Corriere della Sera, 27 agosto 2024
Pavel Durov accusato di pedopornografia e altri 11 reati
Davvero un uomo come Pavel «Pasha» Durov può essere stato così imprudente da metter piede in un Paese in cui da oltre un mese l’attendeva un mandato d’arresto?
All’apparenza è andata così. Il jet privato su cui viaggiava da Baku, Azerbaigian, ha chiesto l’autorizzazione all’atterraggio all’aeroporto di Le Bourget, scalo minore alle porte di Parigi, comunicando la lista passeggeri. E il capo di Telegram, 39 anni, è stato fermato sabato sera a bordo pista dalla Polaria francese. Domenica la carcerazione è stata prorogata di 4 giorni.
Diffusi i capi d’imputazione, dodici, in relazione a un’inchiesta aperta l’8 luglio: «complicità» in reati enormi a partire dalla diffusione di materiale pedopornografico, che sarebbe stata la scintilla del caso, fino alla violazione delle norme sugli stupefacenti; dal favoreggiamento della criminalità organizzata al riciclaggio. L’amministratore delegato di Telegram è accusato di consentire che sulla sua piattaforma vengano commessi delitti gravi senza intervenire né consentire controlli.
C’è sotto qualcos’altro? Lo stresso presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto ieri (su X) per chiarire che «l’arresto rientra in un procedimento giudiziario in corso. Non è in nessun modo una decisione politica». Censura? «La Francia è e resta più che mai legata alla libertà di espressione e di comunicazione (...) nei limiti della legge». Ma la diplomazia si muove sul filo dell’incidente: l’ambasciata di Mosca sostiene di non poter contattare il proprio cittadino; che ha lasciato la Russia da dieci anni, risponde Parigi, ed è naturalizzato francese.
Criminalità
Tra i reati contestati anche riciclaggio e favoreggiamento della criminalità organizzata
La questione resta così dentro i confini dell’Esagono, ma non perde l’aura di mistero. Primo. Perché Pasha era a Baku e il presidente russo Vladimir Putin ha sentito la necessità di precisare, attraverso il suo portavoce, di «non averlo incontrato»? Secondo. Gli inquirenti francesi lasciano filtrare che si è trattato banalmente di una superficialità, il desiderio di una cena sulla Senna, «il senso di impunità», ma c’è anche chi fa l’ipotesi di un accordo. O di uno scambio. Impossibile?
Telegram in un comunicato dichiara che il capo «non ha nulla da nascondere e viaggia frequentemente in Europa. È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili per l’abuso che se ne fa. Quasi un miliardo di utenti la utilizza come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali». Tanto in Ucraina, per esempio, ancora ieri il presidente Zelensky si è espresso via Telegram. Tanto anche in Russia, dove ugualmente è considerato uno strumento di propaganda e di guerra.
Via messaggi circola ora l’immagine di un missile con la scritta in caratteri cirillici «Per Durov» puntato verso Ovest. In molti, militari o civili, stanno abbandonando l’App in queste ore perché la considerano compromessa.
Perché Pasha Durov ha i codici di accesso a molti mondi sommersi. Se avesse deciso di concedere un mazzo di chiavi in cambio, per esempio, di protezione? Quali porte potrebbe aprire?