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 2024  agosto 25 Domenica calendario

Intervista a Michele Masneri, scrittore, sulla sua casa

Michele Masneri lo si immagina dentro un raffinatissimo appartamento urbano, seduto a una scrivania poco disordinata a scrivere uno dei suoi numerosi articoli, uno dei suoi libri. L’ultimo, Paradiso, è uscito per Adelphi, e dentro ci sono passaggi di questo tipo: «Arredamento minimale: oltre al letto, una scrivania con una lampada genere Ikea, alle pareti librerie molto semplici, di legno, con le assi lievemente incurvate dal peso, che contengono sparuti volumi italiani e colorati tomi americani. Più che un superlativo posto di vacanze, la casa gli fa l’effetto di uno scarno rifugio con uso di spiaggia, dove potrebbe vivere indefinitamente la vita da scrittore che ha sempre sognato. In soggiorno, dove Junior ha aperto le imposte, una grande serigrafia di una palma di Schifano, su sfondo blu, sovrasta un tavolo giallo anni Cinquanta, mentre al centro della stanza troneggia una vecchia chaise-longue di Le Corbusier, un po’ impolverata, con la pelle di mucca bianca e nera screpolata».

È una fotografia perfetta, si direbbe che si tratta di una stanza che conosce bene. Le case sono per le persone quello che le copertine sono per i libri?

«Sì, ma purtroppo la mia casa è molto meno chic di una copertina Adelphi».

È vero, il suo appartamento non è raffinatissimo? Come mai non riesco a immaginarla in campagna?

«No, non è raffinatissimo. È un bilocale al quarto piano senz’ascensore. E non sono in campagna bensì a piazza Vittorio, dove abita “la fascia alta dei morti di fame”, come la chiamo io, scrittori, giornalisti, sceneggiatori. E dove ho ambientato pure una parte del romanzo. In campagna però ci sono nato, sul lago di Garda!».

In Girls le amiche si chiedevano: «Preferisci vivere in una bella casa con una brutta vista o in una brutta casa con bella vista?». Le giro la domanda e rispondo anche io: in una bella casa con brutta vista, ma solo se posso permettermi delle ottime tende.

«Io direi: nella casa più brutta del quartiere ma con una bella vista. Del resto se sei nella casa con la bella vista, è probabile che la brutta vista sei tu, cioè il tuo palazzo. Almeno non lo vedi».

Struttura, arredamento, accessori: insieme, formano una casa. Ma ci sono persone a cui basta una struttura, con un arredamento scelto a caso, accessori che solo servono a qualcosa, ma non hanno alcuna funzione estetica. Per lei qual è la condizione necessaria affinché una abitazione possa definirsi tale?

«La luce, l’aria e il silenzio. Non sopporto le case buie e rumorose, e le finestre chiuse. Sono lombardo e per me stare a Roma è sempre un po’ come stare al mare, mi sento sempre un po’ in vacanza. Quando ho comprato la piccola casa all’Esquilino, dieci anni fa, ero appena stato a vedere la grande mostra su Pasolini al Maxxi dove c’erano le foto della sua casa, credo quella di Rebibbia, un piccolo rifugio per scrivere, silenzioso e luminoso, lo descriveva, e con un po’ di mitomania mi sono comprato questo bugigattolo effettivamente silenzioso e luminoso».

La casa sapientemente adornata dà un’idea di frivolezza e dunque viene subito associata alle donne. Quando gli uomini vengono chiamati a parlare di case lo fanno sempre ad alti livelli, che si parli di architettura o di design, di tendine e ricami parlano le donne. Questo sta cambiando?

«Vero, l’architettura è sempre stata un po’ misogina e soprattutto omofoba. Pochissime le donne, e i grandi architetti maschi che si sono cimentati anche nell’interior o nel design sono sempre stati marginalizzati. Pensiamo a Gio Ponti o a Carlo Scarpa. L’architettura è stata sempre materia da macho. Pochissimi gli archistar ufficialmente gay. Philip Johnson lo era ma di nascosto. Però, dietro ogni grande casa c’è sempre un arredatore gay».

Anche le caverne venivano adornate. Ho l’impressione che lei viva nella casa dei suoi sogni, quindi non le chiederò di immaginare la sua casa ideale, ma di immaginare la sua caverna ideale (per strapparla per un momento alla raffinatezza urbana). Com’è la sua caverna?

«Con un ventilatore al soffitto, e un wi-fi molto stabile. E magari vista mare».