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 2024  agosto 26 Lunedì calendario

Ultime dalla Francia, il giorno dopo l’attentato

PARIGI Chi l’ha aiutato a preparare l’attentato? Chi gli ha permesso di fuggire? L’inchiesta sul tentato incendio della sinagoga della Grande-Motte, in Camargue, riparte da qui. Dopo che le forze speciali francesi hanno catturato il presunto terrorista, 43 chilometri a Nord-Est.
Una figurina in controluce all’ultimo piano di un alto edificio popolare nel quartiere Pissevin di Nimes, alla finestra come se fosse in attesa, che ha cominciato a sparare contro il convoglio di agenti e in risposta al fuoco è stato ferito al viso; per le condizioni di salute ha potuto essere interrogato solo brevemente. Poche informazioni trapelate tra siti e televisioni: si tratterebbe di un cittadino algerino di 33 anni regolarmente residente in Francia, conosciuto per l’uso di stupefacenti (secondo la tv Bfm) ma non «schedato S», dunque mai intercettato, neanche lateralmente, in indagini sulla sicurezza nazionale. Con lui sarebbero stati fermati due coinquilini e un quarto uomo non meglio indicato, preso nella notte tra sabato e domenica. 
La procura antiterrorismo, incaricata del fascicolo, in base alle leggi d’Oltralpe ha ora 4 giorni per convalidare gli arresti e dare consistenza alle accuse. Soprattutto, gli inquirenti dovranno verificare l’effettiva sovrapposizione tra l’arrestato e l’uomo ripreso dalle telecamere di sorveglianza della sinagoga, con la kefiah rossa attorno alla testa e la bandiera palestinese fasciata alla vita; nelle mani due bottiglie di plastica vuote, rette dalla parte del tappo, che presumibilmente avevano contenuto liquido infiammabile. Elementi interessanti potrebbero arrivare dalle perquisizioni delle ultime ore in più di un appartamento, sequestrati telefoni cellulari e computer.
Il presidente Emmanuel Macron ieri alle celebrazioni per gli ottant’anni della liberazione di Parigi dai nazisti ha ribadito la “necessità di continuare a combattere senza fine l’odio e l’antisemitismo”. 
Molta attenzione all’uso delle bombole come ordigni, quattro quelle usate alla Grande-Motte, due grandi e due piccole. Perché non è la prima volta e sembra la ripetizione di una lezione che circola in rete per gli aspiranti jihadisti senza grandi mezzi a disposizione. Il precedente più inquietante, che ora viene ripassato, è quello delle tre donne che a settembre del 2016 avevano giurato fedeltà all’Isis e parcheggiato un’automobile piena di bombole di gas in centro a Parigi.
Controlli anche sui jihadisti da poco usciti di prigione, che in particolare nella zona tra la Provenza e l’Occitania si starebbero esercitando come «cattivi maestri», attirando potenziali terroristi sempre più giovani. Gli ultimi arresti sono di metà luglio, 5 ragazzi, tra cui una quattordicenne, che si sarebbero dichiarati soldati dello Stato islamico. La più piccola con il marito di 17 anni “sposato” al telefono avrebbe voluto raggiungere la Siria o il Mozambico per unirsi ai nuovi focolai dell’Isis. L’intervento della polizia, però, è stato soprattutto motivato dai piani che il gruppo di ragazzini sembrava avere in Francia: un attentato in una scuola.
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DALLA NOSTRA INVIATA
«Venite numerosi, ebrei ma non solo». La comunità francese si mobilita (e le forze di sicurezza si preparano a proteggerla) in un raduno oggi davanti alla moschea della Grande-Motte (già 200 agenti schierati) e in una manifestazione domani pomeriggio dalla piazza della Comédie, al centro di Montpellier, la città su cui la località balneare gravita. Sono appuntamenti locali che di questi tempi prendono però rilevanza nazionale, tra l’attentato incendiario di sabato e la settimana di consultazioni che si riapre. Mai come in questa stagione, con le ripercussioni che il nuovo conflitto mediorientale ha avuto in Francia, la questione dell’antisemitismo è diventata centrale. Per gli oltre ottocento episodi di violenza dall’inizio dell’anno, ma anche per l’uso che ne ha fatto la politica. Sotto accusa in particolare l’estrema sinistra della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che ha parlato più volte di «antisemitismo residuale». Il partito si candida a governare con la coalizione delle sinistre, nell’ostracismo di tutte le altre forze. Ieri il capogruppo gollista Laurent Wauquiez: «Gli insoumis sono un pericolo». Ancora ieri, alle celebrazioni per gli ottant’anni della liberazione di Parigi dai nazisti. «Speriamo che la manifestazione di Montpellier non sia solo degli ebrei – hanno scritto gli organizzatori su Facebook – ma di tutti i cittadini francesi». (a.cop)