Avvenire, 29 agosto 2024
Monte Bianco chiuso e trasporti a rischio
Non c’è pace per il trasporto merci nostrano. All’elenco delle disavventure magari medicate – lavori e chiusure autostradali, interruzioni valichi ferroviari (Frejus, la cui riapertura è rinviata al primo trimestre 2025, e Gottardo) e interventi sulla rete (Sempione) – andiamo ad aggiungere, da lunedì 2 settembre, la chiusura del traforo del Monte Bianco (lungo 11 km e 600), per la prima tranche di lavori strutturali – risanamento della volta – che durerà 105 giorni. Invero i tecnici spiegano che si tratta di interventi su due tratti di 300 metri ciascuno che potrebbero dare il via a una serie di chiusure per i prossimi 18 anni. Un progetto slittato dall’anno scorso, quando la frana nella valle francese della Maurienne aveva provocato la chiusura del traforo stradale del Fréjus e che costa in questa prima fase, ed in quella 2025, 50 milioni. La riapertura è prevista per il 16 dicembre – il gestore spera prima- per “salvare” le vacanze invernali.
Nelle 15 settimane di chiusura è stimato che nove camion su dieci saranno dirottati al traforo stradale del Fréjus mentre il traffico leggero sarà ripartito tra la galleria che collega Bardonecchia e Modane, il traforo del Gran San Bernardo e il colle del Piccolo del San Bernardo che, però, è soggetto a chiusure in caso di neve. Va tenuto presente che dal Monte Bianco passa il 4,4% di tutto il traffico di mezzi pesanti che attraversa le Alpi e il 3,3% di quello leggero. E l’anno scorso, nonostante nove settimane di chiusura totale per lavori, sono transitati 1 milione 677 mila veicoli, che equivale ad una media di 4.595 mezzi al giorno. La Società italiana per azioni per il Traforo del Monte Bianco nel proprio ultimo bilancio ha previsto quest’anno un calo dei flussi veicolari di circa il 16,5% rispetto al 2023. E va considerato che la Francia è uno dei maggiori partner del nostro Paese nello scambio di merci, si parla di 45 milioni di tonnellate annue, senza contare quelle che transitano per altre destinazioni. «Al peggio non c’è mai fine – tuona il presidente di Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè -. Dopo la prolungata chiusura del tratto del Frejus, dal 2 settembre si ferma anche il Monte Bianco. L’autotrasporto italiano cosa dovrebbe fare? Che piaccia o meno, le merci vengono ancora trasportate per la quasi totalità via gomma. Lo scambio di merci tra l’Italia e i Paesi europei rischia una paralisi, non dimenticando i soliti problemi al Brennero».