Corriere della Sera, 25 agosto 2024
Perché gli attentatori usano i coltelli
L’incursione al festival di Solingen, l’esplosione davanti alla sinagoga di La Grande-Motte in Francia, la corsa contro il tempo per fermare gesti criminali. Diversi gli episodi gravi in parallelo con altri stoppati all’ultimo istante o rimasti allo stadio di pianificazione ma tenuti insieme dai danni arrecati. Vittime, feriti, impatto psicologico.
Le armiI coltelli continuano a essere l’arma di opportunità per terroristi dello Stato Islamico o chiunque voglia compiere atto violento. Non devono «faticare» per trovarli, li hanno in casa, possono acquistarli in un negozio pochi istanti prima di andare all’assalto (è avvenuto in Gran Bretagna). Occultabili senza troppi problemi nello zainetto, sotto la camicia. Sono lo strumento di morte adottato da quanti hanno aderito alla strategia dello Stato Islamico, da persone con problemi mentali ma anche dal responsabile di una strage in Turchia, killer che indossava simboli neonazisti. Spesso è stato sottolineato che utilizzare un pugnale richiede maggior ferocia rispetto a una pistola. Probabile. Però è vero che non tutti sono in grado di procurarsi la rivoltella e ripiegano – cosa suggerita dagli ispiratori – su una mannaia. È una scorciatoia operativa.
ObiettiviGli eventi pubblici, piccoli o grandi, diventano obiettivi «semplici». C’è la folla, l’aggressore si mimetizza, ha target infiniti, ottiene il doppio risultato di fare vittime e sconvolgere momenti di festa. Vale anche per centri commerciali o locali di svago (bar, ristoranti), mezzi di trasporto. Per alcune situazioni non serve neppure troppa pianifica-zione, logistica d’appoggio, una ricognizione.
La serieLa Germania, insieme ad altri Paesi europei, ha una lunga sequenza di episodi simili, in gran parte condotti da elementi radicalizzati (a livelli diversi), ispirati da ideologia jihadista, a volte immigrati. Ma ci sono stati anche casi senza un movente specifico. Come per il ricorso alle auto lanciate sui passanti (la tattica del «tagliaerba») l’utilizzo delle lame non è più da tempo il modus operandi di organizzazioni specifiche.
I frontiÈ alto l’allarme terrorismo. Perché vi sono segnalazioni di specifiche minacce, sono stati frequenti gli appelli a colpire, la polizia ha tracciato elementi sospetti. Molti gli arresti. Solo qualche settimana fa l’Austria ha cancellato a Vienna gli show di Taylor Switf nel timore di un attentato dello Stato Islamico. A Mendoza, Argentina, è stata smantellata una cellula che progettava «missioni» contro siti cattolici ed ebraici. La deflagrazione di una vettura nei pressi del tempio di La Grande-Motte ricorda l’attacco parato dai servizi nel settembre del 2016 a Parigi: una ragazza di appena 19 anni aveva riempito un’auto di bombole di gas e l’aveva parcheggiata nei pressi della cattedrale di Notre Dame. Un profilo che è ritornato in questi mesi: tra i fermati in Europa è elevato il numero di minorenni che hanno risposto alla chiamata dell’ex Isis. D’altra parte è un passo agevole, non c’è «burocrazia»: guardano video truculenti, li rilanciano (un dodicenne francese ne ha scaricati 1.700), leggono e infine pronunciano un giuramento di fedeltà usando il proprio cellulare. Basta una clip per entrare nella «sfera» della lotta armata gonfiata dai conflitti in corso. Ognuno può scegliere il pretesto che vuole per partecipare alla campagna dei «mille tagli».