il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2024
I film in gara a Venezia 81
Vita a Venezia, si parte domani con gli spiritelli di Tim Burton (Beetlejuice Beetlejuice), una pletora di stelle e i soliti sospetti, sovente legittimi, sulla qualità dei film italiani. È l’ottantunesima Mostra del Cinema, la prima di Pietrangelo Buttafuoco presidente della Biennale e la sedicesima del direttore artistico Alberto Barbera.
M, la serie del secolo. Il figlio del secolo è la serie più attesa dell’anno: la lettera M, che siglò il pregevolissimo mostro di Düsseldorf per Fritz Lang, individua Mussolini – e Marinelli, Luca, interprete – spingendo un po’ più in là le frontiere poetico-stilistiche del formato espanso. Dirige Joe Wright, produce Lorenzo Mieli e suona il 50% dei Chemical Brothers, i ben informati parlano di “una bomba a mano” e plaudono un’ode cinetica senza requie e con dispendio di idee, mezzi e capitali. La vedremo su Sky, e il destino di grandezza è genius loci: interamente girata a Cinecittà, che il Duce fortissimamente volle.
L’oro di Venezia. Si pre-apre oggi con L’oro di Napoli, classico di Vittorio De Sica con Totò e Sophia Loren, restaurato da Filmauro e Cinecittà. Ma l’oro dev’essere anche di Venezia: al pari di altri illustri festival, cui però si sottrae Roma che ha tenuto a battesimo C’è ancora domani di Paola Cortellesi, la Mostra non ha ospitato blockbuster quali Barbie, Oppenheimer e Inside Out 2, e ora serve patrocinarne almeno uno, per spingere l’Arte di cui si fregia su per il box office e garantirsi un’esposizione lunga e soleggiata in sala e in bacheca. Il primo pretendente dovrebbe essere Joker 2, con rumors a discapito da verificare: una Lady Gaga rimaneggiata e un’autorialità vincente su action e comics per il sequel al Leone d’Oro del 2019 di Todd Phillips con Joaquin Phoenix.
B&B. Non bed & breakfast, non Buttafuoco & Barbera, ma Bellocchio & Bresson. In Mostra con il corto Se posso permettermi – Capitolo II e presto sul set della serie Portobello dedicata a Enzo Tortora (Fabrizio Gifuni), il maestro di Bobbio è il recipiente del XXV Premio Robert Bresson, assegnato da Fondazione ente dello spettacolo e Rivista del cinematografo con i dicasteri per la Cultura, l’Educazione e la Comunicazione della Santa Sede a un regista che abbia dato testimonianza significativa nella ricerca del significato spirituale della vita: appuntamento venerdì, per una imperdibile ora di religione. Già che ci siamo, si vocifera che un giovin regista in cartellone abbia guardato al folgorante esordio di Marco I pugni in tasca(1965) con esiti controversi, stile Le pugnette in tasca: chi vedrà dirà.
Italia sì, Italia no. Il rischio, allarmato da La terra dei cachi di Elio, è avito: “Applausi abusivi” per gli italiani in Laguna. L’anno scorso salvò baracca e burattini Io capitano di Garrone, che con l’ambo Leone d’Argento e Premio Mastroianni all’interprete emergente – la medesima accoppiata è riuscita nel 2022 a Guadagnino e nel 2021 a Sorrentino, poi gli sciovinisti sono i francesi… – iniziò la cavalcata per la cinquina degli Oscar, e oggi? I favori della vigilia arridono ancora a Luca Guadagnino con Queer, tratto da Burroughs e interpretato da Daniel Craig, ma si dicono gran belle cose di Vermiglio, opera seconda di Maura Delpero per cui Barbera ha scomodato L’albero degli zoccoli di Olmi. In Concorso anche Giulia Steigerwalt che promette “porno subito” con Diva Futura e Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto); Grassadonia e Piazza che inseguono e trasfigurano Matteo Messina Denaro in Iddu, con Germano e Servillo; Gianni Amelio, che trova Campo di battaglia e febbre spagnola con il medico antibellicista Alessandro Borghi. Riusciranno i nostri eroi a confutare bocche e penne malevoli, che pronosticano una cattiva annata per il tricolore? Ad agitare le acque anche le proteste sul tax credit, che dovrebbero tenere banco durante la seconda settimana: governisti e indipendenti, produttoroni e autori, chi avrà la meglio?
Stars and Sinner. Le stelle stanno a farsi guardare: Tilda Swinton, Julianne Moore e John Turturro per The Room Next Door, il primo lungo in lingua inglese, dicunt ottimo, di Almodóvar; Jude Law per The Order; Angelina Jolie che è la Callas in Maria di Pablo Larraín; Nicole Kidman e Antonio Banderas nell’erotico Babygirl; Michael Keaton, Winona Ryder, Monica Bellucci e Willem Dafoe in Beetlejuice Beetlejuice; Brad Pitt e George Clooney in Wolfs; Sigourney Weaver, Leone d’oro alla carriera. Ma scommettiamo che nessun divo, nessuna divina potrà eguagliare il nostro Jannik Sinner, impegnato in questi stessi giorni sui campi di Flushing Meadows agli Us Open? Già esaurito nelle farmacie del Lido il fatidico clostebol, acquistato per uso topico e vieppiù apotropaico dai cinefili tennisti: batti lei!