la Repubblica, 30 agosto 2024
La pioggia nera ricopre Melilli, Siracusa
Una pressione superiore alla norma nell’area per la distillazione del greggio. Le valvole di sicurezza dell’impianto che si attivano per evitare un’esplosione. Poi la pioggia oleosa che ricopre le facciate di edifici, aziende, cliniche, auto, agrumeti e oliveti tra Città Giardino e Belvedere, frazioni di Melilli. È questa – secondo una prima ricostruzione al vaglio della procura di Siracusa – la dinamica dell’incidente che si è verificato lunedì nella raffineria Isab di Priolo.Una tragedia sfiorata che ha portato al sequestro, ieri mattina, dell’area Topping, quella in cui si lavora il petrolio appena estratto e poi recapitato alle navi petroliere. Nonostante il provvedimento cautelare, l’impianto è ripartito. I vertici dell’azienda, di proprietà del fondo cipriota che ha rilevato l’impianto dalla russa Lukoil, hanno spiegato che, se fosse stato bloccato, si sarebbe dovuta fermare l’intera raffinazione. La procura ha però imposto di non apportare alcuna modifica all’area interessata, per verificare attraverso i suoi esperti quali sono state le cause del malfunzionamento. Al momento non ci sono indagati. Resta da capire se c’è stato un errore umano o un blackout dei sistemi automatizzati.Al lavoro per risalire c’è anche il direttore generale dell’Arpa Vincenzo Infantino, incaricato dall’assessora all’Ambiente Giusy Savarino di presentare una relazione sull’accaduto. «Ipotizziamo la rottura di una valvola di sovrappressione che ha innescato l’incidente, evitando un evento molto più importante», spiega al telefono Infantino. Domani la relazione sarà sul tavolo dell’assessora: «La Regione – spiega Savarino – si è subito mobilitata disponendo l’ispezione e continueremo a monitorare attentamente le evoluzioni».Al momento, l’unica cosa certa è che quella pioggia oleosa è una miscela di acqua e prodotti idrocarburici. Ed è già partita la conta dei danni. Giuseppe Carta, nel doppio ruolo di sindaco di Melilli e deputato regionale alla guida della commissione Ambiente del-l’Ars, ha invitato privati e aziende del territorio a inviare una pec al Comune: «È un evento di calamità industriale mai accaduto prima – dice – nella zona commerciale e nel parco Belvedere sono stati rovinati teloni, vetrine, infissi di abitazioni e cliniche. Ripulirli può costare fino a mille euro a metro quadrato. A breve contatterò il legale rappresentante di Isab per intraprendere un’azione risarcitoria». Soltanto i deputati dell’Ars Tiziano Spada (Pd) e Carlo Auteri (Fdi) hanno chiesto l’intervento dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, con la convocazione dei vertici dell’Arpa ed i sindacati. «Non è la prima volta che l’aria è irrespirabile – denuncia Spada – già ai primi di agosto avevo sollevato il caso in aula. Alcuni ritengono che questo nonsia inquinamento e pensano che chi, come me, si oppone allo stato delle cose non debba essere rieletto. Ma finché sono in carica, farò di tutto per limitare i disagi dei nostri concittadini».A raccogliere l’appello è lo stesso Carta, che annuncia un’audizione della commissione Ambiente all’interno dell’area industriale: «Isab ci deve spiegare esattamente perché è successo questo evento». All’audizione sarà invitato, oltre all’assessora all’Ambiente, anche l’assessore all’Industria Edy Tamajo, che è stato in prima linea per il rilancio del sito industriale. «L’obiettivo – dice Tamajo – è assicurare che siano adottate tutte le misure appropriate, se necessario, per proteggere l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini». Sui danni alla salute pubblica nessuno si sbilancia. «Non c’è stato alcun accesso in Pronto soccorso o in guardia medica», assicura il sindaco. C’è un velo di protezione sull’area industriale che dà lavoro a oltre 7 mila persone. Eppure, in quello che è stato definito il quadrilatero della morte – tra Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo – c’è chi, senza peli sulla lingua, denuncia quello che tutti sussurrano sotto voce, per paura che i colossi della raffinazione facciano le valigie, lasciando il vuoto occupazionale e sociale. Fra questi c’è il comitato Stop veleni: «Nessuna indicazione è arrivata ai cittadini nell’immediatezza del fenomeno, e nemmeno dopo, come ci si aspetterebbe in casi simili, se si esclude il solito ritornello del “tutto risolto” che fa sempre il paio con “i cittadini possono stare tranquilli”. L’ennesimo schiaffo sulla pelle dei cittadini che oltre al danno sono costretti a subire la beffa proprio da parte delle istituzioni che dovrebbero tutelarli».Da anni, si consuma un dramma silente nelle quattro città strette nella morsa industriale dove vivono centottantamila persone. Con il 20% di casi in più rispetto al resto della provincia, il quadrilatero registra l’incidenza tumorale più alta dell’Italia del Sud. Il nesso di causa- effetto con la presenza dei veleni sprigionati dagli impianti non è stato dimostrato, sebbene in passato alcune famiglie siano state risarcite «senza ammissione di responsabilità».Lo sa bene don Palmiro Prisutto, per molti anni parroco di Augusta. Il cancro gli ha portato via una sorella, mentre altri due fratelli lottano con il tumore e due suoi nipoti sono nati con gravi malformazioni. «Qui un adulto su due non arriva ai sessantacinque anni», ha dichiarato nel libro inchiesta recentemente pubblicato dal giornalista siciliano trapiantato a Ginevra, Fabio Lo Verso. Dopo le sue denunce, don Prisutto è stato trasferito in altra sede. E chi vive in questo pezzo di Sicilia aspetta ancora risposte.