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 2024  agosto 26 Lunedì calendario

Antonio Tajani va al raduno dei boy-scout (vuole i i voti dei cattolici)

La foto politica di giornata, nel cuore del Nordest conteso tra FdI e Lega, è questa: il leader di FI e vicepremier, Antonio Tajani, circondato da ventimila capi scout, dal cardinale Matteo Zuppi e da diciotto vescovi, dal sindaco veronese Damiano Tommasi e dalle tre ex ministre Pinotti, Bonetti e Garavaglia più da Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire oggi europarlamentare. Chiesa e centrosinistra al completo e in prima fila, come in tutti i tre giorni del maxi raduno Agesci del 50°: assenti invece pure alla messa conclusiva, celebrata dal presidente Cei, esponenti e leader della destra di governo, compreso il governatore veneto Luca Zaia, solitamente attento a non mancare nemmeno la più piccola sagra di paese. A confermare la crescente distanza tra mondo cattolico e destra anti-stranieri e pro-Autonomia, l’isolamento dell’ex scout Tajani tra decine di manifesti alzati dai giovani con la scritta “Felici di accogliere, Ius scholae”.Non è però solo uno scatto sorprendente a sancire lo strappo di Tajani, già reduce dal meeting di Cl a Rimini, rispetto alla chiusure di Meloni, Salvini e Vannacci su valori cristiani e diritti civili. L’unico esponente politico citato dal ministro degli Esteri, invitato a chiudere la “Route” del mondo scout, è stato il defunto presidente del parlamento europeo David Sassoli, sempre Pd. «Io però – l’imbarazzata giustificazione di Tajani rispetto a una frattura attentamente non evitata – non ci penso nemmeno a minare l’alleanza di governo. La priorità resta la manovra economica, ma su Ius scholae e Autonomia dentro la coalizione ci sono idee e valori di riferimento diversi ed è giusto discuterne». Opportuno fino al punto da allineare FI, su questioni cruciali come accoglienza, diritti civili e Autonomia, sulla linea Cei-centrosinistra-M5S, opposta a quella dei partner di destra. «Io devo occupare lo spazio vuoto al centro tra Meloni e Schlein – il mantra di Tajani a Verona – altrimenti inItalia non si vince e si fa la fine di Le Pen in Francia. Al governo con Pd e 5S però non ci andrò mai, il mio impegno è con il centrodestra».A spostare il peso della sua scelta politica di «essere qui anche da solo», i richiami del cardinale Zuppi, di capi e guide scout. Il presidente Cei, dopo il messaggio di papa Francesco, ha denunciato il «rischio che a prevalere sia l’Autonomia di ogni tribù», tra gli applausi ha avvertito che «solo insieme si rinsalda il patto di alleanza di un popolo» e ha esortato a «non chiedere il passaporto a chi s’incontra». Chiara anche la linea del Vaticano sulla cittadinanza: «Accogliere tutti – l’invito di Zuppi – e considerare come proprio Paese l’intera casa comune, rifiutando la politica più attenta ai sondaggi che alle persone». Applausi e cori di condivisione, dai ventimila scout, in anticipo da anni su temi come parità di genere, libertà religiose, diritti Lgbte accoglienza dei migranti. Piena, sul palco del raduno, l’adesione di Tajani ad aperture che in parlamento sono proprie del centrosinistra. «Nulla di strano – ha insistito – se dentro il governo si hanno idee diverse. La famiglia Berlusconi può dare consigli, ma non detta la linea. LoIus scholae non è la priorità dell’autunno e io non dò aut aut: è chiaro però che al termine positivo dell’interno ciclo della scuola dell’obbligo, qualsiasi sedicenne deve vedersi riconosciuta la possibilità di fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana. Nessun lassismo, nessun arretramento sui clandestini e no alloIus solipreteso dalla sinistra: chiedete però alle imprese cosa ne pensano sulla concessione del passaporto italiano a chi studia qui, parla la nostra lingua, rispetta la Costituzione e canta il nostro inno. Non mi risultano contrari, nella quarta nazione mondiale per esportazioni».Fuori dal coro di destra, il vice di Giorgia Meloni, anche sull’autonomia. «L’abbiamo votata – ha ripetuto – e non pensiamo che il referendum aiuti a risolvere i problemi del Sud. Ora però va fatta bene per tutelare tutti i cittadini. Vigilare, non significa minare il governo». Minaccia piuttosto di minarlo la conclusione locale che il vicepremier ha voluto anticipare, di un anno e mezzo, senza esserne sollecitato. «Rispetto alle regionali in Veneto – ha detto a sorpresa – il nostro candidato sarà Flavio Tosi. È un vincente e sul tavolo della coalizione FI metterà il suo nome». Spazzati via il quarto mandato ancora preteso dal leghista Zaia, storico rivale dell’ex sindaco di Verona, e le ambizioni del senatore meloniano Andrea De Carlo. Dal sì Ue a Von der Leyen allo Ius scholae, dal “ni” all’Autonomia alla pretesa della guida del Veneto «per il secondo partito del centrodestra»: lo scout Tajani sarà pure «un partner politico leale», ma con la sua voce il mondo cattolico comincia a dire che se la destra si rivela estrema deve cercarsi un’altra base.