la Repubblica, 28 agosto 2024
In morte di Leonard Riggio, fondatore di Barnes & Noble
Tre anni fa aveva confessato il suo grande rimpianto: «Non mi manca essere un uomo d’affari, perché mi sono tolto quello sfizio. Mi manca la parte del venditore di libri, quella di aiutare i lettori a trovare il titolo giusto». Leonard Riggio, scomparso all’età di 83 anni, «dopo aver combattuto una valorosa battaglia contro l’Alzheimer», come dichiarato dalla famiglia, è stato per l’editoria una specie di Amazon prima di Amazon, ma fatta in modo artigianale, nel segno dei contatti umani, della vendita al dettaglio, dei luoghi di incontro dove scoprire un romanzo, un saggio in uscita, una fiaba per bambini.Riggio è stato il visionario che ha fatto di “Barnes & Noble” la catena di librerie più potente d’America, con oltre settecento store diffusi ovunque, da New York ai piccoli centri dell’America, e più di ventimila dipendenti. Era il 1971 quando quest’uomo di origine italiana, nato a New York, figlio di Steve Riggio, un ex pugile professionista che aveva combattuto e sconfitto per due volte Rocky Graziano, decise di fare della sua passione – quella di scambiare libri e venderli come ai tempi dell’università – una professione. Utilizzò un prestito di un milione e 200 mila dollari per rilevare nome e store di Barnes & Noble, storica libreria in bancarotta sulla Fifth Avenue, a Manhattan.Nei vent’anni successivi Riggio avrebbe acquistato centinaia di nuovi negozi per fare della sua catena, negli anni ’90, la prima capace di vendere libri a prezzi scontati. Era una via di mezzo tra un supermercato della cultura e una caffetteria dove la dimensione familiare si fondeva con la voglia di immergersi nelle pagine di libri. Libri che i clienti, sistemati su comode poltrone e divani disseminati qua e là, potevano leggere senza ansia.Anche nel cuore di New York, dove se cammini veloce a piedi troverai sempre qualcuno che va più spedito di te, entrare da Barnes & Noble era come uscire dalla frenesia e fermare il tempo.«Le nostre librerie – aveva spiegato Riggio in un’intervista al New York Times nel 2016 – sono state progettate per dare il benvenuto ai clienti, non per intimidirli». «Non erano posti elitari – aveva aggiunto – potevi entrare, prendere una tazza di caffè, sederti e leggere un libro fino a quando volevi. E usare il bagno».L’infanzia in un quartiere operaio, prima a Little Italy poi a Bensonhurst, Brooklyn, l’origine italiana, il senso di comunità, di barriere infrante, di dialogo tra vicini di casa, da finestra a finestra, hanno finito per plasmare Riggio e, di conseguenze, rendere la sua catena una enorme “casa dei libri” dove le persone potevano incontrarsi. Ma per gli editori Riggio è stato un personaggio terribile: l’italoamericano sosteneva che i prezzi dei libri fossero troppo alti e che se loro avessero continuato a esasperare i profitti, lui avrebbe finito per mettere sotto contratto Stephen King e John Grisham, e li avrebbe pubblicati lui. Negli anni ’90, un libro ogni otto venduto in America era stato acquistato nella sua catena. Finire sugli scaffali di Barnes & Noble era così prestigioso che gli editori avrebbero pagato una montagna di dollari per conquistarsi uno spazio.L’avvento di internet ha rappresentato il bivio. Gli americani hanno cominciato a googolare sempre più Amazon e meno Barnes & Noble. I kindle e i lettori elettronici hanno fatto il resto. Il tentativo di andare online non aveva avuto lo stesso successo dei tempi da pioniere. Quando nel 2019 Riggio aveva lasciato la guida, dopo la vendita del gruppo a Elliott, la parabola vincente si era conclusa.