La Stampa, 30 agosto 2024
Intervista a Chiara Bontempi, moglie di Gianmarco Tamberi
C’è dell’oro da inseguire anche a Roma, ma non dipende dai salti al Golden Gala dell’atletica di stasera, non è una medaglia: è la fede che Gianmarco Tamberi ha appena prenotato per sostituire quella persa nella Senna. Prima, piccola, disavventura, di un viaggio diventato incubo. Una sola persona lo ha vissuto insieme a Gimbo, la moglie Chiara Bontempi che ora lo ricostruisce nel dettaglio per chiudere il capitolo: «Mi è sembrato di vivere un film, con un finale che mi fa orrore».Ricominciamo da capo. Partenza per Parigi atto primo, da portabandiera. E ritorno senza anello.
«Lui ha avuto uno strappo sull’aereo privato del presidente della Repubblica io sono arrivata dopo. Una meraviglia, Gianmarco era in forma perfetta, carico, motivato, brillante. La bandiera lo emoziona. Dalla barca, manda costanti messaggi e condivide la posizione. Un crescendo di entusiasmo fino a “è successa una cosa spiacevole”. Mi spiega e io rispondo secca: “La fede no. Questa non te la perdono” ed era pure vero, ma tra il suo messaggio di scuse pubbliche e tutto il resto… chi se ne importa».
Si arriva al volo numero due. Il ritorno in Francia, dopo le coliche renali.
«Passo indietro. Lo raggiungo a Formia, anche a Tokyo abbiamo fatto l’avvicinamento insieme. Lo vedo tirato, pronto, lo bacio e lo saluto, lui vibra di convinzione. Il tempo di rientrare a casa e la sera stessa mi dice: “Sto male”. Succede tutto in pochi minuti, il fastidio diventa fitta lacerante. Siamo destabilizzati. Io torno lì, non lo mollo, lui si trascina ma partiamo lo stesso per i Giochi. In aeroporto, non mi pare in grado di camminare».
Credeva che non ce l’avrebbe fatta?
«Il contrario, sapevo che ci avrebbe provato a dispetto della ragione: la forza che ha messo insieme mentre era piegato in due è incredibile. A quel punto, la qualificazione è l’ostacolo più difficile: misuriamo persino le parole per non sprecare energia. Lui riesce ad arrivare in finale, io rivedo la luce».
A quel punto c’era il margine per recuperare.
«Dopo un giorno lì è ritemprato. Pazzesco, per un attimo è come se non fosse mai capitato nulla. Arriva il mattino della gara e alle nove mi chiama e confessa che dalle cinque è di nuovo in preda alle coliche. Quando lo vedo, è sfinito. I medici gli ripetono che deve fare degli esami e lui non ne vuole sapere. Prendo posizione: “Amore, in ospedale ci vai”. Lui si fa promettere di poter uscire anche senza il consenso medico. Io sono terrorizzata».
E lì postate la foto in ambulanza.
«Ci hanno accusato di spettacolizzare. Assurdo. Lui decide di rendere tutto pubblico e lo fa in diretta, senza filtri. Credo sia stato un modo di trovare forza. Appena riceve il via libera si leva la flebo da solo e si mette a saltellare. A me si riempiono gli occhi di lacrime: di magie ne ha fatte tante, ma come può gareggiare?».
Glielo dice?
«No. Se lui trova le risorse non sarò io a metterle in dubbio. Purtroppo, mi immagino l’agonia e infatti la gamba non gli regge proprio».
Sarebbe stato meglio non presentarsi in pedana?
«Scherza? Non se lo sarebbe perdonato. Era felice di esserci. Dopo tutti i sogni, i progetti, i sacrifici messi in fila era impossibile non provare. Insisteva dal mattino: “Qualsiasi cosa accada io in quello stadio ci entro”. Ancora non ci abbiamo fatto pace. So bene che le disgrazie sono altre, noi siamo e restiamo due ragazzi fortunati, però a mio marito sono state tolte due Olimpiadi in cui era il favorito, poteva vincerne tre. Il destino è stato capriccioso».
Ora lui ipotizza di metterne in cantiere una quarta.
«Abbiamo posticipato la vita fino a qui, abbiamo scelto insieme di farlo, ci siamo divisi i compiti. Lui non era felice di vedere che mi sobbarcavo ogni problema pratico mentre si dedicava solo all’atletica. Vedremo. Il 2024 è stato tosto, solo in funzione dei Giochi e pensare a Los Angeles è difficile, così come immaginarmi che smetta. Oggi è un’altalena di sentimenti, pensieri contrastanti. Un’unica certezza: Gianmarco è imprevedibile».
Possibile che trovi un equilibrio diverso per un’ultima parte di carriera con meno ossessioni?
«Chissà. Sono curiosa. L’agonismo non si può prendere alla leggera, però forse è arrivato il momento di trovare degli accorgimenti. Noi non ci siamo concessi un weekend, abbiamo contato le sere fuori a cena. Vorrei che non si privasse di tutto, questa età non torna e immagino anche una famiglia, allargarci è ovviamente nei programmi».
Le aveva promesso: “Dopo Parigi si cambia”.
«Lo aveva promesso anche dopo Tokyo… Fosse andata diversamente suppongo si sarebbe placato. Deciderà lui, non è una concessione. Mi fido. Non mi ha mai tolto del tempo o dell’affetto: è un compagno di vita eccezionale, non sono smielata è proprio così. Al nostro rapporto non ha fatto mancare nulla».
Si aspettava questo seguito social da Truman Show?
«Dall’episodio della fede è impazzito tutto. Lui usa quel mezzo per costruire una comunità, per darsi ai suoi tifosi. È amatissimo, solo che i social sono costruiti al contrario: l’algoritmo fa svettare i pochi insulti di anonimi astiosi, invece di privilegiare la massa di persone che si prende il disturbo di trovare parole di supporto. Servono leggi diverse, un profilo deve passare da un documento. Ho visto un oceano di affetto arginato da una minoranza di scemenze».
C’è chi non ha creduto ai calcoli, chi ha trovato l’aggiornamento in diretta eccessivo.
«Non voglio nemmeno considerare certi commenti».
Quelli sulla dieta hanno portato risposte ironiche. Come le due bottiglie di acqua a tavola: «Oggi esageriamo».
«Vi pare verosimile che un atleta possa bere un bicchiere di acqua al giorno? I calcoli sono stati sfortuna e sono dovuti a più cause. Hanno influito le temperature altissime negli ultimi giorni di preparazione».
Suo marito però è estremo. Nella dedizione, nella dieta, in ogni particolare.
«Certo che Gianmarco porta il fisico al limite, lo sport di alto livello non è salutare, ma si parla di professionisti sotto costante controllo. Non era disidratato. Sono solo falsità».
Crede che dopo certe reazioni cambierà approccio di comunicazione?
«Resterà così: è il modo in cui ha portato milioni di persone a seguire una disciplina di nicchia».Adesso che succede?«Lui si mette alla prova, nelle ultime gare vuole vedere quanto può saltare con questa preparazione. Poi ci prendiamo un mese di stacco e valuteremo con la lucidità che ancora ci manca».
C’è qualche cosa da salvare da questa esperienza?
«Per ora c’è troppa rabbia. So che qualsiasi difficoltà ci metta davanti la vita io la condivido con una persona che non si arrende. Nelle sue condizioni non sarei uscita dal letto, lui ha fatto tremare lo Stade de France».