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 2024  agosto 28 Mercoledì calendario

Per l’ennesima volta Zelensk, chiede agli alleati occidentali di osare di più

Ci risiamo: per l’ennesima volta dall’inizio della guerra, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, chiede ai partner occidentali di osare di più e di aiutarlo a proteggere i cieli ucraini dalle ondate di missili e droni russi. Ci sono misure indolori adottabili dagli alleati di Kiev? E quali sono le linee rosse invalicabili? Partecipare attivamente alla difesa aerea ucraina con una coalizione di cacciabombardieri, come chiesto da Zelensky, significherebbe dichiarare guerra alla Russia, esponendo gli aeroporti e i Paesi di partenza alle rappresaglie nemiche. Uno scudo allargato come avvenuto lo scorso aprile in difesa di Israele è improponibile, perché la Russia non è l’Iran: con gli Stati Uniti, è la prima potenza nucleare al mondo e, senza l’avallo di Washington, nessun Paese europeo varcherebbe il Rubicone. Zelensky sa di chiedere ai partner una cobelligeranza foriera di guerra mondiale. E lo stesso Jens Stoltenberg, segretario generale uscente della Nato, ha più volte bocciato la richiesta ucraina.
Non vedremo ancora jet occidentali alzarsi in volo dalla Romania o dalla Polonia per abbattere i cruise e i droni russi nello spazio aereo ucraino. Eppure, il 24 marzo scorso, il numero due della diplomazia polacca, Andrzej Szejna, aveva dichiarato che si stava valutando con gli alleati se abbattere o meno le minacce vicino alle frontiere, ma che si «sarebbe dovuto tener conto delle conseguenze internazionali». Romania e Polonia hanno batterie antimissilistiche a terra che potrebbero proteggere l’Ucraina occidentale ed evitare lo sconfinamento degli ordigni nemici, avvenuto già impunemente. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo l’incognita della reazione russa. Finora le linee rosse di Vladimir Putin sono state infrante senza troppe conseguenze.
Ma vale davvero la pena forzare ancora la mano? Gli americani recalcitrano pure nel concedere a Kiev il nulla osta all’impiego preventivo dei missili a lungo raggio contro obiettivi in Russia, una misura che non risolverebbe il problema dei bombardamenti nemici. Si potrebbe puntellare la difesa aerea ucraina in altro modo, visto l’affanno? Dal febbraio di due anni fa ad oggi, Kiev è riuscita a bloccare solo metà della minaccia e i russi sono diventati più imprevedibili nelle direttrici degli attacchi e nella complessità dei raid, che abbinano ordigni cinetici e guerra elettronica, puntando alla saturazione e al disorientamento dell’ombrello ucraino. Il ministro degli Esteri di Kiev, Dmitri Kuleba, disse tempo fa che nel mondo occidentale «sono in servizio 100 batterie di antimissili Patriot». Cederne di altre a Kiev avrebbe un coefficiente escalatorio minimo, solo che ogni Paese ha priorità di difesa nazionale incompatibili con le esigenze ucraine. I sistemi non sono tanti perché la massa è un ricordo sbiadito della guerra fredda: all’epoca, la Germania aveva più di 30 Patriot, oggi ne ha meno di un terzo. L’Italia ha pochi Samp/T e la situazione contraerea non è migliore altrove. Non è un caso che la Nato sia corsa ai ripari al vertice estivo di Washington e che ci sia un impeto al riarmo anche nel settore. Nemmeno Israele ha mai accettato di fornire all’Ucraina i suoi gioielli antimissilistici e antidrone, agognati da Kiev: anche per lei valgono le stesse remore occidentali, il non voler urtare le suscettibilità russe, perché il modus vivendi tacito in Medio Oriente ha la priorità. Tel Aviv non aiuta Kiev, ma ha mano libera in Siria per bombardare l’Iran e i suoi alleati senza l’incomodo delle difese aeree russe. Poi, l’Ucraina ha un problema non solo con i missili, ma anche con le bombe plananti, risolvibile più che con gli antimissili, abbattendo i cacciabombardieri nemici: un’idea che ci riporterebbe al dilemma di partenza. Forse sarebbe più facile aiutare Kiev cedendole più jet: non solo cacciabombardieri ma anche aerei di allarme precoce, più batterie (che non abbondano e costano) e più munizioni di Pac-3, di Nasams, Iris-T, Sampt/T e Gepard, più intelligence e più coordinamento nel comando e controllo. Le iniziative sono già tante, interalleate e a guida tedesca; e gli aerei Awacs occidentali che solcano i cieli ai confini ucraini fanno tanto per Kiev.
Ma perfino questa misura innocua avviene in silenzio, nel modo meno compromettente con Mosca. Nessuno, in Occidente, vuole l’escalation, tanto meno in anno di presidenziali americane e di mille incognite che si affaccianoall’orizzonte