il Giornale, 27 agosto 2024
Roberto Casaro, pittore del cinema
Ha dipinto i sogni di milioni di persone, momenti indimenticabili che hanno fatto la storia del grande schermo. Manifesti e locandine diventate celebri nel mondo, da C’era una volta in America (uscito nelle sale proprio 40 anni fa) Balla coi lupi, fino a L’ultimo imperatore, portano la firma dell’artista trevigiano Renato Casaro, l’ultimo cartellonista del cinema. Con passione e fantasia il pittore ha raccontato gli anni d’oro, quelli degli spaghetti western di Sergio Leone, dei capolavori di Francis Ford Coppola e di Luc Besson.
Dietro ogni manifesto di Casaro c’è una storia, un particolare colto sul set e poi portato su carta, un momento di ilarità trasformato in dipinto per attirare il pubblico in sala. Gli scherzi di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ad esempio, erano fondamentali per ricreare sul poster quell’atmosfera giocosa; Casaro ha realizzato
tutti i manifesti dei due comici siciliani e ricorda: «Per I barbieri di Sicilia, durante le riprese, Franco fece uno scherzo a Ciccio con la schiuma da barba, Ingrassia protestava ma sapevamo che non era davvero arrabbiato col suo vecchio amico, anche lui era divertito e io mi facevo due risate. Fino a quando Franco non provò a colpire anche me con la schiuma!».
Il libro dei ricordi del maestro cartellonista riporta alla memoria aneddoti vissuti con attori italiani ma anche le grandi star di Hollywood: Clint Eastwood, che Casaro ritrasse dal vivo per il film Per qualche dollaro in più, fece,ad esempio, qualche capriccio: «L’attore non voleva tenereil sigaro tra le labbra, gli dava proprio fastidio. Come lui, ovviamente in tempi diversi, Christopher Lee non voleva mettere i denti da Dracula. A Kevin Kostner, invece, dovetti dipingere i baffi per Balla coi lupi perché li aveva già tolti e non aveva alcuna intenzione di sottoporsi a un’altra sessione di trucco». Il pittore ricorda anche la grandissima amiciziacon Sergio Leone, precisissimo sul set ma anche dotato di un ottimo umorismo. «Dovevamo realizzare i manifesti di Il mio nome è nessuno con Terence Hill», ricorda Casaro:«Sergio non voleva che utilizzassi foto di scena e quindi convocò tutti nella sua villa all’Eur:
arrivarono attori, costumisti, scenografi, in pratica ricreò un set in giardino. Arrivò anche la sedia di legno per Mario (vero nome di Terence Hill, ndr), la pistola, la sella. Peccato che il fotografo non arrivò e quindi chiese a me di scattare le foto!».
Gli episodi memorabili in compagnia dell’attore, protagonista di celebri pellicole con Bud Spencer, sono sempre vivi nella memoria del pittore: «Quando girarono Lo chiamavano Trinità, durante una pausa sul set, Bud voleva convincermi a mettere una dose esagerata di peperoncino nella padella di fagioli che avrebbe dovuto mangiare Terence Hill. Gli dissi che non potevo farlo perché Mario era un mio amico. Bud, minaccioso, ma col sorriso sotto ai baffi, si avvicinò e mi disse: Allora in cambio dovrai togliermi la pancia dai manifesti, sennò ti becchi due cazzotti anche tu!».