Avvenire, 25 agosto 2024
In Francia le scuole non assegnano compiti per le vacanze
In Francia, la scuola pubblica e gli istituti privati non condividono necessariamente lo stesso approccio circa la questione dei compiti per gli allievi durante le vacanze, in particolare quelle estive, che durano circa 2 mesi, da inizio luglio a inizio settembre.
Nel settore pubblico non è generalmente ammessa l’opzione di “occupare” del tempo extrascolastico estivo. Quest’ultimo, infatti, è considerato come un perimetro che rientra pienamente nella sfera familiare. Dunque, ogni eventuale ripasso viene generalmente proposto o deciso dai genitori, non dagli insegnanti.
Ma questa sorta di frontiera viene considerata in modo molto più elastico in non pochi istituti privati, pronti ad avallare o a promuovere gli insegnanti che assegnano i compiti per le vacanze, spesso sulla base di una sorta di tacito patto con le famiglie.
Sul piano dei principi, la questione resta aperta e dibattuta, almeno negli ambienti pedagogici. Tanto che gli insegnanti di uno stesso istituto possono talora manifestare pareri persino opposti.
Emmanuel Chauveau, direttore di una scuola elementare nella banlieue parigina, è fra coloro che cercano di smarcarsi da ogni rigidità di stampo ideologico. «Non esistono delle precise regole codificate e in realtà molto dipende dalle aspettative nutrite dai genitori nei confronti dell’istituzione scolastica», ci spiega, precisando la sua visione, maturata dopo tanti anni di direzione in strutture pubbliche del primario innestate anche in contesti socio- economici diversi: «Nel pubblico, quest’ipotesi è presa in considerazione solo in certi casi precisi, quando può rassicurare dei genitori molto preoccupati all’idea di una cesura troppo netta fra mesi scolastici e vacanze. Assegnare dei compiti può rassicurarli sul fatto che i figli saranno subito efficaci fin dal rientro fra i banchi».
Il dirigente scolastico di lungo corso conferma comunque che non poche famiglie, nei fatti, si organizzano sulla base del fai da te: «Sono quasi sempre i genitori che propongono dei compiti. Ma ciò non significa che queste famiglie contestano l’approccio prevalente, ovvero che l’estate è fatta soprattutto per apprendimenti di un altro genere, ad esempio attraverso dei viaggi, o altri tipi di scoperte».
Chauveau giudica interessante l’approccio ponderato promosso da certe associazioni che sostengono a livello scolastico i figli di famiglie meno favorite: «Ho lavorato in particolare con un’associazione che si concentra sull’apprendimento della lettura. Un’associazione che promuove i compiti estivi, ma attraverso una pedagogia fondata su una lista di raccomandazioni. L’obiettivo principale è di preservare a piccole dosi i ritmi scolastici settimanali durante l’estate, ma senza per questo creare una sorta di pseudo-scuola. In effetti, per quest’associazione e per altre, una simile scelta è davvero efficace solo quando c’è l’accompagnamento di un adulto impegnato davvero nel valorizzare quanto sta facendo l’allievo. Non dovrebbe dunque mai trattarsi di momenti di valutazione e di prova segnati dall’ansia, ma al contrario di occasioni privilegiate di condivisione fra un genitore, o un altro adulto, e un giovane. Personalmente, condivido quest’approccio».
A livello editoriale, questa concezione francese fai da te dei compiti estivi si traduce pure nel fiorente commercio parascolastico dei cahiers de vacances, i sussidiari di ripasso sempre ben in vista, fra luglio e agosto, anche nei supermercati, compresi quelli delle località turistiche.