la Repubblica, 27 agosto 2024
L’assassino di Sharon Verzeni si è reso invisibile
Chi ha ucciso Sharon Verzeni? Lo si cerca nelle oltre cento audizioni in caserma, e nelle cento ore di filmati della notte del 29 luglio scorso estrapolati dalle 60 telecamere, pubbliche e private, attorno alla scena del crimine. Via Castegnate, la stradina più centrale del paesino della Bergamasca, tante le finestre con affaccio diretto sul marciapiede. Dalla quarantina di sagome immortalate, in un mese trenta sono state identificate: dieci, a oggi, sono ancora senza un nome.Una traccia vera, a oggi, non c’è. Come non c’è un’immagine delle quattro coltellate mortali, né un testimone oculare dell’aggressione. Ci sono invece buchi nelle telecamere sul suo percorso. E forse angoli ciechi nell’obiettivo elettronico sotto casa. L’omicidio della barista, pur nell’apparente imperfezione di essere avvenuto in mezzo alla strada, davanti e vicino a diverse finestre, nel centro del paese, e forse anche con una discreta dose di fortuna per chi l’ha commesso, inizia a somigliare a un delitto perfetto?Sulla scena del crimine, nel punto in cui avviene, non ci sono telecamere. Il killer sapeva dove colpire e come muoversi? La certezza: Sharon Verzeni è stata vista viva l’ultima volta dalla telecamera di piazza VII Martiri. Da lì si è poi avviata in via Castegnate, di rientro dopo la passeggiata serale che da qualche tempo faceva. E «spesso intorno alle 23,30, e da sola» hanno detto i vicini di casa in via Merelli, villette una attaccata all’altra. Al 29 di via Castegnate, secondo la ricostruzione investigativa perché mancano telecamere e testimoni, la 33enne è stata accoltellata: è lì difatti che viene vista da una residente alla finestra barcollare, attraversare la strada e aggrapparsi all’inferriata del 32 per poi cadere all’indietro.Dalla piazza al luogo del delitto ci sono undici telecamere in 400 metri. L’ultima che conta è quella davanti al tabaccaio: quella che consegna agli investigatori l’immagine dell’uomo in bici che passa a quell’ora contromano, ancora non identificato. E che gli inquirenti presumono possa essere stato visto da un residente di 76 anni: prima avrebbe detto che dormiva, poi si è visto che la telecamera lo ha inquadrato sul terrazzo a fumare, girando la testa (è indagato per falsa testimonianza). In mezzo, tra la piazza e il tabaccaio, ci sono diversi metri di strada e buchi di copertura.Sono tre le vie di fuga possibili. La prima, dalla piazza, è quella del maxi condominio poco dopo la banca, un porticato buono per nascondersi e un grande cortile, nessun occhio elettronico e una strada discreta verso un parcheggio. Proseguendo, c’è via Primo maggio, sulla sinistra: la telecamera sulla villetta inquadra solo il giardino e non la strada e da lì, in un attimo, si arriva in via Rota. E poi non si può escludere, come fugaipotetica, anche la strada senza uscita proprio davanti al punto dove Sharon è stata aggredita. Qualcuno, senza essere visto, potrebbe averla percorsa, per poi scavalcare nei giardini delle villette fino alla strada.Supposizioni, possibilità, ipotesi, in mancanza di certezze. Sicuro è invece che Sharon Verzeni era uscita da casa poco dopo la mezzanotte. La telecamera all’inizio di via Merelli difatti l’ha ripresa, è fissa sulla stradina. Potrebbe avere un angolo cieco? Dietro, sui campi. Il compagno, Sergio Ruocco, non indagato ma ultimamente sempre in caserma, quella notte è stato trovato a letto dai carabinieri, arrivati dieci minuti alle 4. Tre ore dopo il delitto. Sul retro della villetta, c’è una siepe, e nessuna telecamera. Sul suo alibi si continuano a cercare maggiori certezze.La donna quella notte fa un lungo percorso. Svolta in via Casolini, dove non è detto che la telecamera però la riprenda, si allunga alle spalle del municipio fino al Centro sportivo dove l’obiettivo la inquadra, e di lì approda in via Roma e – passata una rotonda – in piazza VII Martiri, il cuore della cittadina. Dove va incontro al suo assassino. «Penso sia qualcuno che non conosciamo» ha detto ieri Sergio Ruocco ai cronisti.Il padre della 33enne, Bruno Verzeni, ha detto invece così: «Siamo sicuri che non sia stato Sergio. Penso di tutto e di più in questi giorni. Ho fatto tutte le supposizioni di questo mondo. Ma certo non è stato qualcuno che la conosceva bene». Dalle sue parole, finora sempre misurate, sembra quasi avere un’idea in testa. A chi gli chiede: ma chi? Lui risponde: «Non saprei».