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 2024  agosto 26 Lunedì calendario

Biografia di Pavel Durov, lo Zuckerberg russo che fondò Telegram

Si veste solo di nero, come Neo di Matrix. Non consuma alcolici, non fuma, non beve caffè e non mangia carne. Una volta ha provato a rimanere senza cibo per sei giorni, per capire se il digiuno migliorava la sua produttività. Ma è anche la persona che nel 2012 ha lanciato aeroplanini fatti con banconote da 5 mila rubli dal suo ufficio di San Pietroburgo e che nel 2017 si è inventato la sfida social «PutinShirtless» per invitare gli utenti di Instagram a ritrarsi a petto nudo prendendosi gioco di Putin. A cominciare da lui. 
Sobrietà ed eccesso: le parole d’ordine che sembrano guidare la vita di Pavel Durov sembrano essere in netta contrapposizione. Proprio come gli obiettivi per cui la sua creatura, Telegram, viene usata. Tra gli oltre 900 milioni di utenti attivi troviamo chi cerca un luogo per sfuggire a persecuzioni e discriminazioni di governi autoritari. E chi, al contrario, usa quella stessa libertà di «espressione» per compiere i peggiori reati. Ma tutto è perfettamente coerente nelle intenzioni di Pavel Durov, che sin dal 2013 descrive Telegram come una piattaforma sicura e libera da ogni costrizione politica. Mai a scapito della privacy, ma con l’inevitabile compromesso di finire per accogliere il bello e il brutto. 
Nato a Leningrado, nell’ex Unione Sovietica, nel 1984, Durov trascorre l’infanzia a Torino per poi tornare in Russia per frequentare il liceo e l’università (si laurea in filologia). Insieme al fratello Nikolai, genio dell’informatica, fonda nel 2006 VK (o VKontakte), un social network molto simile a Facebook e che ancora oggi è il più usato nel Paese. Mark Zuckerberg è infatti uno dei suoi modelli, insieme a Steve Jobs. E proprio come Jobs e Wozniak di Apple, lui e il fratello formano la combinazione perfetta. Lui la mente, il mago del marketing. Nikolai il braccio, lo smanettone per cui i computer non hanno segreti. Durov ben presto si ritrova a dover abbandonare il suo primo progetto. Dopo essersi rifiutato di consegnare al governo federale i dati personali di un gruppo attivo su VK che protestava apertamente contro Putin, viene costretto a venderlo. «Preferisco essere libero che prendere ordini da qualcuno», dichiara nel 2014, appena prima di abbandonare il Paese.
Nel mentre aveva già messo le basi per il suo secondo progetto, quello che lo porterà al successo globale. Telegram nasce nel 2013 ed è tra le prime app a basarsi sulla sicurezza delle chat. I suoi data center sono sparsi per il mondo, mentre per la sede centrale viene scelta Dubai. Negli Emirati Arabi Uniti, Durov ha poi preso la cittadinanza, e nel 2021 ha ottenuto anche la cittadinanza francese. Nata come alternativa a WhatsApp, Telegram è in realtà molto diversa. Più che un’app di messaggistica, è un social network, con diverse e molteplici funzionalità che si adattano a diverse tipologie di comunicazione. Ci sono le chat private, ma anche i gruppi (che accolgono fino a 200 mila partecipanti), ci sono le chiamate vocali e quelle video, si possono condividere documenti, foto in alta definizione, file. Tante di queste funzioni, nel tempo, sono state poi portate anche su WhatsApp – ad oggi ancora l’app di messaggistica di gran lunga più utilizzata al mondo – tra cui i canali, dove un utente o una organizzazione può parlare direttamente a tutti i suoi/loro fan, seguaci, follower. Telegram piace, per ciò che si può fare ma anche per quei mantra di libertà che Durov continua a professare. E nonostante abbia sempre dichiarato che il suo obiettivo non sono i profitti, oggi – calcola Forbes — l’imprenditore può vantare un patrimonio di 15,5 miliardi di dollari. 
Negli anni ha poi tentato il lancio di nuovi servizi, come la criptovaluta Gram e la piattaforma The Open Network basata su blockchain, per creare un sistema di pagamento da utilizzare su Telegram. Dopo aver raccolto investimenti dai grandi nomi della Silicon Valley per un totale di 1,7 miliardi di dollari, entrambi i progetti sono stati bloccati dalla Sec (Security and Exchange Commission), l’agenzia americana che vigila sui mercati di Borsa.
La libertà di espressione, che promette sulla sua piattaforma viene in particolare sfruttata in quei Paesi dove le comunicazioni sono controllate da governi autoritari. Per esempio nella sua stessa Russia, dove dallo scoppio del conflitto in Ucraina è diventata l’unica via attraverso cui far passare notizie diverse da quelle approvate dai canali ufficiali. 
Se è vero che in tante parti del mondo, da Hong Kong all’Iran, la creatura di Durov è stata un valido aiuto per poter lottare per i propri diritti, è altrettanto vero che su Telegram si trova di tutto. E viene davvero usata per traffico di droga, pedopornografia, pirateria, ricatti e sextorsion, terrorismo. Proprio per questo, per la sua reticenza a porre un qualsiasi tipo di moderazione e di voler rimanere una «piattaforma neutrale» senza nessun «ruolo geopolitico», viene considerato complice di tutti i crimini commessi su Telegram dagli inquirenti francesi.