la Repubblica, 30 agosto 2024
Cronista accusa di stupro una coppia di colleghi
Roma – Il punto di partenza è una denuncia per violenza sessuale di gruppo da parte di una giornalista contro due colleghi: Nello Trocchia, delDomani e Sara Giudice, diPiazza Pulita.Quello di arrivo, per il momento, è una richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma: la violenza non ci sarebbe stata. Ma tra l’inizio e il momentaneo approdo di questa storia raccontata dal quotidiano La Verità, che ricorda anche gli scoop sul governo Meloni realizzati da Trocchia, c’è una storia complessa. Il caso, infatti, non è terminato. La ragazza con i suoi legali si è opposta all’archiviazione. Sarà il gip, a dicembre, a decidere se chiudere il procedimento oppure far proseguire le indagini. La vicenda ruota intorno al consenso e su questo punto i racconti dei protagonisti differiscono. Ma riavvolgiamo il nastro.È il 2 febbraio del 2023 quando una giornalista bussa alla porta della Questura di Roma. Ritiene di aver subito abusi da parte dei due colleghi, che nella vita sono una coppia. Spiega di essere stata molestata in taxi, nel viaggio di ritorno al termine della festa di compleanno di Giudice in un pub a Trastevere, la notte del 30 gennaio. Secondo la versione offerta dalla cronista, la serata diventa confusa quando qualcuno, non ricorda chi, le offre un whisky. Da quel momento va in blackout, così spiega alla polizia. Riferisce di non ricordare bene cosa le sia successo. Ricorda di essere salita su un taxi al termine della serata con Giudice e Trocchia. Un viaggio di sette minuti. Durante il percorso, i due l’avrebbero palpeggiata e baciata. «Mi sentivo immobile come una marionetta», ha riferito agli agenti. Arrivati sotto casa della coppia, tutti scendono dall’auto. I due, questa la versione della cronista, l’avrebbero invitata a salire nel loro appartamento. Giudice, invece, nega questa circostanza. Lei e Trocchia, però, hanno ammesso che durante il tragitto ci sono state delle effusioni rigorosamente consenzienti tra i tre. Una cosa è certa: arrivata sotto casa della coppia, la ragazza torna indietro e risale sul taxi, fermo ad attendere per assistere all’epilogo di quella che il tassista definisce come una situazione «particolare». Da quel momento, quella che per il testimone era una ragazza che rideva e si divertiva, una dei tanti «matti» che salgono a bordo la sera, cambia. Diventa una donna che trema. Tuttavia fino a pochi attimi prima il tassista non aveva avvertito una situazione di «pericolo (...) grave».Il racconto prosegue il giorno dopo, quando la ragazza si sottopone all’esame delle urine perché sospetta di essere stata drogata. Si scopre positiva al Ghb, la droga dello stupro. Il caso sembrerebbe chiuso. Ma allora perché la procura ha chiesto di archiviare l’indagine? Da un successivo esame dei magistrati affidato a specialisti, il valore del Ghb, una sostanza che anche il corpo produce, era sotto la soglia che permette di considerarlo in grado di alterare i sensi. Un risultato, però, condizionato da un elemento: la ragazza ha raccolto il campione 18 ore dopo la serata. E poi c’è il tassista, il testimone chiave, le cui dichiarazioni tuttavia non sono dirimenti: parla di situazione «particolare», ma non dice esplicitamente che c’è stato un abuso.«In definitiva – secondo i pm – si ritiene che (la cronista, ndr ),non in grado di determinarsi, di governare le sue azioni e di comprenderne la portata a causa dell’ubriacatura,possa aver errato ritenendo di aver subito ad opera degli indagati abusi sessuali». Mentre Trocchia e Giudice sono «incorsi in errore sul suo consenso». La decisione della procura è stata impugnata dall’avvocato della donna, Alessandro Gentiloni.Ora il gip dovrà decidere, mentre i legali dei due giornalisti promettono di denunciare la collega per diffamazione eLa Verità per «aver offerto una versione senza fondamento che non tiene conto delle risultanze investigative».