolta nei suoi scialli e cappe, assieme al nuovo amore Grace. Erano anni, quelli a cavallo tra 1930 e 1940, dove volgeva al termine “un periodo che aveva registrato vani i tentativi del fascismo di normalizzare una ‘località’ che dagli inizi del Novecento si era trasformata in una babele di culture, di lingue… ma anche in uno straordinario laboratorio politico culturale en plein air”, scrive Dominique Gaboret-Guiselin ne Alla ricerca di Adriano: Marguerite Yourcenar in Italia e a Capri. Capri era infatti già da anni fonte di ispirazione per moltissimi scrittori e poeti, da Moravia a Curzio Malaparte, da Rainer Maria Rilke a Pablo Neruda. Ed era nota anche per gli scandali legati ai costumi sessuali di alcuni illustri residenti, come la pittrice Romaine Brooks, un tempo amante di Gabriele D’Annunzio, che sull’isola si trasferì negli anni Venti con la sua compagna e un gruppo di donne omosessuali. Capri “è assai meno turistica di quanto si pensi, quando la si vive in qualche angolo sperduto”, scrisse Marguerite. “Ogni isola è un microcosmo, un vero e proprio universo in miniatura”. Dove vige una regola su tutte: il castigo dell’amore.
Lo aveva scritto in uno dei primi carnet de notes per le Memorie di Adriano: “Di fronte all’amore la logica umana è impotente”. E lei, seduttrice seriale, a Capri riuscirà, grazie a Grace, ad abbandonare l’insofferenza per i legami di coppia e l’infelicità per l’attrazione impossibile per André Fraigneau, uomo che amava altri uomini. È a lui che si ispira il cinico ufficiale nazista Enric von Lhomond de Il colpo di grazia, romanzo che nasce sull’isola e in cui gli affanni del sesso e del cuore si incarnano in una storia di cameratismo militare, di passione rifiutata e morte: un’opera, è stato scritto, che “durerà quanto la lingua francese”. Per Marguerite e Grace, di qualche anno più giovane, l’isola di Capri sarà una tappa di un lungo “viaggio d’amore” che si interromperà solo quando un cancro porterà via Grace, su un’altra piccola isola che nessuno sa indicare sulla mappa del Maine. Anche Marguerite morirà lì, nel 1987. Dopo aver sedotto molti uomini e molte donne. E senza mai aver smesso di viaggiare. Animula vagula blandula, come il suo Adriano. Poco prima della fine disse: «Ci deve pur essere un paradiso da qualche parte». Chissà se stesse sognando Capri.