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 2024  agosto 26 Lunedì calendario

Biografia di Licia Colò

Licia Colò, quando si è innamorata la prima volta?
«A 14 anni, ed è durata fino ai 25».
Si chiamava Michele, ambientalista di destra.
«Chi glielo ha detto?». 
Ho studiato!
«Mah, ieri ho intervistato una fantastica signora di 97 anni, autonoma, scrive libri, e le ho chiesto cosa non rifarebbe se tornasse indietro. Mi ha risposto: nulla. Ecco, io ho sbagliato tante cose...».
Anche Michele?
«Tornassi indietro, non rivivrei quell’amore. Anche se poi la parte razionale ti fa dire che noi siamo il frutto delle nostre esperienze. Però quella persona ha creato in me molte fragilità, tra l’altro in un’età così delicata».
Ci faccia un esempio.
«A mia figlia ho sempre detto che esistono persone, non voglio etichettare maschi o femmine, che tentano di controllarti sminuendoti e questa è una vigliaccata che non bisogna permettere. Quella persona lì in molte occasioni mi ha fatto sentire una nullità. Io ero una bella ragazza, ma non mi sentivo tale perché lui guardava sempre le altre. Lui era basso, però diceva che ero io quella alta. Stupidaggini. Possono dirti che sei bella e intelligente, ma se l’uomo cui tieni e al quale dunque dai un potere su di te sostiene il contrario...».
Com’erano i suoi genitori?
«Mia mamma, Marta, era pazzesca. Per anni ha insegnato alle elementari, poi abbiamo cominciato a lavorare insieme: era la mia manager, consigliera, scrittrice, ispiratrice. La mia più cara amica. Per gli altri sono sempre stata “la figlia di Marta”, lei non era “La mamma di Licia Colò”».
E suo padre?
«Si chiamava Giancarlo. Molti lo consideravano matto e lui mi diceva: “Amore mio, ricordati che è la cosa migliore, così può fare quello che vuoi”. I miei si separarono quando ero giovane, ma non mi sono mai sentita abbandonata da lui, perché sapeva essere presente. Anche se partiva, stava via sei mesi e non sapevamo dove fosse».
Non era pilota Alitalia?
«Sì, ma questo succedeva dopo la pensione: diceva di aver viaggiato tantissimo senza aver visto nulla e voleva recuperare. Dopo la sua morte ho scoperto che aveva amici in tutto il mondo, mi hanno scritto lettere bellissime».
E sua sorella?
«Mio padre ha scoperto che esisteva Gioia quando lei era già grande. È nata prima che lui incontrasse mia madre. Ci siamo conosciute quando è mancato, tre anni fa».
Che sentimenti prova?
«Forse siamo amiche, perché ci siamo scoperte sorelle già molto grandi. Mi colpisce che sua madre l’abbia chiamata Gioia: pensi che grande amore ha avuto per la figlia, cresciuta da sola in anni in cui non era facile farlo. È una donna molto solare, mi ricorda mio padre. Stiamo cercando di costruire un rapporto. Ho due nipoti. Si sono già conosciuti con mia figlia».
Liala, 19 anni a ottobre.
«È una ragazza molto indipendente, gliel’avrò pure trasmessa qualcosa! In pieno Covid, quando i ragazzi erano stravaccati nella loro stanza, ho detto al mio ex marito che dovevamo coinvolgerla. Le abbiamo fatto fare corsi da operatrice video, per imparare le lingue. Le abbiamo fatto fare la schiava, perché doveva imparare tutto. Poi, non ancora maggiorenne, ci ha detto che voleva viaggiare da sola. Io ero entusiasta, il padre me ne ha dette di tutti i colori».
Addirittura?
«Per lui sono una madre degenere... Ha cominciato un percorso da travel blogger: ama viaggiare “in solo”, pare si dica così per chi parte in solitaria. E lavora nella moda».
Il magazine «StarSystem» le ha appena dedicato una copertina digitale. 
«Belle foto e ammazza!, un’intervista con uno spazio che io non ho mai avuto».
Ha mai avuto paura, quando ha scoperto di essere rimasta incinta? 
«Paura di niente, mai. Avevo più di 40 anni e il medico mi disse che la gravidanza non era una malattia e potevo fare quello che mi pareva. Così ho fatto. Ho continuato a viaggiare, ad arrampicarmi, a mangiare quello che volevo, tranne i cibi crudi. A Taiwan spazzolai qualsiasi cosa. All’ottavo mese e mezzo andavo ancora in onda con il pancione. A quel punto per mettermi paura il medico disse che dovevo restare a letto».
Parliamo di Alessandro Antonino, il suo ex marito?
«L’amore più bello e importante della mia vita, e non solo perché mi ha dato Liala. No ho amato nessuno come lui e ne ho la prova: volevamo un figlio e i medici, per errore, mi dissero che avevo una brutta malattia e che non avrei potuto averne. In quel momento il mio pensiero disperato non era per la presunta malattia, ma perché non potevamo avere un figlio. L’ho amato proprio tanto... Detto questo, è durato poco».
Ma avete annunciato il divorzio nel 2023, dopo 19 anni!
«Detesto l’ipocrisia ed essere dipinti come la famigliola felice mi disturbava. Tra di noi è finita del tutto dopo 15 anni, però era finita già prima. Sono io quella che ha cercato di aggiustare il tiro».
Dunque non ha deciso lei?
«Al contrario! Per Alessandro noi siamo ancora una coppia perfetta. Capisce che partendo da punti di vista così diversi, non si può arrivare da nessuna parte».
Però lavorate insieme.
«Sì, ma è difficile: in una coppia mancano i filtri, ma tra colleghi ci vogliono. Lui davanti agli altri mi tratta come l’ultima ruota del carro».
Ora è innamorata?
«No, purtroppo. Sognerò sempre il Principe Azzurro, ma la fregatura è che non esiste: prima o poi ci scriverò un libro. Da startrekkista fanatica, sto aspettando l’ologramma dell’uomo ideale».
Per certe faccende l’ologramma mica basta...
«Le cose pratiche si possono risolvere diversamente».
Meglio stare con un uomo di 29 anni più grande o di 11 più giovane?
«L’età non fa la differenza, finché non diventa un limite. Oggi Nicola Pietrangeli ha 90 anni ed è inutile che ce la raccontiamo. Quando mi sono innamorata di lui ne aveva 54 e forse l’unico limite erano le rughe, chissà? Alessandro non aveva nulla più di lui».
Pietrangeli pare abbia ancora un debole per lei.
«Può avere tutti i deboli che vuole, io oggi non potrei stare bene con lui».
Alla festa dei 90 anni c’era.
«Certo, gli ho fatto volentieri da cavaliera. Io e Nic non ci siamo mai rifrequentati, dopo la fine della nostra storia, però quando mi ha invitata ho spostato il lavoro per essere presente».
Il 31 agosto torna su La7 con le nuove puntate di «Eden – Un pianeta da salvare». Quale programma le è rimasto nel cuore?
«Mi faccia dire quello che non mi è rimasto nel cuore: Alle falde del Kilimangiaro».
Ahia.
«Mi ha dato tanto, ma non è il programma che mi ha dato di più: quello semmai è L’Arca di Noè su Canale 5, la chiave di volta della mia carriera. Kilimangiaro è il programma che mi ha fatto più soffrire, non lo rimpiango».
Mi dica l’ultima cosa molto sentimentale che ha fatto.
«Sono in Trentino a casa di mia madre: non ho cambiato nulla da quando è mancata, due anni fa. Nel giardino teneva tre nanetti per me orribili, ma da quando è volata in cielo mi facevano pensare a lei. Qualche insensibile li ha rotti e ci sono rimasta malissimo. Ieri dal fioraio ho visto questi nanetti e non ho resistito: sono brutti pure loro, ma li ho presi».