Corriere della Sera, 30 agosto 2024
Che cos’è la Cisgiordania?
1 Cos’è la Cisgiordania?
Un territorio collinoso di oltre 5.600 chilometri quadrati, oggi abitato da circa 3 milioni di palestinesi e mezzo milione di coloni israeliani, oltre a 250.000 residenti nei quartieri orientali di Gerusalemme. Nel 1948 vi affluirono centinaia di migliaia di palestinesi profughi dalle regioni diventate parte del nuovo Stato israeliano. Per quasi un ventennio la regione rimase sotto la sovranità del regime giordano. Ma il problema, così come lo conosciamo oggi, ebbe inizio con la vittoria israeliana nella guerra del giugno 1967. I movimenti del nazionalismo ebraico entrarono in contatto con i luoghi storici degli antichi regni di Israele: Il Muro del Pianto, la città vecchia di Gerusalemme, le zone di Hebron, le aree bibliche di Giudea nel sud e Samaria nel nord. L’Onu varò una serie di risoluzioni contro la colonizzazione ebraica dei territori occupati. Ma i governi israeliani, specie dopo la vittoria elettorale delle destre nel 1977, garantirono la crescita della colonizzazione strisciante. Nacquero così nella stessa regione due sistemi paralleli: i coloni ebrei integrati nella democrazia israeliana e gli arabi sotto occupazione.
2 Cosa avvenne del processo di pace?
Nel dicembre 1987 quella che era sembrata un’occupazione a basso prezzo venne scossa dalla Prima Intifada: la grande rivolta dei palestinesi abitanti in Cisgiordania e Gaza. All’improvviso le sommosse riportarono in auge i confini del 1948, la cosiddetta «linea verde». Venne rimessa in discussione anche l’annessione unilaterale di Gerusalemme est da parte di Israele. Trascorsero quattro anni di violenze, sino a che nel 1993 il premier laburista Ytzhak Rabin e il leder dell’Olp Yasser Arafat arrivarono a firmare gli accordi di Oslo sulla base del principio della resa della terra in cambio della pace. Si concordò che ci sarebbe stata una fase transitoria, nella quale la Cisgiordania passava gradualmente sotto il controllo palestinese in varie fasi e gradi. Ma gli accordi non furono mai realizzati in pieno. L’autogoverno palestinese restò relegato a meno della metà della terra, le colonie ebraiche continuarono a crescere a pieno ritmo, mentre gli attentati terroristici di Hamas miravano a boicottare le intese. Il 4 novembre 1995 un estremista ebreo, Ygal Amir, assassinò Rabin nella piazza centrale di Tel Aviv, paralizzando in pratica il processo di pace.
3 Chi controlla la Cisgiordania oggi?
L’Autorità palestinese, diretta dall’anziano presidente Mahmoud Abbas e legata ai vecchi dirigenti dell’Olp, è adesso l’ombra di sé stessa. Corrotta, dominata dal nepotismo, inefficiente: gli ultimi sondaggi rivelano che, in caso di elezioni, oggi in Cisgiordania governerebbero gli uomini di Hamas. Ma il vero potere è ormai saldamente in mano agli israeliani. Dai primi anni Duemila, i loro soldati hanno condotto diverse operazioni a Jenin, Betlemme, Ramallah, Nablus, mirate a imporre il loro pieno potere militare. Le prerogative dell’Autonomia palestinese sono ormai ridotte al lumicino, si limitano alla raccolta dell’immondizia, la gestione delle scuole e degli ospedali.
4 Perché lo scontro oggi?
L’attuale governo Netanyahu ha ormai rinnegato completamente i vecchi accordi di Oslo e l’idea della resa della terra in cambio della pace. I coloni crescono indisturbati, nonostante le proteste della comunità internazionale. Hamas a sua volta predica la nascita di uno Stato palestinese in tutta la Palestina storica. E dal 7 ottobre gli elementi messianici dei partiti nazionalisti-religiosi ebraici insistono per sostenere gli attacchi violenti dei coloni contro le comunità palestinesi. Hamas risponde spingendo le sue cellule a riprendere la campagna degli attentati suicidi. Israele teme la recrudescenza dei kamikaze: Jenin e Tulkarem sono le prime tappe di una lunga campagna militare.