il Giornale, 26 agosto 2024
In difesa di Pavel Durov
Bene, giusto fare pulizia sui social e sui servizi di messaggistica, ma se la legge è uguale per tutti ora sono a rischio tutti i genietti che dalla Silicon Valley hanno invaso il mondo con le loro reti. Oppure qualcosa non torna.
Due o tre avvertenze per i lettori, giusto per lasciare da parte alcuni equivoci. Telegram non è un paradiso, né l’ultimo baluardo della libera circolazione delle idee. E, per inciso, ha contribuito a veicolare opinioni e posizioni che spesso non abbiamo condiviso. Ma non è neppure la discarica indifferenziata di tutte le idee più tossiche delpianeta. È un mezzo di comunicazione fondato da un misterioso imprenditore nei confronti del quale non nutriamo alcuna particolare simpatia, ma piuttosto
coltiviamo dubbi. Fatte queste doverose premesse, il suo arresto piomba nel mezzo del dibattito sul free speech,- a pochi giorni dall’attacco del commissario europeo Thierry Breton a Elon Musk – e lo intorbidisce ulteriormente. Al netto delle ragioni della giustizia francese e delle porcherie che sono transitate sulla piattaforma di Pavel Durov, utilizzando un’iperbole, è come arrestare l’inventore del telefono perché delinquenti e terroristi lo utilizzano: un metodo molto illiberale.
Se i fondatori di ogni piattaforma sociale sono responsabili di ogni cosa che essa veicola, allora devono essere tradottitutti in galera, ma proprio tutti: dal politicamentecorrettissimo e democraticissimo (nel senso del partitostatunitense) Mark Zuckerberg al politicamente scorrettissimo e trumpiano Elon Musk, il quale infatti si èaffrettato a dire, con un misto di provocazione e preoccupazione, che «il prossimo sarà lui».
Perché è evidente che contenuti illegali, in un modo o nell’altro, al netto di diversi livelli di crittografia, transitano su tutti i social network che abbiamo nei nostri smartphone. Solo che l’Occidente progressista sembra essere molto più occhiuto con chi è meno conforme, vedi Telegram. Con il risultato che – colpendo quello che da molti viene definito «il network dei complottisti» – si alimentano altri infiniti e stucchevoli cospirazionismi. Invece a noi, che non crediamo ai complotti, tutta questa furia censoria in Europa, purtroppo, sembra normale.