Corriere della Sera, 29 agosto 2024
Spunta la pista dello sbandato nel caso Verzeni
Terno d’Isola (Bergamo) - «Saranno una decina, in gran parte marocchini. Fanno sempre un gran casino e sono veloci di lama. Per qualche giorno non li ho più visti, ma pian piano stanno tornando. Tutti, tranne uno. Non si vede da settimane». Lui è il titolare di un piccolo chiosco di alimentari a ridosso di piazza 7 Martiri e a poche centinaia di metri da dove è stata accoltellata Sharon. E quel che racconta l’ha già riferito ai carabinieri.
«Mi hanno anche fatto vedere diverse foto segnaletiche, ma non c’era quella del tizio che è sparito da settimane. Avrà sui 35 anni. Se me lo dovessi trovare davanti lo riconoscerei subito. Farebbero bene a cercarlo anche i carabinieri». Qualche giorno dopo che era stato in caserma alcuni del gruppetto se li è ritrovati davanti. «Sono venuti a minacciarmi. Mi hanno detto: “Sei un infame, perché non ti fai i ca... tuoi”. Avevano visto i carabinieri in borghese in negozio».
I sospetti sono tutti da verificare, ma questa è l’aria che si respira a ridosso del luogo in cui è stata uccisa Sharon. Ed è la ragione per cui la pista del violento o dello sbandato non è stata mai scartata. «È vero che abbiamo raccolto la testimonianza di questo commerciante – confermano gli inquirenti —. Non è l’unica persona che ci ha riferito di quel contesto ambientale». E aggiungono: «Quella dello sbandato è una delle piste sulle quali stiamo lavorando, assieme ad altre».
Che in questo comune ci sia un problema di sicurezza lo sanno tutti. Furti, danneggiamenti e, soprattutto, tantissima droga che passa di mano in mano, a ogni ora del giorno e della notte. Negli anni Terno è diventata una vera e propria piazza di spaccio, dove confluiscono pusher e tossicodipendenti da tutta la Bergamasca. Pare sia la stazione ferroviaria a fare da catalizzatore per gli spacciatori provenienti dai vari comuni lungo la Bergamo-Lecco e la Bergamo-Milano, via Carnate. In gran parte nordafricani, molti marocchini, spesso senza fissa dimora, che giornalmente vengono a bivaccare qui. «Per spacciare e far casino», confermano molti residenti.
E la droga si porta dietro degrado e violenza. In genere litigano tra di loro. «E sono quasi tutti con un coltello in tasca – racconta il nostro commerciante —. Tempo fa mi hanno anche spaccato la vetrina perché volevano assolutamente una bibita in bottiglia di vetro. Le utilizzano quando litigano e i carabinieri mi ha vietato di venderle».
Per intere giornate le panchine della piazza principale di Terno è il loro territorio, totalmente inaccessibile ai residenti. Anche perché il cuore del commercio di ogni tipo di sostanza stupefacente è proprio tra il parchetto pubblico e piazza 7 Martiri. Che poi è anche il cuore del paese, accanto al sagrato della chiesa.
Nella sua passeggiata notturna Sharon, con le scarpette da ginnastica e le cuffiette alle orecchie, passa proprio accanto ai due punti di ritrovo degli spacciatori, il parco e la piazza 7 Martiri. Da qui imbocca via Castegnate, dove viene uccisa con quattro coltellate. Al braccio sinistro ha lividi compatibili con le manovre dei soccorritori, ma anche con la presa di qualcuno che magari l’ha bloccata prima di colpirla. È vero che la telecamera della piazza non riprende nessuno che la insegue. Ma nulla esclude che uno sbandato potesse già trovarsi in una delle vie non coperte da telecamere. «Anche per questo – dicono i carabinieri – è utile identificare al più presto le altre dieci persone che mancano all’appello e che erano in zona quella notte».