Corriere della Sera, 26 agosto 2024
Francesco Lollobrigida pubblica un post su Facebook per parlare della fine del suo amore con Arianna Meloni
«Non vi è alcun problema politico né con Giorgia né con Arianna e chi spera in questo non avrà grandi soddisfazioni. Semmai dovrà prendere atto che non erano i rapporti di parentela la ragione del mio ruolo. Buona domenica a tutti anche a chi ci vuole male». Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura di Fratelli d’Italia, ha stigmatizzato così i commenti all’annuncio di Arianna Meloni sulla fine del loro rapporto. A 24 ore da quell’annuncio, lontano dai microfoni, ha pubblicato un lungo post su Facebook. Per provare a fermare l’onda di curiosità scatenata dalla stessa Arianna Meloni con la rivelazione della fine della loro relazione. Notizia diventata presto virale, con seguito di meme. Una scelta che lei avrebbe fatto all’insaputa dell’ex compagno. E giù sono piovuti commenti severi che hanno rinfacciato ai due la scelta del doppio ruolo familiare e insieme governativo per lui, organizzativo e di partito per lei. Insieme a ondate di gossip e attacchi politici. Come quello della dem Stefania Pezzopane, che ha rinfacciato alle Meloni lo slogan elettorale: «Dopo la famiglia con Giambruno anche quella con Lollobrigida viene meno. Mi auguro che la piantino con l’odiosa retorica “Dio, patria e famiglia”. Meloni ha fatto anni di campagna sulla famiglia tradizionale che tra l’altro lei non rappresentava». Ma il messaggio serve soprattutto a fermare un altro tipo di speculazioni: che alla fine della relazione – comunicata adesso, anche se era così da tempo – possa anche collegarsi un cambio di status politico di un personaggio finora in primo piano nel partito e nel governo. Non a caso le parole del ministro hanno riecheggiato quelle di Arianna Meloni: «Il nostro progetto politico va avanti». «Non darò soddisfazione al voyeurismo di queste ore» e agli «scampoli di chiacchiere da ombrellone», ha scritto Lollobrigida. Sottolineando: «Non mi è mai capitato nella vita di gioire per un problema accaduto a un’altra persona. Anche del peggior nemico». «Non è bontà la mia, il sacerdote è mio fratello Maurizio – rivela –, ma semplice considerazione di quanto mi sentirei ridicolo a farlo. Provare gioia per il dolore degli altri o ridicolizzarlo mi appare una debolezza frustrante. Non trovare il modo di essere felici e festeggiare quando altri possano trovarsi nella medesima condizione patetico». Basterebbe riflettere, prosegue, «privandosi per un momento della maschera d’odio che condiziona questo atteggiamento» e chiedersi: «Perché? A che serve? A quanti innocenti faccio del male senza uno scopo?». A meno che lo scopo non sia politico. In tal caso, sottolinea lui, niente illusioni: casa Meloni resta unita.