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 2024  agosto 28 Mercoledì calendario

Il punto militare dal fronte ucraino

Un missile balistico di produzione interamente ucraina con cui – è la promessa del presidente Volodymyr Zelensky – Kiev vincerà la guerra. L’annuncio arriva dopo che nelle scorse ore molto si è parlato del Palianytsia, il drone «pagnotta», parola che gli ucraini usano per smascherare i sabotatori russi, dato che questi non riescono a pronunciarla correttamente. Un’arma a turbogetto totalmente «made in Ucraina» che potrebbe colpire – recita il video di presentazione – «due dozzine di aeroporti militari russi ed è stato messo a punto a tempo di record, un anno e mezzo». 
Il nuovo ordigno ha un duplice scopo. Se da un lato serve a tranquillizzare chi, soprattutto in Europa, teme che l’operazione nel Kursk comporti un’ulteriore richiesta di armi da parte di Kiev agli alleati e chi propone l’Ucraina come futuro hub militare d’occidente, dall’altro conferma l’importanza delle armi a lungo raggio. Non a caso, ieri, il leader ucraino ha fatto sapere che porterà a Washington la lista degli obiettivi da colpire. 
Nel Kursk le operazioni ucraine proseguono da ormai tre settimane, 100 insediamenti controllati su un’area di 1.294 km quadrati, successo reso possibile dagli aiuti sbloccati dal Congresso a maggio. Ma è lo stesso Zelensky a ribadire la necessità di abolire le linee rosse per proteggere il Donbass, fermare l’avanzata dei russi su Pokrovsk e i raid sulle infrastrutture energetiche. È questo il punto del fronte che preoccupa di più, su cui i soldati di Mosca negli ultimi dieci giorni sono avanzati un chilometro al giorno e su cui – ci confermano le fonti sul campo – gli incursori russi sono già attivi dietro le linee nemiche mentre è iniziata la battaglia a Selidove, postazione ucraina che abbiamo visitato nei giorni scorsi. 
Per fermare l’avanzata di Putin – continuano a ribadire da Kiev – servono gli Atacms di fabbricazione statunitense, gli Storm Shadow britannici o gli Scalp/T francesi a fare la differenza. A dimostrarlo sono anche le dichiarazioni di un alto funzionario della sicurezza nazionale dell’amministrazione Biden, rimasto anonimo, che ha spiegato a Politico come i funzionari russi abbiano spostato fuori dalla portata degli Storm Shadow e degli Atacms il 90 per cento dei bombardieri che conducono attacchi aerei in territorio ucraino. E almeno 250 sarebbero gli obiettivi militari e paramilitari in Russia nel raggio di azione degli Atacms. 
Ecco perché molti esperti, tra cui Hans Petter Midttun, ufficiale (in pensione) delle forze armate norvegesi ed editorialista del Kyiv Post, ritengono che la revoca delle restrizioni sia l’unica strada per cambiare effettivamente il corso della guerra permettendo agli ucraini di difendere il loro territorio, tanto più ora che, con le operazioni nel Kursk, Putin difficilmente diminuirà i bombardamenti su obiettivi civili. 
I due fronti – Nord e Est – sono legati a doppio filo. A ribadirlo ieri è stato anche lo stesso generale Syrsky: la speranza è che l’operazione in Kursk allenti la pressione sul Donbass. Ma fin qui questo scenario non si è verificato. Anzi, i villaggi intorno all’hub di Pokrovsk (l’ultimo rivendicato dai russi ieri è Orlivka) sono già nel mirino dell’artiglieria di Mosca e delle oltre 3 mila Kab che i russi sganciano ogni mese. Basta guardare le immagini satellitari delle città di Soledar, Bakhmut e Avdiivka per comprendere la portata della distruzione, una sorte che ora rischiano Pokrovsk e Toretsk (ma anche Sumy) e che porterebbe la regione nel decimo anno di guerra. 
Oltre i sistemi a lungo raggio, i jet da combattimento. Dopo gli attacchi di lunedì, Zelensky ha dichiarato che, durante il bombardamento alla rete elettrica ucraina, sono stati utilizzati degli F-16 per abbattere i missili russi. Anche in questo caso non è entrato nei dettagli. Il messaggio agli alleati però è chiaro: «Le armi che ci avete dato ci servono. Eccome, se ci servono». Ma non sono ancora abbastanza per battere la superiorità aerea di Mosca che fin dall’inizio della guerra è costata agli ucraini migliaia di vite umane.