Corriere della Sera, 25 agosto 2024
Il diritto alla comodità
Cerchiamo di essere onesti con noi stessi: siamo diventando egocentrici edonisti. La ricerca del piacere – da uno spritz a un gadget, da un viaggio a un massaggio, da un complimento a un like – è diventata una religione. Assorbe sempre più tempo e attenzione. Questo non è senza conseguenze.
Gli esseri umani cercano la comodità, è normale. Il sapiens che preparava un letto di foglie sul terreno voleva dormire più comodo: in questo, non siamo cambiati. Ma oggi, per scegliere un materasso, occorre una giornata (se va bene). Conosco persone convinte di non riuscire a prender sonno se non poggiano la testa su quel cuscino: tutti gli altri non vanno bene.
Il progresso umano è guidato da un principio: rendere le cose più funzionali, meno impegnative, possibilmente piacevoli. Siamo arrivati a un punto di svolta, però. La ricerca della comodità a tutti costi sta diventando un’ossessione. Al nostro comfort, come si diceva una volta, siamo disposti a sacrificare molto. Troppo, probabilmente.
Comodità vuol dire tante cose: un momento gradevole, una procedura snella, uno strumento o un servizio utile. Fino a pochi anni fa, queste erano conquiste; in qualche caso, privilegi. Lentamente, ma inesorabilmente, stanno diventando diritti. E se il diritto all’istruzione o all’assistenza sanitaria è sacrosanto, il diritto a trovare parcheggio in un mattina di agosto non esiste. È una pretesa. Eppure quante persone vediamo che sudano e imprecano perché non sanno dove lasciare l’automobile? Una brutta scena, soprattutto se quella persona è seduta di fianco a noi.
Ci sono prove verbali del fenomeno. Il verbo «godere», che per la nostra generazione aveva soprattutto un’accezione sessuale, viene ormai utilizzato per qualsiasi esperienza: godiamoci la vacanza, la spiaggia, il massaggio, la velocità, l’aperitivo, la cena. Godiamoci la vita. L’Italia sta diventando una repubblica fondata sull’autoindulgenza. Guai a chi ostacola il piacere, a chi crea un contrattempo, a chi non risponde alle nostre gradevoli aspettative.
La comodità è bella. Ma ripetiamolo: non rientra tra i diritti fondamentali dell’individuo. Eppure questa idea sta passando. Pensate alla promozione turistica: propone il piacere sempre, dovunque, comunque. È tutto un sei unico!, fatti una coccola, viziati, trattati bene! Dite che è sempre stato così? Che anche i viaggiatori del Grand Tour scendevano in Italia alla ricerca del piacere? Vero. Ma se offrissimo a un trentenne il comfort che Goethe trovava nella campagna romana, inizia a reclamare oggi e smette a Natale.