il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2024
Dopo Chiara Ferragni, Blake Lively: #MeToo all’incontrario
Da qualche settimana in America è scoppiato un enorme caso mediatico che, sotto alcuni aspetti, ricorda quello del Pandoro e di Chiara Ferragni.
La beneficenza non c’entra nulla, c’entra invece la violenza domestica. E la protagonista non è una fashion influncer, ma una delle attrici più famose al mondo. Tuttavia la dinamica è simile.
Blake Lively è passata dall’essere una delle star più amate a uno dei personaggi più odiati d’America nel giro di pochi giorni dal lancio del suo nuovo film, It ends with us. Il film, tratto dal romanzo di successo di Colleen Hoover, racconta la storia di una fiorista, Lily, che si è da poco trasferita a Boston e che dopo aver iniziato una relazione con un uomo, Ryle, diventa vittima di violenza domestica.
Trama a dire il vero modesta tratta da un libro altrettanto modesto, diventato molto famoso soprattutto grazie al traino di TikTok, ma Justin Baldoni, regista e interprete principale del film, ha comprato i diritti del best-seller convinto fin da subito che nella sua trasposizione cinematografica sarebbe stato un successo al botteghino. A quel punto subentra Blake Lively, che diventa protagonista e produttrice esecutiva del film. Baldoni è un attore di serie b, famoso più che altro per ruoli in serie tv e soap opere come Beautiful e anche come regista ha un paio di esperienze trascurabili. Anche il resto del cast di It ends with us è composto da attori poco noti, anche perché l’investimento, per i parametri di Hollywood, è basso: 25 milioni di euro.
Insomma, è chiaro fin da subito che Blake Lively, assente dal grande schermo dal 2020 tra gravidanze e altri impegni, vuole essere l’unica star della pellicola. Ed è altrettanto chiaro che quel ruolo – la vittima di violenza domestica – può aiutarla ad acquisire spessore come attrice visto che, nonostante sia famosissima, considerata un sex symbol e moglie dell’attore più ricco di Hollywood Ryan Reynolds, se la sua carriera da “influencer” va sempre meglio (ha 50 milioni di follower), la sua carriera sul grande schermo, ad appena 37 anni, inizia ad appassire.
E in effetti la scelta, commercialmente parlando, si rivela azzeccata: il film, in meno di un mese, ha già incassato circa 240 milioni di dollari nel mondo (in Italia 1 milione in soli 5 giorni dall’uscita). Blake Lively però, nonostante il successo al cinema, sta attraversando una crisi reputazionale devastante dovuta a quella che si potrebbe definire una “tempesta perfetta”.
I primi problemi nascono con la promozione americana del film: l’attrice e il regista e co-protagonista Justin Baldoni non appaiono mai insieme davanti ai fotografi. Lei è col marito e il resto del cast, lui con sua moglie. Inizia a circolare la voce che Blake e Justin abbiano litigato sul set. Secondo le prime voci, Baldoni sul set avrebbe fatto commenti poco gentili sul corpo di Blake, appesantito da una recente gravidanza. Su TikTok appaiono però dei video girati sul set, durante la lavorazione del film, in cui sembra che l’attrice dica al regista cosa deve fare o che lo ignori durante le pause.
Le interviste, poi, sembrano confermare il ruolo predominante di Lively. Quest’ultima racconta per esempio che il marito ha scritto una delle scene principali del film, dando dunque l’idea che “la coppia d’oro di Hollywood” abbia preso le redini non solo della produzione ma anche della sceneggiatura.
E infatti viene fuori altro: il trailer ufficiale del film a Blake non piaceva, e quindi ha affidato la creazione di un secondo trailer, con la colonna sonora della sua amica Taylor Swift, a chi aveva montato Deadpool, l’ultima pellicola del marito. Insomma, più che la promozione del film, tra amici e parenti coinvolti, inizia a sembrare il governo Meloni.
Dal canto suo, il povero Baldoni, quando un giornalista gli chiede se pensa a un sequel da regista, risponde che potrebbe farlo Blake Lively, visto il suo talento. Come a dire: se lo faccia direttamente da sola, visto come mi tratta. Insomma, la sensazione iniziale è che Baldoni sia trattato da sfigato, tanto che non solo Lively ma anche suo marito e la scrittrice del romanzo da cui è tratto il film smettono pure di seguirlo su Instagram.
Dunque, il paradosso, è che soprattutto sui social i ruoli dei due protagonisti nel film, per l’opinione pubblica nella vita si invertono: Blake diventa la prevaricatrice pure un po’ maltrattante e lui, che nel film è il maschio violento, diventa la vittima. La reputazione di Blake però è destinata a precipitare davvero dopo le prime interviste sul film che, come già detto, parla di violenza domestica. Mentre Baldoni risponde ai giornalisti sempre dimostrando grande sensibilità e attenzione per il tema, l’attrice inizia una campagna marketing surreale, vestendosi sempre con abiti floreali e invitando le ragazze ad andare a vedere il film vestite nel suo stile: Grab your friends, wear your florals!, “prendi le tue amiche e indossa i tuoi fiori” è il suo slogan promozionale.
Molte vittime di violenza domestica iniziano a postare dei video in cui la criticano apertamente per la superficialità con cui tratta il tema, molti altri semplicemente creano parodie su TikTok in cui Lively è sempre frivola e inappropriata.
A peggiorare la situazione c’è il fatto che Swift approfitti del momento di grande visibilità per promuovere la sua linea per capelli Blake Brown e il suo marchio di bevande analcoliche Betty Buzz. E qui viene in mente l’immagine di Ferragni che donava il suo cachet di Sanremo alle donne vittime di violenza mentre indossava la t-shirt “femminista” che poi avrebbe venduto. A quel punto, per Lively inizia un vero e proprio inferno reputazionale, una specie di #metoo di conti in sospeso: giornaliste raccontano di essere state maltrattate da lei durante le interviste, escono collage di video su TikTok in cui sembra maleducata con i fan o con i colleghi, fioccano critiche perché era vecchia per interpretare il ruolo nel film (lei ha 37 anni, nel libro la protagonista ne aveva 23), polemiche sui suoi improbabili look nella pellicola che rendono inutilmente frivolo il suo personaggio e, come se non bastasse, la accusano di usare la sua amicizia con Taylor Swift per pulire la sua reputazione.
Insomma, a furia di promuovere il suo film sulla violenza domestica come fosse Barbie, oggi parecchi suoi fan si dichiarano delusi e temono che Blake sia “nella fase JLo” (superficialità, moda e frivolezze). L’attrice, in tutta risposta, si è rivolta a una società esperta in crisis management. Nel frattempo, sui suoi social che un tempo erano il luogo dell’adulazione, oggi appaiono migliaia di critiche e insulti. Ora mancano solo l’ospitata da Fabio Fazio e l’intervista a cuore aperto a Candida Morvillo.