Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  agosto 29 Giovedì calendario

In Venezuela i giornalisti usano avatar per evitare censura

Fare i giornalisti è sempre più pericoloso in Venezuela. È passato un mese dalle elezioni presidenziali che hanno visto la rielezione di Nicolás Maduro, un risultato contestato dalla comunità internazionale e dall’opposizione che ieri è scesa nuovamente in piazza rispondendo all’appello della leader di Vente Venezuela, María Corina Machado, e delle forze che hanno sostenuto la candidatura di Edmundo González Urrutia. Per continuare a informare la popolazione, in un Paese in cui basta un tweet per finire in carcere, i giornalisti sono ricorsi all’aiuto dell’intelligenza artificiale. La trovata è geniale: a riportare le notizie scomode sono degli avatar che garantiscono l’anonimato all’autore del servizio.
L’idea è venuta a Carlos Eduardo Huertas, direttore di Connectas, una piattaforma giornalistica con sede in Colombia, che ha pensato di rispondere in questo modo, come ha detto al britannico Guardian, «alla persecuzione e alla crescente repressione che i nostri colleghi stanno subendo in Venezuela, dove l’incertezza sulla sicurezza del proprio lavoro cresce di minuto in minuto». Il progetto è stato battezzato Operación retuit (Operazione retweet), un titolo che vuole essere anche un riferimento ironico al nome che il regime di Maduro ha dato alla sua dura repressione degli oppositori: Operación tun tun (Operazione knock knock). All’iniziativa partecipano circa 100 giornalisti venezuelani le cui notizie vengono trasformate in tg quotidiani presentati da due avatar chiamati La Chama ed El Pana.
Nella trasmissione di debutto di questo mese, l’avatar ha spiegato che stava per raccontare «ciò che sta realmente accadendo in Venezuela». «Ma prima di continuare – ha aggiunto —, nel caso non l’aveste notato, vogliamo farvi sapere che non siamo reali».
Finora, secondo quanto denuncia il sindacato dei giornalisti venezuelani Sntp, si ha notizia di almeno nove giornalisti arrestati. Tra questi il fotoreporter sportivo Paúl León e la nota esperta di spettacoli Carmela Longo, poi rilasciata su cauzione. Entrambi sono accusati di terrorismo e rischiano fino a 30 anni di prigione.