la Repubblica, 27 agosto 2024
In memoria di Enzo Baldoni
Alla fine di agosto del 2024, vent’anni fa, una banda di islamisti, di quelli che sgozzano, rapiva e poi uccideva, in Iraq, Enzo Baldoni, giornalista freelance (scriveva per quella irripetibile rivista che fu ilDiario di Enrico Deaglio). Pubblicitario, traduttore, viaggiatore, Baldoni è stato un uomo intelligente, spiritoso e molto civile, nel senso profondo del termine: rispettava gli uomini e il mondo. Incivile – specularmente – fu lo schifoso dileggio al quale, da morto, venne sottoposto dal giornale Libero, per mano di Vittorio Feltri e Renato Farina. Questo mestiere può essere anche abominevole, se sono abominevoli le intenzioni che lo armano.Se volete sapere meglio chi fu Baldoni, vi consiglio il lungo ricordo di Giacomo Papi sulPost.Milano, che fu la sua città di elezione, potrebbe fare qualcosa di più per non dimenticare la figura di questoglobetrotter irrequieto, inerme e sorridente. Ci sono persone che è impossibile domare per la loro arroganza, e persone che è impossibile domare per la loro mitezza, e allegria. Di fronte all’incendio del mondo c’è chi versa fuoco e chi cerca di spegnerlo, e Baldoni era tra i secondi. Il fatto che gli attizzatori siano in maggioranza non toglie nulla alla ragione della minoranza soccombente. Dalla parte del torto sono i conformisti, non i pensierosi.Pochi mesi prima di morire, Baldoni aveva scritto a un amico: “Non sono un Rambo o uno sconsiderato. Metto sempre le cinture in auto, portavo il casco sul cinquantino anche quando non era obbligatorio e prendo sempre tutte le precauzioni necessarie. Ho solo imparato che chi ha paura della morte ha paura della vita. E a me la vita piace parecchio”.