Corriere della Sera, 26 agosto 2024
Luigi Di Maio sfotte Giuseppe Conte
«Grillo può stoppare Conte, ma Giuseppe gli porterà via l’argenteria e gli cancellerà pure il contratto di consulenza da 300 mila euro». Luigi Di Maio riappare all’improvviso ed entra a gamba tesa nel durissimo braccio di ferro nel suo ex partito. Da quando l’ex capo politico aveva dato l’addio al M5S, per poi essere incoronato Rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico, gli interventi sulla politica italiana erano stati centellinati. Questione di etichetta per il suo delicato incarico istituzionale, ma anche del low profile scelto dopo il flop dell’operazione politica basata sulla scissione dal Movimento con oltre 60 parlamentari, per fondare Impegno civico. Poi la nuova vita, tra Bruxelles e il Medio Oriente, in attesa che la sua compagna Alessia D’Alessandro dia alla luce il loro primo figlio, tra pochi giorni.
Ora però, mentre tra «Beppe» e «Giuseppe» si profila lo scontro finale per il controllo dei 5 Stelle, tanti ex (e vertici attuali) chiamano in causa «Luigi». E lui, mentre sta salendo a bordo di un jet verso l’Arabia Saudita, si lancia in un durissimo j’accuse: «Conte eviterà la scissione. Ma se capisce che può inibire l’uso del simbolo attraverso un contenzioso e contestualmente creare un nuovo partito con nuovi gruppi parlamentari lo farà – spiega al Corriere —. Però il vero tema per Conte sono i voti degli italiani. È vincitore internamente, ma totalmente perdente nel consenso nazionale». All’AdnKronos, l’ex leader M5S dice che Grillo potrebbe fermare il prossimo voto sulla regola del doppio mandato e sulla modifica del simbolo ma «non lo farà», perché ha perso il suo coraggio. E poi: il rischio, per il comico sceso in politica, è che Conte gli «tolga tutto», compreso quel pezzo di carta che gli garantisce 25 mila euro al mese, pagati dal partito a titolo di una non precisata consulenza per la comunicazione. Da una parte Grillo, che considera simbolo e regola del doppio mandato dei «pilastri insostituibili»; dall’altra l’ex premier, che vuole lasciare agli iscritti la possibilità di decidere su questi temi. Chi vincerà? «Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto», incalza Di Maio.
Eppure, secondo l’ex leader M5S, Grillo avrebbe in mano le carte giuste per stoppare Conte: «Nell’estate del 2021 – racconta Di Maio —, quando negoziai l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato». L’arma «fine di mondo» (per citare Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick) sarebbe l’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto, che – spiega Di Maio – conferisce al garante «una prerogativa oserei dire papalina» ovvero «il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto». Uno strumento inutilizzato, almeno per ora: «Grillo ha solo fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno (un classico delle decisioni di Beppe) – conclude Di Maio —. Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà».
La scissione e i voti
«L’ex premier eviterà
la scissione: vincerà nel partito ma perderà nel consenso nazionale»
Intanto la rivoluzione avviata da Conte per riformare i 5 Stelle va avanti e si fissano i primi paletti: il 6 settembre si concluderà la campagna d’ascolto. Per la resa dei conti finale si dovrà attendere il 19-20 ottobre, quando la base voterà online.