Libero, 24 agosto 2024
DisneyWorld rimuove gli indiani da Peter Pan
Peter Pan ancora umiliato dal politically correct e dalla cancel culture che ormai dilaga. Questa volta nel mirino dei nuovi moralizzatori è finita una delle più grandi attrazioni di DisneyWorld: il “Peter Pan’s flight” infatti ha subito un corposo restyling dopo decenni di onorato servizio. La giostra riproduceva in modo fedele la scena della tribù dell’«Isola che non c’è» con tutti i protagonisti. A partire dal grande capo e gli altri pellerossa ad animare l’immaginazione dei bambini con tanto di tamburi vicino alla classica tenda degli indiani d’America. Ed ecco dunque che con un colpo di spugna sono stati cancellati personaggi, protagonisti del racconto e della scena, per far spazio a un nuovissimo Peter Pan’s Flight con la «celebrazione del raccolto della Tribù dell’Isola che non c’è con Giglio Tigrato», ha fatto sapere Michael Hundgen, Vice Presidente Creative, Walt Disney World Portfolio di Walt Disney Imagineering. Insomma, senza usare giri di parole, viene azzerata un’attrazione storica del parco divertimenti, una delle pochissime rimaste del progetto originale. La nuova rappresentazione mostra Tiger Lily (Giglio Tigrato) e la sua bisnonna su un tavolo rotante davanti a tre nuovi tipi, mentre altri membri della sua tribù suonano un tamburo vicino. Ma nessuno ha le sembianze e soprattutto i costumi tipici dei pellerossa. Via gli indiani a petto nudo, via l’espressione severa, via ogni riferimento a ciò che la storia ci ha tramandato. Gli abiti indossati sono contemporanei, solo i capelli lunghi lasciano vagamente intendere che siamo davanti a una tribù. E la rivoluzione sull’altare del politically correct riguarda tutti i parchi a tema Disney presenti nel mondo. Anche a Disneyland è scattato il remake, negli Stati Uniti invece la “rivisitazione” della giostra è già realtà dallo scorso 16 agosto: «Il cambiamento a Orlando tenta di conferire potere a Tiger Lily mentre rappresenta gli altri membri della tribù con una dignità che era assente nella versione precedente della scena», secondo quanto rivela Theme Park Insider, portale specializzato sui parchi divertimenti. Negli Usa l’ultimo rinnovamento della giostra è durato un mese. A Disneyland invece i tempi devono ancora essere schedulati. I funzionari di Disneyland, udite, udite, si considerano «allievi costanti» e «quando diventano consapevoli dei cambiamenti che possono rendere le attrazioni più autentiche e riconoscibili vengono apportate modifiche», questo il pensiero dei piani alti del settore parchi della Disney. Intanto Tokyo DisneySea ha aperto una nuova «Isola che non c’è» di Peter Pan a giugno come parte dell’espansione Fantasy Springs con un’attrazione principale che porta i cavalieri in missione per aiutare Peter, Campanellino e i Bimbi Perduti a salvare John da Capitan Uncino e dalla sua banda di pirati. Del resto i continui aggiustamenti in ossequio alla cancel culture sono ormai nel Dna della Disney. E il povero Peter Pan è sempre il primo a farne le spese. Quando la Disney ha rilasciato il cartone animato del 1953 sulla piattaforma Disney+, ha aggiunto un disclaimer, oltre a non consentirne la visualizzazione sul profilo riservato ai bimbi piccoli. Ora anche in un parco divertimenti dove fantasia, immaginazione, ma soprattutto tradizione, dovrebbero essere protagonisti, sbarca la dittatura del pensiero perbenista che pesta e spazza via ciò che siamo, ciò che siamo stati e di fatto anche ciò che saremo...