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 2024  agosto 25 Domenica calendario

Intervista a Enrico Lucherini, press agent

Quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia tornano le star, lo sa? Enrico Lucherini sospira: «Quali? Oggi sono tutte racchie». L’inizio della conversazione con il più grande press agent italiano, 92 anni, un capitolo di storia del cinema – è finito nell’enciclopedia Treccani con le lucherinate, le sue trovate per promuovere vere star, mezzecalze, capolavori e filmetti – non è incoraggiante. «Vabbè» dice con tono concessivo, «mi faccia qualche nome». Ironico e schietto, nemico dello smoking, rimpiange la bellezza di una volta. «Si guardi intorno, le belle vere sono sparite: l’unica italiana è Miriam Leone».

A Venezia arriveranno, tra gli altri, Monica Bellucci, George Clooney, Lady Gaga: c’è abbastanza glamour?
«Bellucci ok, lei è meravigliosa, una vera star. Come Sophia (Loren), unica e impareggiabile. Clooney arriva un po’ troppo politicizzato per le elezioni americane. Si è capito che vuole arrivare alla Casa Bianca».


Le star non fanno più sognare?
«Vede come si vestono? Lasciamo stare che è meglio. Una volta i red carpet erano red carpet. Oggi? Sfilano le influencer, gente senza mutande. Insieme ai cantanti di Sanremo, spesso sconosciuti… perché c’è una grande confusione, la Mostra non è più cinema».


Il Lido, sicuramente, è cambiato. Ci è andato tutta la vita: hotel Excelsior camera 135.
«Eh sì, al piano terra, comoda, mi piaceva tanto. Riunivo i giornalisti, facevamo le piccole round table con Gianluca (Pignatelli) già allora un lavoro pazzesco. Ma oggi è tutto un postare: le dichiarazioni sul film, un incontro dietro l’altro... Poi sul web gli attori si fanno promozione da soli, basta un selfie in camera d’albergo. Dieci anni fa ho detto basta».


Davvero Venezia non le manca?
«Non mi manca. Una volta si lasciava il segno, oggi i film si dimenticano in un giorno».


Che accadeva nella sua famosa stanza 135?
(Ride). «Di tutto. Era casa e ufficio».


Succedevano cose turche?
(Ride) «Ma no, però era il mio campo base. Facevamo le interviste, le più curate, le riunioni, gli incontri. Ricordo una serata infinita, all’una di notte Villaggio voleva dormire, e si è addormentato per terra vicino al mio letto. Poi sono successe cose folli, buffe, arriva Abel Ferrara che chiede un caffè. Ci vuole un quarto d’ora per ordinarlo e farlo arrivare, allora lui beve gli avanzi delle altre tazze».


Lucherinate al Lido?
«Servivano trovate, come al festival di Cannes. Dovevo far venire a Venezia le attrici, anche se non erano dei film del concorso. Anna Maria Ferrero, Antonella Lualdi, erano al primo o al secondo film: le ho fatte vestire da sera e buttare in acqua. Poi è diventato un classico, anche la madrina si fa fotografare sulla spiaggia o meglio in mare con il vestito elegante».


Com’è cambiato il divismo?
«Non è più lo stesso, il segreto del divismo è il mistero. Ricordo quando presentarono Orchidea nera, con cui Sophia Loren vinse la Coppa Volpi. Era magnifica. Ora del film non frega niente a nessuno. È tutto un correre».


Il rito del red carpet?
«Una follia. Una volta si arrivava al Palazzo del cinema a piedi, non si prendeva la macchina per fare quattro passi. Ho un ricordo dolcissimo di Massimo Troisi. Nel 1989 era alla Mostra con Ettore Scola e Marcello Mastroianni per il film Che ora è. C’era una ressa di fotografi davanti all’hotel. Usciamo, Troisi si guarda intorno e fa: “Me ne vado”. Allora vado da Marcello e Ettore, gli chiedo di accelerare subito il passo così i fotografi seguono loro. E piano piano convinco Massimo: “Guarda che una foto all’arrivo la devi fare”».


L’altro punto strategico è l’imbarcadero.
«La foto dei divi che arrivano con le lance è un classico. Ricordo nel 2011 quando Madonna è scesa e Manuela Arcuri le si è buttata addosso pur di toccarla, è l’unica che ci è riuscita».


Che ricordo ha dell’ultima volta alla Mostra?
«Bello, era il 2013 ero con Ettore Scola: lo accompagnavo per Che strano chiamarsi Federico!. Ripresi la stessa stanza, la 135».