la Repubblica, 30 agosto 2024
A Roma i turisti fanno picnic sui monumenti
Dimenticate la celebre scena del film Vacanze Romane in cui Audrey Hepburn mangia un gelato girando in una piazza di Spagna anni ‘50, seguita dallo sguardo sensuale di Gregory Peck. Oggi, davanti alla scalinata di Trinità dei Monti, va in scena il turismo mordi e fuggi. In senso letterale. Si mangiano gli spaghetti. Si schizza sugo e pesto sul marciapiede dove sorgono prestigiosi negozi. Si accumulano vaschette che contengono i primi piatti da portare via che vende il pastificio in via della Croce. Senza togliere nulla a piazza e panini avvolti nelle carte che, una volta finito il lauto pasto, diventano cartacce e rimangono sui gradini delle chiese accompagnate da molliche e raggiunte in un secondo momento da piccioni e gabbiani.Piazza della Rotonda, vista Pantheon. Una coppia di turisti mangia seduta sul muretto che circonda il monumento, ma la festa è in via Giustiniani, a pochi passi di distanza. Qui c’è il supermercato che, a prezzi ovviamente molto più bassi dei negozi di street food della zona e dei ristoranti, vende cibarie varie. Anche la macedonia, che una famigliola gusta prelevando i pezzi di frutta da comode vaschette di plastica. Solo che a uno dei due pargoli, il kiwi proprio non piace e infatti, sotto l’occhio incurante dei genitori intenti a mangiare creck, finisce per terra.Sempre all’angolo con piazza della Rotonda, in via della Rosetta, la cassetta di Areti è diventata un tavolinetto per poggiare bevande mentre si addenta l’ottimo panino dell’Antico Vinaio di fronte al quale solitamente si creano file lunghissime. Poco distante c’è un altro negozio di street food che vende panini con ingredienti ricercati: Con mollica o senza?. Catene di negozi alimentari che fanno concorrenza agli americani fast food McDonald’s e Kfc colpi di prosciutto e mortadella. La formula del cibo che può essere portato via dal negozio e che viene mangiato per strada però, è la stessa. Così, proprio la cartaccia e resti del paninaro preso in piazza di Pietra finiscono insieme alla bottiglietta di plastica sulla scalinata della chiesa Sant’I-gnazio che si trova nell’omonima piazza ed è stata realizzata nel 1650 dall’architetto Carlo Maderno.I sagrati in effetti sono luoghi dove i turisti apparecchiano il banchetto rimanendo soddisfatti della seduta. Sui gradini di Santa Maria in Aquiro in piazza Capranica si soffermano famigliole con panini alla bocca e bottiglie di birra, quelle che spesso rimangono non solo sui sagrati ma per terra, agli angoli delle strade, sulle cassette dei cavi elettrici. Sempre in buona compagnia di cartacce varie. Arrivando a San Luigi dei Francesi, la chiesa famosa per i capolavori di Caravaggio che si trova poco distante da piazza Navona, è invece in corso un picnic di gruppo. Ad aver portato cibarie e bottiglie sono una decina di persone sedute una accanto all’altra su un gradino rialzato( che non è affatto una panchina) che costeggia la facciata laterale in via del Salvatore. Fare una foto senza immortalare anche i mangiatori di panini è praticamente impossibile e dopo poco, una volta che i vacanzieri si sono alzati, ecco i resti del pranzo lasciati in omaggio alla città.Ma è in piazza di Spagna che la situazione diventa, oltre che poco decorosa, anche paradossale. Sulla scalinata di Trinità dei monti, oggi Audrey Hepburn non avrebbe potuto gustare il suo gelato. Il regolamento di polizia locale non permette che si beva o si mangi sull’opera architettonica del 1723- 26 di Francesco DeSanctis oggetto di restauro negli anni ‘90 e nel 2015. E allora gli spaghetti si mangiano sul marciapiede di fronte, godendosi la vista della scalinata e della Barcaccia. Come a formare una schiera, ecco i ragazzi con le buste e i bicchieri del McDonald’s che si trova nelle vicinanze, poi la famigliola con cinque porzioni di pasta asciutta a portar via. Seguono due coppie: la prima sta festeggiando il compleanno di lui che mangia per terra un dolce; la seconda ci dà di nuovo giù con la pasta al sugo esattamente come il mangiatore di spaghetti solitario che chiude la carrellata gastronomica.*
« Il problema è evidente, sarebbe inutile negarlo. Ma bisogna capire come gestirlo perché non si può blindare la città e il suo Centro storico. L’affollamento estremo di questi ultimi mesi è chiaro che porta alla mancanza di decoro totale». La presidente del primo municipio Lorenza Bonaccorsi, commentando il far west gastronomico nel Centro città, chiede un tavolo con Comune e Sovrintendenza per arrivare a un patto con i commercianti e a individuare luoghi per posizionare panchine per i turisti mangiatori di street food.
Presidente, come si affronta il problema della sporcizia lasciata dopo i pasti in strada dei visitatori?
«Da una parte noi dobbiamo dare più indicazioni su divieti e su ciò che si può fare e dobbiamo essere pronti ad assicurare più decoro».
Dall’altra?
«Dobbiamo ragionare su come possiamo offrire servizi adatti. È giunto il momento. Dire ‘da domani nessuno può mangiare in giro’ non è credibile e c’è anche un tema di costi perché prendere cibo a portar via è più conveniente. Ma ogni negoziante deve garantire che davanti al suo esercizio non ci siano cartacce e sporcizie. Lo dico senza voler addossare le responsabilità ai commercianti e senza esimermi dalle responsabilità. Ma bisogna costruire un dialogo e arrivare a un patto comune».
Cosa dovrebbero fare gli esercenti?
«Ad esempio dare indicazione di rimanere davanti ai negozi e mettere cesti all’interno dove si possano buttare le cartacce».
In piazza San Marco a Venezia è vietato sedersi in piazza a mangiare. In piazza di Spagna no.
«Alcune zone vanno assolutamentesalvaguardate. Ma bisogna avere una visione d’insieme. Se si vieta piazza di Spagna, i turisti si metteranno in via Condotti. O immaginiamo delle soluzioni di sistema o non ne usciamo».
Serve un inasprimento del regolamento di polizia locale?
«Piuttosto, immaginiamo di offrire delle sedute. Ragionando con la Sovrintendenza e con la collaborazione di tutti penso possiamo trovare panchine adeguate. Ma noi da soli non andiamo avanti, bisogna che si apra un tavolo in Comune per riflettere su come Roma debba essere fruita Roma nei prossimi anni. Sono cambiati gli usi e i costumi dei turisti e anche l’impatto è cambiato. Non so quanto serva continuare a dare divieti, dobbiamo offrire un modello».