Corriere della Sera, 27 agosto 2024
Il bazar del crimine è aperto su Telegram
Per chi ha una mente innocente, Telegram è un’app di messaggistica come tante altre. Ci sono le chat singole, i gruppi con più partecipanti, o i canali: uno scrive, gli altri leggono. L’idea è di unire utenti accomunati da interessi simili. Cerchi le ultime notizie? Accontentato. Ti interessano solo le foto di gatti? Un classico. Devi comprare un fucile con mirino, due caricatori e 170 munizioni? Basta trovare il canale giusto. «Si tratta di una piattaforma di comunicazione ma che grazie all’anonimato che può garantire, come molte altre piattaforme in rete, viene sfruttata per attività criminali», spiega al Corriere Ivano Gabrielli, direttore della polizia postale.
ProstituzioneRispetto però ad altri luoghi online «nascosti», come il dark web, Telegram ha dalla sua la semplicità di utilizzo. «L’app di fatto permette di creare canali da cui fare broadcasting verso un elevato numero di utenti», prosegue Gabrielli. «E questo ha portato rapidamente allo sviluppo di attività illegali». Si va da gruppi terroristici a quelli pedopornografici, fino ad arrivare alla vendita di armi, droga, sesso, documenti. Il tema non è solo legato al modo in cui si utilizza lo strumento, ma proprio a come è stata progettata l’app. Telegram infatti, rispetto ad altri servizi di messaggistica, dà la possibilità di nascondere il proprio numero di telefono quando si interagisce con gli utenti. Il biglietto da visita diventa lo «user name», cioè il nome dell’utente, che può essere inventato di sana pianta. Da qui il fiorire del sottobosco criminale.
GeolocalizzazioneMa se usare Telegram è semplice, per accedere alle vetrine dell’illegalità bisogna sapere come muoversi, a chi chiedere. In alternativa, si può sperare nella «buona sorte» e attivare la geolocalizzazione sul proprio dispositivo. Tramite la funzione «trova persone vicine» è possibile visualizzare gli utenti che hanno deciso di rendersi visibili tramite appunto la localizzazione. C’è chi usa questa funzione per pubblicizzare la propria attività legale, ma la maggior parte delle utenze che si possono trovare in questo modo – l’abbiamo provato in una zona centrale di Milano – sono lì per vendere qualcosa che non si può commerciare alla luce del sole. Soprattutto sesso (il 50% di chi si geolocalizza lo fa per quello), ma anche ben altro. Sulle utenze si possono vedere i prezziari: per un passaporto falso – ma lo slogan dice che «tutti i documenti che forniamo sono originali e validi al 100% e registrati nel sistema del database» – bastano 3.500 euro, per un fucile automatico Ak47 1.300.
Per la compravendita reale bisogna poi passare sul canale dedicato. Qui inizia la trattativa con le persone, anonime, che si nascondono dietro al nome del canale. Chiediamo dunque come fare per avere 10 grammi di marjuana, la persona risponde (in modo molto gentile) e ci fa sapere che il costo è di 75 euro, benzina (per la consegna) compresa. Consegna che avviene entro 60 minuti dall’ordine, tramite rider, fornendo la propria posizione sull’app.
Rischio truffeLa discussione si ferma sul metodo di pagamento: «essendo la prima volta», ci viene richiesto di comprare una ricarica per un servizio online pari al prezzo concordato e di comunicare il codice. Solo a quel punto parte la consegna. Ma sorge un dubbio: l’attività, sicuramente illegale, è di vendita di droga o si tratta di un tentativo di truffa? Perché fornendo i codici in anticipo non si può avere la certezza della consegna. E poi non c’è nessuno con cui reclamare.
«Molto spesso questi canali non sono altro che specchietti per attirare le persone e poi truffarle», ci conferma Gabrielli. «Sono spazi digitali che vengono aperti e chiusi con rapidità, il tempo di mettere a segno qualche colpo». Succedeva durante la pandemia, quando fiorivano canali Telegram dove acquistare un green pass. «Ma chi ci ha provato ha solo perso i soldi. Durante le attività di investigazione troviamo e chiudiamo centinaia di questi canali che svolgono attività illegali. Quello che resta difficilissimo è riuscire a risalire alle persone che ci sono dietro».