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 2024  agosto 24 Sabato calendario

Intervista a Stefania Auci, scrittrice

«Ma tu sei pazzo». Questa fu l’istintiva reazione con cui la scrittrice siciliana Stefania Auci reagì a chi le suggeriva di scrivere una storia sulle famiglie dell’isola, fatta di intrecci, amori e affari. Un ricordo che l’autrice della saga dei Leoni di Sicilia - bestseller mondiale, divenuto anche una serie tv Disney+, prossimamente su Rai1 - racconta risalendo sino all’estate del 2015 e a «quella lezione sulle mazzate prese dalla vita». La scrittrice e docente trapanese parla in un momento di totale relax, prima di spegnere nuovamente lo smartphone per tuffarsi nel suo periodo preferito dell’anno ovvero «la lettura spensierata d’agosto, circondata dalla famiglia».
Ci racconta l’estate che le cambiò la vita? 
«Era il 2015 e stavo lavorando a un paio di progetti che stentavano a decollare. Non sapevo più che fare. Era il mese di luglio, ci trovavamo a Castellammare del Golfo per una presentazione letteraria e un caro amico mi disse: “Stefania, tu sai raccontare i rapporti umani, tessendo trame fitte di sentimenti e relazioni. E allora, prendi la storia di una famiglia siciliana e falla tua”». 

E lei?
«Io gli dissi che era una vera follia. Però quell’idea, lentamente, divenne un pensiero fisso».

E poi cosa accadde? 
«La scintilla scoppiò a fine agosto. Andai con la mia famiglia a Favignana, in visita alle tonnare Florio e, poco dopo, scoprii che i fratelli Florio avevano costruito un vero impero economico cominciando da zero, come immigrati; nel frattempo, l’allora governo Berlusconi cominciava a bloccare gli sbarchi sulle coste siciliane. Eccolo il gancio perfetto, mi resi conto che potevo davvero cominciare questo viaggio». 

Oggi è un’autrice best seller internazionale. Si fa una certa fatica a immaginarla titubante in quell’estate. 
«La verità è che io non avevo abbastanza fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Ecco perché sono rimasta ammirata dalla grande lezione di vita di Benedetta Pilato, una ragazza semplicemente eccezionale».

In che senso? 
«L’atleta diciannovenne è arrivata quarta alle Olimpiadi di Parigi nella finale dei 100 metri rana, ad appena un centesimo dalla medaglia, eppure, anziché disperarsi o incolpare la malasorte o magari l’arbitro, è scoppiata in lacrime di gioia. Mi ricorda una grande lezione imparata sulla mia pelle».

Ovvero? 
«I Florio mi hanno cambiato la vita ma con il libro precedente, Florence, avevo venduto appena settecento copie. Poi ci fu quell’estate, il consiglio dell’amico e il tempo passato a scrivere e documentarmi ma dopo anni di scrittura, avvenne finalmente qualcosa». 

Ci spieghi meglio. 

«Nel febbraio del 2018 la mia agente letteraria, Silvia Donzelli, mi ha chiamata per dirmi che il libro stava girando in alcune case editrici, e una di queste voleva leggermi. Chiesi quale fosse e lei mi rispose “la Nord” e mi disse che cercavano voci nuove e volevano cambiare linea, puntando sugli autori stranieri e sui progetti storici di ampio respiro». 

Lei come reagì? Forse si aspettava una grande etichetta editoriale? 

«Macché! Dissi, “finalmente!”». 

Una lezione appresa sulla sua pelle? 
«Sono convinta che dalle mazzate prese si debba trarre insegnamento. Per questo ero felice, il trionfo personale era che ci fosse un interesse reale per la mia storia e quello fu l’inizio di tutto». 

In che senso? 
«Noi pensiamo solo al successo, celebriamo i record ma cadere e imparare a rialzarsi, il valore del sudore e della fatica sono stati per me veri maestri di vita». 

Stefania, per lei l’estate cosa rappresenta? 
«Sono sempre stata una gran dormigliona. L’estate rappresenta la stagione dell’ozio, del sonno perduto da recuperare, anzi, i miei non sono semplici pisolini ma stati di “morte apparente”, i miei familiari lo sanno e ormai ci scherzano su. L’estate è anche il tempo delle letture libere da impegni, quei libri rimandati che aspettano e maturano sul comodino». 

Come Calvino in “Se un notte d’inverno un viaggiatore”, anche lei ha una posizione preferita per leggere? 
«Da ragazza, per combattere il caldo, mi stendevo per terra e leggevo per giornate intere sul pavimento. Oggi anche per trovare il tempo per un paio di capitoli, devo spegnere il telefono però che meraviglia quando riesco a tuffarmi fra le pagine, in silenzio». 

E questa estate cosa significa per lei? 
«Il bisogno di staccarmi da tutto, ne ho davvero bisogno. Riposo dalla scrittura e dal mio lavoro vero, l’insegnamento scolastico. Mi sento bollita. Settembre è già dietro l’angolo ma per ora teniamolo lì, ho bisogno di fermarmi ancora un po’ e ricominciare con grinta».

Stefania, la sua Sicilia è il punto d’approdo delle mete estive, il sogno proibito e il buen retiro di molti viaggiatori. Come sta l’isola? 
«La vedo male da tanti punti di vista, questa è la terra delle emergenze per eccellenza, a cui guardo con crescente sconforto. Sembra surreale ma l’isola è a secco, senza un goccio d’acqua, eppure, l’emergenza idrica si ripete puntualmente ogni anno. Mancano ancora le strade, ogni semplice viaggio in automobile si trasforma in un terno al lotto…». 

Quindi ha ragione chi chiama in causa sempre i gattopardi, in Sicilia non cambia mai nulla? 
«Purtroppo, è così. Veniamo considerati come una terra da colonizzare e sfruttare, sono molto sfiduciata, tuttavia, credo nella forza d’animo dei siciliani».