La Stampa, 28 agosto 2024
Salvini alla canna del gas: non ha più nessuna strategia
Sarà anche vero che Meloni non poteva far altro che votare contro la riconferma della Von der Leyen alla guida della Commissione Europea, né poteva, lei, euroscettica delle origini, rimettersi sulla strada della conversione virtuosa all’europeismo prima di sapere se VdL avrebbe dato il via libera all’ingresso nella nuova Commissione del ministro Fitto. E se alla fine, in considerazione del peso dell’Italia come Paese fondatore, gli avrebbe concesso anche una delle vicepresidenze. Ma il vero artefice del ritorno sui suoi passi della premier, si sa, è stato Salvini, che mentre ancora Giorgia meditava e perdeva pezzi del suo gruppo dei Conservatori europei, ha costruito alla sua destra il nuovo, in realtà poco amalgamato gruppo dei Patrioti.E sarà anche vero che Tajani si è risolto a inoltrarsi sulla pericolosa via del dissenso da Meloni, di cui per un anno e mezzo era stato un fido servitore, perché sollecitato dai fratelli Berlusconi, azionisti forti di Forza Italia, ma il vicepremier e ministro degli esteri cos’altro poteva fare, lui centrista, moderato e membro del Ppe, per non restare stritolato nell’abbraccio mortale del suo omologo alleato leghista?Infine, sarà anche vero che Salvini, includendo come capolista della Lega alle europee l’ex-generale nonché autore del furioso best-seller “Il mondo al contrario” Vannacci si costruiva un partito rivale all’interno del suo partito, di cui oggi comincia a scontare le conseguenze. Ma cos’altro poteva fare con una Lega ormai battuta da Forza Italia e ridotta nei sondaggi sotto al 5 per cento, se non accoppiarsi con lo scrittore del manifesto perbenista (e razzista) della destra radicale, che adesso comincia a presentargli il conto delle sue oltre 500 mila preferenze (due punti e mezzo in percentuale, che hanno salvato il Carroccio dal precipizio) chiedendogli un terzo delle candidature alle regionali? Salvini è così: imbattibile nella velocità di comunicazione, spregiudicato nei contenuti, ha finora evitato il declino definitivo dai fasti del 34 per cento di cinque anni fa grazie a una serie di salti nel buio. Interrogarlo su qual è la sua strategia è inutile: non ne ha. Chiedergli se di tanto in tanto non dubiti di portare il governo a sbattere contro un muro, altrettanto: non gliene importa nulla.