La Stampa, 29 agosto 2024
Intervista a Khaby Lame, creator
C’è un cittadino italiano che prende un aperitivo a Hollywood assieme a Robert Redford. Quel cittadino si chiama Khabane Serigne Lame detto Khaby, è figlio di due migranti senegalesi. Quattro anni fa abitava nelle case popolari di via Togliatti a Chivasso, a trenta chilometri da Torino. Erano - lui, la madre e il padre - una famiglia sotto sfratto esecutivo, sull’orlo del niente. Ma certe volte la vita può cambiare in fretta.
A Khabhy Lame, 23 anni, è successo quando si è inventato un modo molto personale di fare video. Dice tutto con l’espressione del viso, senza bisogno di una parola. È diventato il tiktoker più seguito del mondo. Ha milioni di follower, una visibilità unica e quindi contratti pubblicitari. Ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2022. La cerimonia si è tenuta nel salone del comune di Chivasso: «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato». Ora studia a Hollywood dove ha firmato per due film e per un documentario sul cambiamento climatico. Il viaggio della famiglia Lame non si è mai fermato.
Buongiorno Khaby Lame, cosa succede lì in America?
«Sono appena arrivato a Joshua Tree, un posto tranquillo per vedere le stelle».
Per il resto, cosa sta facendo?
«Studio inglese, faccio un corso intensivo. Quando ho incontrato Robert Redford, mi ha sconsigliato la scuola di recitazione perché avrebbe cambiato il mio modo di essere, togliendomi naturalezza. Però mi ha detto che devo assolutamente imparare bene l’inglese, devo migliorare l’accento e la dizione».
Che effetto fa passare dalle case popolari di Chivasso a Hollywood?
«Sono molto felice. Ringrazio Dio ogni giorno. Ma cerco di tenere i piedi a terra. Far ridere le persone è quello che so fare. Voglio continuare così. Il mio sogno è vincere un Oscar».
Come è stato incontrare Will Smith?
«Avevo così tante domande in testa, che poi quando l’ho visto non sono riuscito a farne neppure una. È il mio idolo. Ho fatto un cameo in un suo film. È rimasto contento».
Lei è arrivato in Italia quando aveva un anno. Cosa ha significato aver ottenuto, finalmente, la cittadinanza?
«17 agosto 2022. È stato un giorno felice. Ma io mi sentivo italiano anche prima. Mi sono sempre sentito italiano. Sono cresciuto in Italia, facevo la scuola italiana, parlavo italiano, avevo amici italiani. Ero già italiano prima che me lo riconoscessero ufficialmente».
Molti ragazzi meno famosi di lei non riescono a ottenere quel diritto. Le sembra giusto?
«Per niente. Molti di loro meritano la cittadinanza come e più di me. Semplicemente non hanno avuto le possibilità che ho avuto io, così stanno ancora aspettando. Io sono un ragazzo fortunato, questo lo so».
Quando si è sentito italiano per la prima volta?
«Se cresci in un posto, sei di quel posto. Ho vissuto tutta la mia vita in Italia. Mi ricordo il tempo dell’asilo. Mi sentivo già italiano. Non mi sono mai sentito in un altro modo. Non sono gli atri che devono dirti chi sei».
Bocciato tre volte fra elementari e medie. Cosa non funzionava a scuola?
«Non riuscivo a stare attento. Ero un po’ scalmanato. Sono anche dislessico e discalculico, ma non è una scusante. Avrei dovuto impegnarmi di più. È stato il mio grande errore. Quando sono diventato famoso non sapevo neppure una parola di inglese. La scuola avrebbe potuto aiutarmi».
A moltissimi seguaci corrispondono moltissimi odiatori. Come si comporta con gli haters?
«Sono i primi a vedere le mie cose, quindi in qualche modo sono miei fan. Cerco di non dare peso alla cattiveria. Vado per la mia strada. Non posso piacere a tutti».
È vero che dopo una bocciatura suo padre l’ha mandato in Senegal per un anno?
«Vero. In Senegal ho studiato il Corano e ho iniziato a capire come si sta in Africa, fra persone che non hanno niente e che fanno moltissimi sacrifici. Avevo 12 anni».
A 13 anni è tornato in Italia. E per tutto il tempo vissuto a Chivasso, fino al primo successo, lei ha detto di non aver mai sperimentato il razzismo. È ancora vero adesso che il suo mondo è molto più grande?
«Adesso un po’ di razzismo c’è. Mi arrivano frasi che ne sono la prova».
Cosa ha fatto con i primi soldi guadagnati?
«Ho comprato una casa a mia madre vicino a Milano».
Un giorno ha detto ai ragazzi: «Seguite i vostri sogni». Ma pochissimi riescono a realizzarli. Si chiede mai perché lei, invece, ce la sta facendo?
«È anche una questione di fortuna, ma secondo conta molto la resistenza. Bisogna non smettere mai di crederci e bisogna lavorare tanto. Io devo moltissimo al mio manager, Nicola Paparusso. È stato lui a portarmi in America, a farmi conoscere. Ora so che è una corsa. So che devo studiare e che non devo mai fermarmi. E di fronte a un ostacolo, devo provare a saltare».
Esistono ancora gli amici delle case popolari di via Togliatti?
«Ogni tanto li sento, ma non posso più andare in giro a fare serate. Se vuoi raggiungere un obiettivo, devi giocarti il tutto per tutto. Anche a costo di un po’ di solitudine».
Qual è la cosa che le piace di più del suo successo?
«I bambini che mi fermano per dirmi che sono il loro tiktoker preferito. E poi essere riuscito a comprare quella casa ai miei».
Cosa farà domani?
«Palestra al mattino, mi sto allenando per i film. Devo prendere peso e muscoli. Poi studierò inglese, questa è la cosa più importante. Non ho una gran vita sociale, passo la giornata a casa e leggo qualche manga».
Fuori dalle finestre cose vede?
«Le strade enormi di Los Angeles e le auto ancora più enormi».
Tom Cruise, Ryan Gosling, Will Smith: che consigli danno i grandi di Hollywood?
«In un modo o nell’altro, mi dicono tutti la stessa cosa. E cioè che non devo mai smettere di lottare per il mio sogno. Non esiste un altro segreto per il successo. Bisogna solo andare avanti, avanti e ancora avanti. Non mollare mai».
Cosa dicono i suoi genitori?
«Sono fieri di me. Adesso sono in vacanza a Touba, in Senegal. Voglio molto bene a mio padre e mia madre. So che devo tutto a loro, a quel viaggio che hanno fatto per cercare lavoro in Italia».