La Stampa, 27 agosto 2024
Per Giorgia Meloni è stata l’estate più difficile
Da Bruxelles a Parigi sono in molti ad attendersi un chiarimento politico all’interno della coalizione di destra centro che consenta al governo di affrontare le scadenze politiche che premono, dalla designazione del candidato commissario che dovrebbe entrare a far parte della nuova Commissione europea, alla definizione della manovra d’autunno, i margini della quale sono molto stretti. Domani o al più tardi venerdì dovrebbe essere convocato il consiglio dei ministri della ripresa politica e praticamente tutti si aspettano l’indicazione del ministro degli Affari Europei Fitto come commissario. Ma che questo segni l’inizio di una schiarita sarà tutto da vedere.Né Tajani né Salvini infatti hanno intenzione di porre fine al fuoco d’artificio praticato per tutta l’estate nei confronti della premier, che volontariamente o no vi ha aggiunto l’implosione del suo partito familiare: le voci, finora rivelatesi prive di fondamento, sull’avviso di garanzia per la sorella Arianna; l’annuncio, sempre della stessa sorella, della separazione dal marito ministro Lollobrigida, una posizione da «separati in casa», dato che tutti, compreso l’ex-compagno della premier Giambruno, hanno trascorso insieme le vacanze in Puglia.Immaginare che su questo clima di tensioni di vario genere possa scendere il sereno è un’illusione. E non perché il governo rischi la crisi. Tutt’altro: sono proprio gli alleati di Meloni per primi a escluderla. Ma proprio Tajani e Salvini non si rammaricano che le conseguenze di un certo tasso di logoramento riguardino soprattutto la premier. Di qui l’insistenza del leader di Forza Italia sullo ius scholae, argomento che ha chiesto di inserire nell’ordine del giorno del consiglio dei ministri, come se appunto non volesse tener conto dei «no» ricevuti da Fratelli d’Italia e Lega. E parallelamente il posizionamento del Capitano leghista sulla prossima legge di stabilità, con la richiesta di riduzioni impossibili dell’età di pensionamento. Inoltre per gli alleati non è pacifica, non tanto la partenza di Fitto per Bruxelles; ma la redistribuzione delle sue deleghe all’interno del governo, che la premier vorrebbe lasciare all’interno della cerchia stretta dei suoi collaboratori. Alla scadenza dei due anni insomma, per Meloni comincia una stagione più difficile