la Repubblica, 30 agosto 2024
“La veggente Gisella smantelli la sua chiesa”
La decisione è arrivata: ora la veggente di Trevignano Gisella Cardia dovrà smantellare i manufatti presenti sul terreno dove ogni tre del mese la sensitiva raduna i suoi fedeli. Dalle statuine di Cristo, alle croci alte 2 metri, fino alla cisterna per l’acqua piovana.A mettere l’ultima parola sugli abusi presenti della collina di Trevignano è il Consiglio di Stato che il 27 agosto ha respinto il ricorso presentato dai legali dell’associazione della Madonna di Trevignano. Al centro del contenzioso di fronte ai giudici amministrativi, l’ordinanza dello scorso maggio del comune di Trevignano che aveva disposto la demolizione delle opere abusive realizzate nella collina dove alla veggente, scomunicata dalla diocesi di Civita Castellana lo scorso marzo, apparirebbe la Madonna nel corso dei raduni.Secondo il comune l’insieme «sistematico di opere volte alla celebrazione delle funzioni religiose» così si legge nelle carte, avrebbe determinato un cambio di destinazione d’uso abusivo del terreno, trasformato in «area di ritrovo e di culto». Contro l’ordinanza dell’amministrazione comunale aveva fatto ricorso al Tar del Lazio Gianni Cardia, marito della veggente e presidente dell’associazione Madonna di Trevignano.Il Tar, però, a luglio aveva dato ragione al comune. E ora anche il Consiglio di stato. Per i giudici della seconda sezione, infatti, i manufatti presenti «sono tali – così si legge nell’ordinanza – da plausibilmente ipotizzare un significativo incremento del carico urbanistico in area agricola derivante dalla presenza di un cospicuo numero di persone ogni volta che vengono organizzate le manifestazioni di culto (per stessa ammissione di parte appellante il 3 di ogni mese), in ciò realizzandosi il non autorizzato mutamento di destinazione d’uso dell’area per cui è causa (daarea agricola ad area destinata ad attività di culto) riscontrato dal Comune». Nell’ordinanza vengono elencate tutte le opere che devono essere rimosse: 2 croci in legno alte circa 2 metri, 13 statuine raffiguranti la passione di Cristo da 60 cm; 2 inginocchiatoi in marmo; un altare in marmo; 11 lampioni alimentati con pannello solare; 3 ombrelloni, una cisterna per l’acqua piovana, una capanna in legno con all’interno materiale religioso, piante in plastica per alloggiamento ombrelloni; oltre numero non precisato di sedie in plastica poggiate su una pedana in legno.Decisive sarebbero state anche le parole del marito della veggente, capace a suo dire di moltiplicare gli gnocchi e la pizza. Gianni Cardia, di fatto, avrebbe confermato che «il 3 di ogni mese vi è un rilevante afflusso di fedeli (“miriade di persone”), dando evidentemente così luogo a un mutamento del carico urbanistico, per esempio con produzione di effetti sulla circolazione stradale imputabili all’associazione ricorrente in modo effettivo e concreto e non solo potenziale». Ad eseguire l’ordinanza di rimozione e demolizione dovrà essere l’amministrazione comunale. «L’associazione avrebbe dovuto rispettare l’ordinanza comunale come prevede la legge», afferma l’avvocato Gianluigi Pellegrino che ha difeso l’amministrazione di Trevignano. «Ha preferito sfidare la legge e ora non può che subirne le conseguenze». Preclusa ogni attività di culto, le attrezzature e i beni presenti saranno rimossi e l’area sarà acquisita a patrimonio comunale in caso di inottemperanza nel termine di 90 giorni. I residenti di Trevignano, riuniti nel Comitato per la legalità, sono pronti a presentare una denuncia per omissione di atti d’ufficio, qualora l’ordinanza venisse disattesa. Ore contate, insomma, per la veggente Gisella Cardia, a pochi giorni dal consueto raduno del 3 del mese.