La Stampa, 27 agosto 2024
E se Bruxelles mandasse addestratori in Ucraina?
Nel momento in cui il conflitto russo-ucraino registra nuove fiammate, per l’Unione europea si riapre un dilemma che interroga i governi e fa emergere evidenti sfumature tra gli Stati membri: è possibile inviare gli addestratori militari sul territorio ucraino? La risposta alla domanda rappresenta un nodo che proprio in questi giorni sta venendo al pettine, visto che i Ventisette devono rinnovare e “adattare alle nuove esigenze” la missione di addestramento militare Eumam, lanciata due anni fa e il cui mandato scade a novembre.Il Servizio europeo per l’Azione esterna, guidato dall’Alto Rappresentante Josep Borrell, ha messo concretamente la questione sul tavolo con un documento fatto circolare tra gli Stati e già oggi ci sarà una prima discussione tra gli ambasciatori al Comitato politico e di sicurezza. Dopodiché spetterà direttamente ai ministri della Difesa, durante il vertice informale in programma venerdì, discutere della questione per cercare di dare una risposta alle esigenze di Kiev. Alla riunione dovrebbe partecipare anche l’italiano Guido Crosetto.Al momento, però, ci sono due grandi scogli che suggeriscono massima cautela. Il primo riguarda il fatto che l’invio di militari europei sul territorio ucraino potrebbe scatenare ulteriormente la reazione di Mosca, proprio ora che Kiev ha lanciato una controffensiva in Russia. Nessuno è in grado di prevedere come reagirebbe il Cremlino a una presenza “istituzionalizzata” dei militari europei sul teatro di guerra, seppur unicamente con compiti di addestramento. Il secondo è molto più concreto e riguarda la sicurezza degli stessi addestratori: come proteggerli da eventuali attacchi aerei? Come consentire loro un’evacuazione sicura? E quali sarebbero le conseguenze di un incidente? Lo stesso Borrell ha deciso di mettere in guardia i governi, facendo indirettamente capire che un simile passo comporterebbe più rischi che opportunità. Per questo, nonostante le uscite di Emmanuel Macron dei mesi scorsi, il fronte dei Paesi scettici sembra essere ben nutrito.In quasi due anni, la missione Eunam ha permesso di addestrare quasi sessantamila soldati ucraini. Le operazioni si sono svolte principalmente in Germania e in Polonia, ma Kiev ha più volte sottolineato la necessità di rivedere le modalità dell’addestramento per adattarle ai mutamenti del conflitto. Sono due, in particolare le problematiche emerse con l’addestramento a distanza: da un lato i militari ucraini devono allontanarsi dal Paese per seguire i corsi, quando invece una loro presenza costante sul terreno è sempre più necessaria, dall’altro hanno bisogno di essere addestrati per usare al meglio anche gli equipaggiamenti militari di epoca sovietica in dotazione all’esercito di Kiev che si trovano in Ucraina, non soltanto quelli forniti dagli eserciti occidentali.Per questo Borrell ha deciso che, in occasione del rinnovo, il mandato di Eumam va rivisto e adattato alle necessità. Nel documento fatto circolare tra i 27 – che è stato anticipato dalla testata tedesca Welt am Sonntag e che oggi servirà da base per la discussione – il Servizio esterno guidato dallo spagnolo esplora la possibilità di un invio di istruttori in Ucraina, senza però spingersi a fare una proposta concreta. Anzi, lo stesso documento mette in luce il rischio che questa mossa possa essere percepita come «una provocazione» da parte della Russia e sottolinea tutte le problematiche in termini di protezione del personale militare europeo, anche alla luce delle scarse capacità di difesa anti-aerea. Per andare incontro alle richieste di Kiev, l’Ue potrebbe decidere di dislocare diversamente i centri di addestramento, in modo da allestirli il più vicino possibile al confine ucraino per limitare gli spostamenti dei militari, e magari allestire una cellula di coordinamento nella capitale. Ma senza spingersi oltre.Ieri l’Ue ha condannato in modo molto netto gli ultimi «barbari attacchi» di Mosca, mentre la questione dell’avanzata militare ucraina sul territorio russo continua a sollevare qualche perplessità in alcuni governi, a partire da quello italiano. Anche questo aspetto sarà sul tavolo durante la discussione sul rinnovo della missione di addestramento che, in base al mandato, mira a «rafforzare la capacità» dell’esercito di Kiev di difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina «all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale».