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 2024  agosto 28 Mercoledì calendario

Angelucci, inchiesta sulla clinica pugliese

L’offensiva lanciata da parlamentari della maggioranza e dal governo ne ha fatto un caso politico. Adesso lo scontro tra la Fondazione San Raffaele della famiglia Angelucci, e la Regione Puglia è anche un caso giudiziario. La Procura di Brindisi ha aperto una inchiesta sul centro di riabilitazione intensiva di Ceglie Messapica. Presidio sanitario affidato alla fondazione da 24 anni, con un contratto di gestione sperimentale, che la Regione ha deciso di avocare a sé, internalizzandolo, con una legge approvata pochi mesi fa.
L’inchiesta – nelle mani del procuratore capo Antonio De Donno e per ora senza ipotesi di reato – è il frutto dell’esposto del consigliere regionale Fabiano Amati (Azione) promotore della norma che riporta il centro sotto il diretto controllo della sanità pubblica. Ma anche della documentazione tecnica inviata dalla stessa Regione.
La vicenda è sempre più complessa. Ed è ormai una guerra. Antonio Angelucci, imprenditore della sanità privata ma anche editore e deputato della Lega, ha trovato subito alleati a Roma: il governo ha impugnato la legge regionale davanti alla Consulta. Dal canto suo, l’azienda sanitaria di Brindisi ha accertato con una ispezione gravi carenze. Tali da compromettere la sicurezza delle cure, tra medici privi di specializzazione o non abilitati a trattare neurolesi e motulesi, cartelle cliniche irregolari, mancato rispetto dei criteri di ammissione, attività di riabilitazione che non raggiungono il minutaggio minimo previsto.
Il Tar di Lecce finora ha accordato alla fondazione la sospensione dei provvedimenti della Regione. Prima quello di subentro dell’Asl, che doveva avvenire il 22 luglio: tutto rinviato. Poi il “Piano emergenziale assistenziale funzionale alla gestione in sicurezza dei pazienti degenti presso il centro”: disposto dalla dirigenza dell’azienda sanitaria, sarebbe dovuto scattare lunedì scorso, a fronte delle gravi criticità riscontrate. Ma c’è anche il capitolo soldi. La fondazione riceve dall’Asl oltre 9 milioni di euro all’anno per gestire il centro sulla base delle tariffe ministeriali ma nel corso degli anni, secondo i calcoli della Regione, ha accumulato circa 20 milioni di prestazioni erogate oltre i tetti di spesa fissati.
Denaro pubblico che dovrebbe quindi essere recuperato dall’Asl, a cui Angelucci dovrebbe pagare anche il canone di locazione del centro (1,2 milioni di euro). Ma proprio quel canone, come ha denunciato Amati alla magistratura, “si sta rivelando un espediente contabile per compensare le maggiori prestazioni, ben oltre i tetti assegnati e in violazione delle norme sul piano di rientro”, piano al quale è sottoposta la Regione.
In pratica, 
solo l’anno scorso, Angelucci avrebbe così ottenuto uno “sconto” di 1 milione sull’affitto. Come se non bastasse, non è mai stata svolta la gara a evidenza pubblica per l’affidamento del presidio alla quale era subordinata l’autorizzazione alla gestione sperimentale. “La fondazione – dice Amati – continua a gestire illegittimamente un servizio ospedaliero pubblico”.