La Stampa, 28 agosto 2024
Ultime da Bruxelles
Due giorni per ricevere i nomi degli ultimi candidati commissari, compreso quello dell’Italia, e due settimane per la distribuzione delle deleghe alla nuova squadra che sarà presentata tra l’11 e il 12 settembre. Prima, però, Ursula von der Leyen ha chiesto a Mario Draghi di consegnarle il suo rapporto sulla competitività europea, in un primo momento previsto per l’inizio dell’estate e poi rinviato: la presidente della Commissione vuole infatti che i contenuti e le raccomandazioni frutto del lavoro dell’ex premier siano parte integrante delle lettere d’incarico che verranno spedite ai nuovi membri del suo collegio e quindi del programma di legislatura.Dopo aver staccato la spina per tre settimane, durante le quali si è rifugiata in famiglia, Ursula von der Leyen è tornata ormai dalla metà di agosto nel suo ufficio al tredicesimo piano di Palazzo Berlaymont. Sta mettendo a punto l’agenda con i sette provvedimenti da adottare nei primi cento giorni, ma soprattutto sta cercando di costruire il delicato puzzle per comporre la nuova Commissione. Un intenso lavoro diplomatico con le capitali, dalle quali arrivano richieste in alcuni casi impossibili da esaudire, il che rende il processo abbastanza complicato. Tutti i Paesi dell’Est vorrebbero le deleghe alla Sicurezza e alla Difesa, mentre il resto degli Stati ambisce a un portafoglio economico “di peso”. E poi c’è la questione delle vicepresidenze, che ormai sembra essere diventata una questione di principio anche per il governo italiano. Il dialogo tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, nonostante il mancato sostegno per il secondo mandato della tedesca, non sembra aver registrato particolari tensioni.Secondo quanto risulta a La Stampa, von der Leyen ha intenzione di modificare la struttura della sua Commissione rispetto alla precedente. Spariranno i vicepresidenti “semplici”, ma resteranno quelli “esecutivi”. Nella scorsa legislatura ce n’erano tre, in rappresentanza dei partiti della coalizione che sostenne la sua candidatura (socialisti, popolari e liberali). È ovvio che in uno schema di questo tipo il commissario italiano – che con ogni probabilità sarà Raffaele Fitto – sarebbe stato tagliato fuori perché esponente dei conservatori, un partito che ha deciso di rimanere fuori dalla maggioranza Ursula. Ma questa volta la logica e il numero delle vicepresidenze potrebbero cambiare, in modo da premiare non gli esponenti dei partiti più fedeli, ma quelli espressione dei Paesi più grandi. In questo modo l’Italia vedrebbe aumentare le sue chance di incassare l’ambita vicepresidenza esecutiva – insieme con Francia, Spagna e forse Polonia – anche se la partita non è ancora chiusa.Parigi intende far giocare un ruolo di primo piano al commissario uscente Thierry Breton, che nel corso del precedente mandato è riuscito a far valere il suo peso pur senza avere nessun grado, ma con un portafoglio molto ampio. Tra gli altri “big” che riceveranno senza ombra un riconoscimento c’è la ministra per la Transizione ecologica spagnola, Teresa Ribera, che si dovrebbe occupare di Clima ed Energia. Per quanto riguarda la Polonia, Tusk ha messo in campo il suo braccio destro Piotr Serafin che vuole le deleghe al Bilancio, il che rischia una sovrapposizione con il portafoglio “Coesione e Pnrr” al quale ambisce Fitto. E poi c’è Valdis Dombrovskis, che nell’ultima Commissione aveva il grado di vicepresidente esecutivo, ma non è chiaro se lo conserverà.Von der Leyen utilizzerà le prossime due settimane per incontrare singolarmente tutti i candidati commissari. I primi colloqui sono già iniziati ieri e proseguiranno oggi. C’è la questione di genere che ovviamente rappresenta una spina, ma la presidente non sembra intenzionata a respingere nessuno dei nomi che le verranno proposti. Una possibilità che teoricamente esiste, ma solo in casi gravi per mancanza di competenza o integrità. Di certo non potrà farlo sulla base del genere. Nessun governo ha sin qui rispettato la richiesta di di proporre pubblicamente due nomi perché questo esporrebbe a una figuraccia il candidato escluso e di questo la presidente sembra essersene fatta una ragione. Alcuni l’hanno consultata per scegliere insieme tra le opzioni proposte, altri invece hanno messo sul tavolo un nome senza nemmeno discutere. All’appello, oltre all’Italia, mancano ancora i nomi di Belgio, Bulgaria (entrambi alle prese con la formazione del nuovo governo), Portogallo e Danimarca. Ma non sembrano esserci particolari preoccupazioni per i ritardatari. Piuttosto sembra aver provocato un po’ di irritazione la scelta dell’Irlanda, che ha proposto il suo candidato (Michael McGrath) prima ancora del voto di fiducia a Strasburgo.Dopo la distribuzione delle deleghe e la presentazione del collegio, i singoli commissari dovranno superare l’esame dell’Europarlamento con le audizioni che si preannunciano toste. Se tutto dovesse andare liscio, la nuova Commissione potrebbe entrare in carica già il primo novembre. Ma nel caso in cui ci fosse anche una sola bocciatura, cosa altamente probabile, il nuovo mandato scatterebbe a partire dal primo dicembre.