Corriere della Sera, 25 agosto 2024
Attacco a una sinagoga in Camargue
Parigi - Poteva essere una strage. Il giovane premier Gabriel Attal arriva nel pomeriggio davanti alla sinagoga Beth- Yacoov della Grande-Motte, in Camargue, squadrato basso edificio di pietra chiara. E lo verifica di persona, accompagnato da rabbino, sindaco, esponenti della comunità, dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin: due automobili esplose nel cortile interno, una delle quali caricata con una bombola di gas; tre principi d’incendio, provocati da altrettante bombole, su due porte d’accesso alla struttura, e sotto una pergola che protegge uno spazio comune, con le seggiole e il barbecue. Leggermente ferito un agente della polizia locale per le esalazioni tossiche (dimesso in serata). Ma poteva andare molto peggio. «Siamo scampati a una tragedia assoluta», dice Attal.
Cinque uomini in preghiera all’interno al momento dell’esplosione, alle 8.30 del mattino, incolumi, ma soprattutto l’arrivo di lì a poco dei fedeli nel giorno di shabbat. «Volevano fare vittime», s’allarma il presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche in Francia, Yonathan Arfi: «Non è un attacco a un luogo di culto ma un tentativo di uccidere ebrei».
Che l’episodio fosse valutato con gravità, s’era capito già al mattino, quando dell’inchiesta era stata incaricata la Procura nazionale antiterrorismo.«Un pensiero ai fedeli della sinagoga e a tutti gli ebrei del nostro Paese – scrive su X il presidente Emmanuel Macron —. Sarà fatto tutto il necessario per trovare l’autore di questo atto terroristico e proteggere i luoghi di culto. La lotta contro l’antisemitismo è una battaglia di ogni momento, quella di una nazione unita».
Duecento tra poliziotti e gendarmi si erano mobilitati nella caccia all’attentatore che nelle immagini delle videocamere di sorveglianza aveva il volto travisato con una kefiah rossa, due bottiglie vuote in mano e una bandiera palestinese annodata alla vita. L’uomo è stato individuato nella tarda serata di ieri in un appartamento di Nimes. Sono intervenuti i reparti speciali di intervento. L’uomo è stato ferito a più riprese dai colpi sparati dai poliziotti che l’avevano localizzato all’ultimo piano di un palazzo. Non è in pericolo di vita.
Il ministro Darmanin rassicura «i nostri concittadini ebrei e la comunità: ogni mezzo è in atto per rintracciare il responsabile». Nel mentre, il governo rafforza la sicurezza, già superiore allo standard, ai luoghi sensibili, invitando i prefetti alla «vigilanza assoluta». In particolare viene da ora stabilita la presenza sistematica di agenti di polizia all’ora dell’entrata e dell’uscita dei fedeli dalle sinagoghe. Su tutto il territorio nazionale, dalla capitale Parigi alla sterminata provincia.
I dati dell’Interno registrano da gennaio ad agosto 887 episodi contro i 304 dello stesso periodo dell’anno precedente. Una grande comunità arabo-musulmana assieme alla maggiore presenza ebraica in Europa, hanno reso sensibile la Francia agli avvenimenti mediorientali; e il nuovo conflitto innescato dall’attacco di Hamas su Israele, con la conseguenza di un atroce massacro di civili palestinesi, ha generato molte tensioni. A maggio una sinagoga è stata incendiata a Rouen. L’allerta è costante, e il precedente mostruoso dell’attentato alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012 (8 morti compreso l’attentatore e 5 feriti) resta un incubo ricorrente.
La questione, però, in un Paese con un governo dimissionario e la fatica di nominare un nuovo premier ha conseguenze anche politiche. Il blocco minoritario ma vincitore delle legislative di luglio è il Nuovo Fronte Popolare, che propone un esecutivo assieme alla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Il quale ieri ha parlato di «crimine intollerabile» ma si è in precedenza distinto per l’affermazione: «L’antisemitismo in Francia è residuale».
«Non è residuale – ha twittato con un chiaro riferimento all’insoumis la ministra della Lotta alla discriminazione Aurore Bergé —. È una piaga che si combatte nel quotidiano con la mobilitazione senza esitazioni dello Stato». E così anche la presidente della regione occitana, Carole Delga, esponente dei socialisti, alleati di Mélenchon: «L’antismitismo è tutto salvo che residuale».