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 2024  agosto 26 Lunedì calendario

L’ultima giravolta di Nicola Morra, ex cocco di Beppe Grillo

Riecco un altro che ci ha ripensato. Un altro che aveva detto basta con la politica: «Torno a fare un altro lavoro e per di più conto di non votare». Nicola Morra, insegnante deluso dalla deriva governista dei 5 Stelle, è il primo candidato alla presidenza della Regione Liguria con il cartello Uniti per la Costituzione, lista già presente in Consiglio comunale a Genova con l’altro ex 5 Stelle Mattia Crucioli. Corre l’agosto del 2022, ultimi giorni del governo Draghi e di una legislatura forse tra le più folli della Repubblica, quando Nicola Morra, classe ’63, nato a Genova ma cresciuto a Cosenza, grillino della primissima ora, cocco di Beppe Grillo, due volte senatore tra il 2013 e il 2022, presidente della commissione Antimafia, annuncia di chiudere un capitolo della sua vita. Lo fa attraverso un video postato sul suo profilo Facebook: «Ho deciso di tornare a fare un altro lavoro da cittadino. E credo che sia la cosa più giusta». Inoltre, fa un ulteriore passo non dimenticando di avere cavalcato l’antipolitica: «Probabilmente mi asterrò dal votare, come facevo prima del 2011 allorquando a Cosenza si è presentato il M5S, per il quale sono stato candidato». La posizione di Morra appare monolitica. «Nicola è tutto d’un pezzo» dicono i colleghi che ne vogliono sottolineare la coerenza. D’altro canto, proprio per coerenza, l’ex presidente della commissione Antimafia decide di non sostenere il governo Draghi e così viene espulso dal M5S, assieme ad altri 14 parlamentari. Nel mezzo l’ex grillino si distingue per una serie di testacoda. Il più clamoroso, quello dopo la morte dell’ex governatrice azzurra Jole Santelli: «Era noto a tutti che fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso». Affermazione da cui prendono le distanze pure i 5 Stelle. Poi ritratta ma il caso è più che scoppiato. Non è la sola uscita che fa trasecolare gli ex compagni 5 Stelle. Nel novembre del 2021 finisce nell’occhio del ciclone perché, espulso dal Movimento, scrive alla presidente del Senato Elisabetta Casellati perché rivuole l’indennità di carica da presidente dell’Antimafia, circa 1.300 euro netti, e se possibile chiede anche gli arretrati visto che all’epoca della nomina aveva deciso di rinunciarvi. Si giustifica: «L’ho chiesto in modo da poterci pagare un giornalista, addetto stampa». Mossa che lascia di stucco mezzo Senato anche perché era stato lui stesso nell’aprile di quell’anno a vantarsi della moda lanciata dai grillini di rinunciare alle indennità di carica. Certo, dalla politica si può faticare a star lontani: a giugno corre, ed è eletto, al Consiglio comunale di Vado Ligure. Adesso spera che l’ultima giravolta lo porti più in alto: alla Regione Liguri