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 2024  agosto 29 Giovedì calendario

Intervista a un infiltrato tra i coloni israeliani

Gerusalemme – «Penso che quando guardi i margini capisci meglio cosa è il centro, i valori comuni, le norme, i comportamenti, i modi di pensare. È lungo i “confini” che si verificano i fenomeni più interessanti».Questa frase riassume il motivo per cui Idan Yaron, sociologo e antropologo sociale, specializzato nell’estrema destra in Israele, ha trascorso gli ultimi dieci anni stringendo legami con i “giovani delle colline”, molti dei quali seguaci e discepoli di Meir Kahane.Idan Yaron è sposato e ha sette nipoti, ha insegnato all’Università Ebraica di Gerusalemme ed è stato docente senior all’Ashkelon Academic College. È stato riservista nelle unità d’elite delle Forze di difesa israeliane e ha lavorato come consulente organizzativo presso la scuola di antiterrorismo dell’esercito. Ha pubblicato testi sull’etica militare e ora, dopo dieci anni, sta per pubblicare una storia estesa del movimento kahanista in Israele, a partire dall’ascesa della Jewish Defense League fondata dal rabbino Kahane negli Stati Uniti nel 1968, fino all’attuale partito Otzma Yehudit, guidato da Itamar Ben-Gvir, in Israele. «Sono un antropologo, ho fatto dell’osservare, partecipando, la mia missione. Così, faticosamente, sono stato prima tollerato e poi accolto in questi gruppi e ora sono per loro un volto familiare. Quando ho cominciato a raccogliere documenti su di loro tutti pensavano ai kahanisti come un piccolo gruppo stravagante e estremista, e probabilmente nel 2014 erano marginali anche per la destra. Molti non riuscivano a credere che i leader di un movimento considerato così marginale sarebbero così rapidamente arrivati al centro della scena, per quello comincio sempre a studiare dai margini».Come definirebbe il movimento kahanista per chi, in Europa, non ne ha mai sentito parlare? 
Innanzitutto mi lasci dire, da professore, che non si può pensare di capire cosa sta succedendo oggi in Israele e nei territori palestinesi senza sapere chi era il rabbino Meir Kahane e come la sua ideologia stia oggi influenzando il governo. Il dogma kahanista è un dogma di odio, è un movimento di odio come puoi vedere in altri posti del mondo, in particolare gli Stati Uniti, i neonazisti in Europa e alcuni altri gruppi che sono contro gli immigrati. È esattamente lo stesso fenomeno, nessuna differenza. I “giovani delle colline” ne sono espressione. Si definiscono razzisti, vogliono avere la supremazia ebraica nello Stato, una supremazia di destra nello Stato e vorrebbero vedere gli arabi eliminati, in un modo o nell’altro, o per lo meno non presenti nella terra di Israele e quando dicono la terra di Israele intendono il Grande Israele, l’Israele biblico, non l’Israele degli attuali confini. Ma quello che va dal Nilo all’Eufrate, costituito da tutto l’attuale Israele, i territori palestinesi, il Libano, gran parte della Siria, la Giordania e parte dell’Egitto. Vogliono contribuire ad una visione messianica, apocalittica, che raggiungerà la fine dei giorni. Molti dei giovani chiedono uno Stato guidato da un Re e governato da sinedrio, un sanhedrin (l’antico consiglio ebraico che aveva autorità religiosa e giuridica, ndr) sotto la legge della Torah. Questo è il risultato finale nella loro visione.
Nelle sue analisi, ci sono state delle tappe recenti che spiegano questa ascesa al potere?
Guardi, è stato un processo netto e persistente in cui la società israeliana è diventata sempre più di estrema destra. Parlando solo di questi dieci anni ne identifico due. Una è l’operazione Margine Protettivo, lanciata contro i palestinesi nella Striscia di Gaza nel 2014, e più in particolare le onde d’urto che ha generato nelle strade israeliane. È un momento cruciale perché si è creata un’atmosfera pubblica che è servita come piattaforma eccellente per lo sviluppo di un’organizzazione come Lehava, che era allora agli inizi. (Lehava è un gruppo estremista fondato nel 2015 da Bentzi Gopstein, che chiede l’espulsione dei palestinesi, l’annessione della Cisgiordania allo Stato di Israele, il divieto di matrimoni misti e l’allontanamento dei cristiani dalla Terra Santa). Quell’anno, abbiamo visto la gente di Lehava scendere in piazza, guidare le ricerche di giovani arabi da “punire”. Sulla scia di questi incidenti il movimento si è gonfiato. Poi l’operazione Guardian of the Walls, del 2021, ha confermato la retorica Kahanista. Sostenere che tutti gli arabi sono uguali, che vogliono tutti annientare lo Stato di Israele e che quindi vadano tutti considerati terroristi da combattere. Dunque pensare che oggi alcuni ministri di questo governo vengano dal movimento kahanista, e siano ideologi per la nuova generazione dei “ragazzi delle colline”, dovrebbe allarmare tutti. Non solo gli israeliani che da più di un anno scendono in piazza.
Fa riferimento a Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, leader del partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit, colono, kahanista. Ieri gli Stati Uniti lo hanno accusato di «causare il caos» e «minare la sicurezza di Israele», dopo l’ultima dichiarazione: l’ipotesi della costruzione di una sinagoga sulla Spianata delle moschee.
Itamar Ben Gvir è la carne della carne del movimento sionista religioso. È stato un “giovane delle colline”, è un autentico rappresentante dell’anima degli insediamenti estremisti e radicali, ha una lunga storia di provocazioni che lo hanno aiutato a ottenere l’esposizione mediatica di cui aveva bisogno. Così ha raggiunto i suoi obiettivi politici e in questo è molto simile al rabbino Kahane, che sapeva esattamente come arrivare in prima pagina sul New York Times o sul Washington Post. Ben-Gvir ha imparato molto da lui.
Due o tre giorni dopo il 7 ottobre, Ben Gvir ha distribuito migliaia di fucili d’assalto tra i coloni. Che ne pensa?
Parliamo di fatto di gruppi paramilitari, io le considero delle milizie. Chi abbia familiarità col campo sa che è già un dato di fatto. Ed è un rischio molto, molto serio per la sovranità israeliana, e temo non solo in Cisgiordania dove abbiamo perso il controllo. Penso che dovremmo usare tutte le misure che la democrazia ci concede per fermare queste attività, per frenare le azioni di persone che pensano di “essere la legge” e diventano un pericolo per la sicurezza di Israele.
Ci sono anche delle unità militari influenzate dal kahanismo?
Certo, penso a Netzah Yehuda. Un’unità ultra ortodossa, è l’unità dei “giovani delle colline”. Non sono soldati, si sentono giustizieri. Non pensano alla sicurezza dello Stato, ma agli interessi degli insediamenti.
Molti palestinesi in Cisgiordania, ma anche molti israeliani – penso a chi da mesi manifesta per chiedere le dimissioni di Netanyahu – descrivono il governo attuale come «il governo dei coloni». È una definizione che, secondo lei, corrisponde alla realtà?
Totalmente. La cosa principale di cui Netanyahu dovrebbe sentirsi responsabile è aver legittimato il movimento kahanista e i suoi disvalori accettando Otzma Yehudit (Potere Ebraico) e il partito Sionismo religioso nella coalizione di governo, per la sua sopravvivenza politica. Non possiamo dimenticare chi è stato e da dove viene Itamar Ben Gvir, attuale ministro della Sicurezza nazionale. Ha aderito al gruppo Kach a 16 anni, un’entità considerata gruppo terroristico dagli Stati Unit. Un video del 1995 lo ritrae per la festa ebraica di Purim vestito come Goldstein, il colono estremista, israeliano di origine americana che nel 1994 aveva ucciso col suo mitragliatore 29 palestinesi riuniti in preghiera a Hebron. Nel video si vede Ben Gvir dire «è il mio eroe». È lo stesso uomo che si è vantato di aver appeso sul muro della sua villa, nella colonia di Kiryat Arba, il ritratto di Goldstein.
Ben Gvir sostiene di averlo rimosso nel 2020.
Certo, perché è un pragmatico. Ma rimuovere un ritratto serve al politico. L’uomo continua a pensarlo come un eroe. Ben Gvir non è cambiato realmente, è tutta cosmetica. Nel profondo e in tutta la sua linea politica, è un kahanista. E sta ottenendo quello che vuole. L’anno scorso, sempre attraverso i “giovani delle colline”, ho partecipato a un evento a cui era invitato anche Ben Gvir e il ministrodello Sviluppo del Negev e della Galilea Yitzhak Wasserlauf, di Sionismo religioso. Ben Gvir ha preso la parola, si è scusato con i giovani per non aver anche ottenuto i risultati sperati, li ha tranquillizzati sulla pressione dall’interno e poi ha detto una frase, a mio avviso, cruciale: «prima la polizia entrava durante i nostri raduni, interrompeva le nostre attività. Ora sono fuori dalla porta, a sorvegliarci». È chiaro: Ben Gvir, da ministro della Sicurezza nazionale, è colui che gestisce le forze di polizia. Nella pratica, oggi, la polizia israeliana è la polizia di Ben Gvir. Chiunque come me osservi il suo partito nelle frange più estreme sa che se al nucleo più duro di Otzma Yehudit fosse concesso un po’ più di margine di manovra politico, metterebbero in atto le politiche di Kahane: segregazione razziale ed etnica.
Pochi giorni fa Ronen Bar, il capo dello Shin Bet (l’agenzia di sicurezza interna israeliana, ndr), ha condannato le azioni dei coloni estremisti definendoli «atti di terrorismo» e in una lettera a Netanyahu ha detto che le azioni dei “giovani delle colline” rappresentano una grande macchia per l’ebraismo. Che ne pensa?
Concordo anche sulle virgole della lettera di Bar. Dovrebbe allarmarci che il capo dello Shin Bet ha ritenuto necessario scriverla e renderla pubblica, perché questa destra estrema nella mappa politica israeliana è sempre più radicale e dunque sempre più pericolosa per il nostro amato Paese. Penso di essere un uomo patriottico, sono al servizio della società israeliana e dello Stato, sono stato un ufficiale dell’esercito e ho combattuto tante guerre nelle unità speciali. Oggi sono anziano e scrivere di questa destra, di questi movimenti, è il mio modo di difendere il Paese. Perché considero il movimento kahanista una minaccia più grande delle minacce esterne. E credo lo abbia capito anche lo Shin Bet. Ecco il perché di quella lettera.