Corriere della Sera, 30 agosto 2024
Nasce la laurea in Osteopatia
Verona – Dall’idea romantica nata nel secolo scorso del «tiraossa» che rimetteva in piedi sportivi acciaccati, schiene bloccate e ginocchia ammaccate, al professionista scientificamente preparato dall’Università. È l’ascesa dell’osteopata, figura molto diffusa (sono 12 mila in Italia) che il Mur ha deciso di togliere dall’anonimato, e soprattutto dal sommerso, con l’avvio di un nuovo corso di laurea triennale a numero chiuso, ufficializzato con decreto il primo dicembre 2023. I primi a raccogliere la sfida sono gli Atenei di Firenze e Verona, quest’ultimo già forte di quasi 200 domande di ammissione al test di ingresso in programma il primo ottobre. A disposizione 40 posti, contro i 30 stabiliti dall’Università toscana, nei confronti della quale il polo veronese vanta un altro vantaggio: undici anni di esperienza in materia maturata con il Master in «Osteopatia nelle disfunzioni neuro-muscolo-scheletriche», che ha formato oltre 1500 laureati nelle professioni sanitarie. La ratio dell’iniziativa lanciata dal Mur è appunto regolamentare una disciplina in Italia praticata in studi privati da operatori preparati dai corsi a pagamento più disparati, di diversa durata e impostazione, organizzati da aziende e Atenei stranieri.
«Non c’è mai stata una preparazione omogenea nè universitaria – conferma il professor Nicola Smania, direttore del nuovo corso di laurea a Verona – bensì un’enorme confusione, che rende difficile definire le competenze di osteopati così diversamente formati, appartenenti a più associazioni di categoria. La quali sono favorevoli al corso di laurea, come gran parte degli operatori, mentre altri non lo volevano. Va chiarito che farà dell’osteopatia una professione sanitaria non terapeutica ma della prevenzione primaria. I futuri laureati non potranno prescrivere cure ma prevenire disturbi o malattie dell’apparato muscoloscheletrico, individuando e trattando le disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie con tecniche di valutazione e trattamento manuale – precisa Smania —. Per esempio se individueranno una disfunzione a livello posturale dovranno consigliare le posizioni più corrette o gli esercizi utili a migliorare la situazione, oppure intervenire con procedure manuali solo sull’apparato muscoloscheletrico, così da prevenire l’artrosi o problemi vertebrali. Però la nuova figura professionale non sarà autorizzata a trattare ai fini della guarigione una persona colpita da colpo della frusta, malattia reumatica o altro». Potrà invece manipolare schiena, spalle, ginocchia, anche degli sportivi, oppure avviare un training aerobico per evitare obesità e diabete a un soggetto in sovrappeso.
Insomma, da solo o in team con medici, fisioterapisti e psicologi, l’osteopata farà prevenzione primaria dei disturbi dei sistemi muscoloscheletrico, nervoso e circolatorio, si occuperà di promozione dell’igiene posturale, del corretto movimento, del mantenimento della salute nelle persone sane e in pazienti con disturbi cronici del movimento. Effettuerà valutazioni attraverso l’osservazione, la palpazione percettiva e test osteopatici, applicherà tecniche manuali per ripristinare la mobilità osteoarticolare, educherà i pazienti a uno stile di vita sano e studierà, tra le altre materie, fisiologia e anatomia. «I docenti saranno medici, principalmente ortopedici e fisiatri, fisioterapisti e altri esponenti delle professioni sanitarie – spiega il professor Smania —. Ci saranno anche psicologi e insegnanti di Scienze motorie. Tutti con esperienza didattica almeno triennale. Il nuovo insegnamento traccerà una linea zero e consentirà una ripartenza con operatori dotati tutti di uguale preparazione». E gli altri, che già lavorano e non hanno alcuna intenzione di laurearsi? «Continueranno a svolgere il loro mestiere ma dovranno seguire corsi integrativi – chiude il direttore —. Una commissione del Mur è al lavoro per definire equipollenze e competenze».
Gli osteopati laureati lavoreranno nel Sistema sanitario nazionale, in ambulatori privati convenzionati, in Istituti di ricerca, case di cura, cliniche, Fondazioni, Centri di riabilitazione, Rsa, stabilimenti termali, centri benessere e società sportive. Saranno abilitati a fare ricerca, fornire consulenze e occuparsi di formazione in centri sanitari e sociosanitari pubblici e privati.