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 2024  agosto 25 Domenica calendario

Intervista a Pierluigi Di Palma, presidente Enac

Nelle settimane estive a molti è toccato mettere in valigia anche un bel po’ di pazienza. I ritardi, le cancellazioni e i disagi della fine di giugno nei cieli europei sono proseguiti a luglio e anche ad agosto. «C’è una crisi del sistema determinata dalla crescita», dice al Corriere Pierluigi Di Palma, presidente dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac).
In che senso «crisi di crescita»?
«Il traffico sta aumentando troppo e l’intera infrastruttura europea – aeroporti, vettori, gestori del traffico, società di handling e catering – non regge questi ritmi».

Come mai?
«Un aereo fa 6-8 voli al giorno, un terzo più di prima, e tocca diversi scali europei. Il primo ritardo che registra difficilmente lo azzera, anzi: con il passare delle ore aumenta».

Eppure tutto il settore aveva promesso un’estate senza intoppi.
«La verità è che in Europa non ci sono stati molti investimenti dopo la pandemia, anche tra le società di gestione del traffico. Enav in Italia è un’eccezione, ma subisce le difficoltà degli altri che durante il Covid hanno mandato a casa i professionisti. E i nuovi assunti richiedono un certo periodo di formazione».

Anche gli aeroporti mostrano segni di sofferenza.
«È così. Ma questo perché la domanda di viaggio continua a superare l’offerta. I passeggeri sono tanti».

È stata sbagliata la pianificazione?
«Sarà un elemento che andremo ad approfondire. Basti pensare che a giugno gli aeroporti italiani hanno registrato 21,5 milioni di passeggeri, più di quelli di luglio (21,2) e agosto (21,3) dell’anno scorso. Nel primo semestre siamo cresciuti di oltre il 10%».

Con questi volumi l’infrastruttura inizia a essere insufficiente?
«L’Europa sembra avvicinarsi al collasso. Ma del resto non si possono più pianificare i flussi prevedendo aerei con un tasso di riempimento medio del 75% perché oggi sono pieni al 90%. A parità di voli nei terminal si riversano più persone e nelle ore di picco non c’è spazio».

Dove si sbaglia?
«Ci sono molti scali che non lavorano sulla capacità infrastrutturale – cioè sulla base dei volumi accettabili per poter offrire un servizio di qualità —, ma su quella operativa: posso gestire cento voli e quelli gestisco. Ma oggi sono quasi pieni, prima no».

E questo cosa comporta?
«Che se non si aumentano gli addetti ai banconi del check-in, alla sicurezza, alla gestione dei bagagli, all’imbarco e allora si registrano lunghe code e disagi».

In Italia quali sono gli aeroporti che avete seguito con attenzione da questo punto di vista?
«Bergamo, Bologna, Palermo, Catania, Napoli e un po’ Venezia».

Il trasporto aereo è rimasto fuori dal Pnrr.
«C’è stato un pregiudizio ideologico alla base. Ma in Italia non stiamo fermi: abbiamo definito un piano di investimenti da 1,2 miliardi».

C’è chi dà la colpa di questi problemi ai voli al maltempo.
«Ci sono stati eventi che hanno creato problemi, certo, ma il maltempo non è la causa principale. Qui c’è un deficit infrastrutturale perché gli aeroporti non sono commisurati ai tassi di crescita. E non sempre per colpa loro».

In che senso?
«Tutto il sistema si muove e investe sulla base delle previsioni. Dopo la pandemia i numeri davano una ripresa del traffico ai livelli del 2019 al 2028. Siamo al 2024 e abbiamo già superato quei valori».

Qualcuno ha un po’ esagerato a vendere tutti quei voli?
«Non si può chiedere di rinunciare al business, peraltro d’estate quando si mette sempre un po’ di fieno in cascina per affrontare la stagione invernale dove si perdono soldi. Diciamo che è stata “stressata” la programmazione rispetto a una domanda che non si può oggettivamente rifiutare».

E ai passeggeri cosa consiglia come regola base?
«Di partire la mattina presto. E di evitare venerdì, domenica e lunedì: sono giorni di picco, meglio il martedì».

Come giudica il via libera Ue alle nozze Ita Airways-Lufthansa?
«È un’ottima notizia. Non solo perché garantisce un futuro al vettore italiano, ma anche perché consentirà a un gruppo grande come quello Lufthansa di usare Fiumicino come “valvola di sfogo”».(tema: overtourism)